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Farmaci. Efpia ricorre a Corte Ue contro direttiva acque reflue: “Chiarezza sul perché solo settori farmaceutico e cosmetico considerati responsabili di inquinamento idrico europeo”


Secondo la Federazione, la stragrande maggioranza dei prodotti farmaceutici presenti nelle nostre acque deriva dall'uso personale di medicinali da parte dei pazienti o dallo smaltimento non corretto dei farmaci (prodotti inutilizzati o scaduti). Secondo Efpia il principio di proporzionalità Ue significa che le misure devono essere idonee a raggiungere l'obiettivo desiderato, senza imporre un onere individuale eccessivo rispetto all'obiettivo stesso.

11 MAR - La Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche (Efpia) ha presentato un ricorso presso il Tribunale dell'Unione europea per chiedere chiarezza sulla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane e contestare gli obblighi di responsabilità previsti dalla normativa. Si critica in particolare la decisione di includere solo due settori nella responsabilità responsabilità estesa del produttore previsti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane in Europa: Efpia ritiene che gli obblighi che la direttiva impone ai produttori di medicinali siano contrari ai principi fondamentali dei trattati Ue di “chi inquina paga”, di proporzionalità e di non discriminazione.

Spiega il direttore generale di Efpia, Nathalie Moll: “Vogliamo chiarimenti giuridici sulla direttiva, avendo provato, senza successo, a ottenere chiarezza dalla Commissione europea, in particolare sulla logica di ritenere responsabili solo le industrie farmaceutiche e cosmetiche dell'inquinamento idrico europeo, nonostante le prove suggeriscano che dovrebbero essere inclusi altri settori. Efpia e i suoi membri sostengono il principio ‘chi inquina paga’, secondo cui tutti i produttori dovrebbero essere ritenuti responsabili e sostenere i costi dell'inquinamento idrico in base al volume e alla pericolosità delle sostanze di cui sono responsabili. La nostra industria rimane impegnata al 100% a pagare la giusta quota per la bonifica dei microinquinanti derivanti dall'uso dei suoi medicinali”.

Le aziende di Efpia - si spiega in una nota - hanno investito molte risorse anche finanziarie nell'innovazione per garantire che le acque reflue della produzione farmaceutica vengano trattate alla fonte e non entrino nel sistema idrico, e per ridurre i residui farmaceutici nell'ambiente. La stragrande maggioranza dei prodotti farmaceutici presenti nelle nostre acque deriva dall'uso personale di medicinali da parte dei pazienti o dallo smaltimento non corretto dei farmaci (prodotti inutilizzati o scaduti). Secondo Efpia i
l principio di proporzionalità Ue significa che le misure devono essere idonee a raggiungere l'obiettivo desiderato, senza imporre un onere individuale eccessivo rispetto all'obiettivo stesso.


11 marzo 2025
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