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Ecco quali sono le distrazioni alla guida che causano gli incidenti stradali. La classifica

di Maria Rita Montebelli

Al primo posto alcol e droga, poi guida aggressiva e velocità. Al quarto posto il telefonino. Uno studio pubblicato su Proceeding of the National Academy of Sciences della Virginia Tech analizza e stila una classifica delle attività che maggiormente espongono al rischio di incidente stradale mentre si è alla guida. E lancia un allarme: i teenager di oggi saranno guidatori molto distratti e ad elevato rischio di incidenti stradali. 

24 FEB - Sono molte le possibili distrazioni alla guida, al di là del cercare il cellulare sul fondo della borsa o cercare una stazione radio. Ci si distrae, e molto, anche leggendo o scrivendo o ancora impostando il navigatore su un touch screen. In generale, tutto ciò che porta a distogliere lo sguardo dalla strada è fonte di rischio, come anche impegnarsi in una discussione accesa o scoppiare a piangere.
Insomma per tenere lontano il rischio di incidenti è bene concentrarsi sulla strada e guidare con animo sereno. Tutto ovvio, scontato e condivisibile. Ma fino ad oggi nessuno lo aveva mai scientificamente provato. Ma se qualcuno stesse già pensando di portare questo elemento a sua discolpa in una discussione con i vigili, giocando la carta del ‘non è scientificamente provato’, è arrivato purtroppo troppo tardi.
 
I ricercatori del Virginia Tech Transportation Institute, grazie ad una loro ricerca, sono infatti riusciti non solo a individuare le azioni più pericolose alla guida, ma anche a stilare una classifica delle attività più a rischio incidente. E non mancano le sorprese.
 

 
“I risultati di questo studio sono molto importanti – sottolinea Tom Dingus, principale autore dello studio e direttore del Virginia Tech Transportation Institute - perché stiamo vedendo nascere una nuova generazione di guidatori, soprattutto teenager, molto portati a indulgere in attività che portano a distrarsi dalla guida. Abbiamo evidenziato che, senza apportare in tempi brevi delle misure correttive, al fine di limitare il numero delle possibili fonti di distrazione in macchina, quelli che rappresentano la prossima generazione di guidatori saranno a maggior rischio di rimanere coinvolti in incidenti stradali”.
 
I dati analizzati dai ricercatori americani provengono dal Second Strategic Highway Research Program Naturalistic Driving Study, il più ampio studio naturalistico mai condotto sull’argomento (coinvolti 3.500 guidatori statunitensi), nonché il più grande database naturalistico di incidenti finora disponibile, con oltre 1.600 incidenti verificati di varia entità (dalla strisciata sul guard rail, all’incidente grave). Per la ricerca pubblicata su PNAS sono stati considerati solo i 905 incidenti di gravità maggiore; questo ha portato ad appurare che nel 90% circa dei casi l’incidente era imputabile a fattori correlati al guidatore, quali  stanchezza, errore, compromissione, distrazione.
 
E’ noto da anni che la maggior parte degli incidenti è imputabile a fattori correlati al guidatore, ma questo è il primo studio che ha anche determinato il ‘peso’ giocato da ognuno di questi fattori sul rischio di incorrere in un incidente, quantificandolo.
 
Così ad esempio, guidare in preda all’ira, all’agitazione, alla tristezza, magari piangendo calde lacrime, aumenta di dieci volte il rischio di fare un incidente. Per mettere le cose nella giusta prospettiva però è il caso di ricordare che guidando ben al di sopra dei limiti di velocità, il rischio di incidente aumenta di 13 volte.
 
Per contro, molti atteggiamenti considerati un tempo a rischio, quali truccarsi al volante o guidare ‘incollandosi’ troppo alla macchina davanti, sebbene non da consigliare, in questo studio naturalistico sono risultati molto meno a rischio del previsto. E addirittura, interagire con un bimbo seduto sul sedile di dietro sembra avere un effetto ‘protettivo’, rispetto al rischio di incidenti.
 
“Tutti questi risultati sono di grande importanza – afferma Dingus - visto che noi collaboriamo con i politici, gli educatori, le forze dell’ordine, i guidatori stessi, i designer di automobili per definire e cercare di mitigare i rischi dei guidatori. Il nostro obiettivo principale consiste nell’individuare questi rischio e aiutare a prendere le necessarie contromisure per assicurare la sicurezza degli automobilisti.”
 
Per effettuare questo studio naturalistico, i ricercatori della Virginia Tech hanno dotato le automobili dei volontari partecipanti allo studio con strumenti discreti, quali piccole telecamere, sensori e radar che registravano continuamente le performance e il comportamento dei guidatori, dal momento dell’accensione dell’auto, a quello dello spegnimento. Tutti hanno preso parte allo studio per un periodo varabile da uno a due anni, per un totale di 35 milioni di miglia di guida naturalistica registrate e salvate.
 
Il Second Strategic Highway Research Program Naturalistic Driving Study è uno dei più ampi progetti finanziati dalla National Academy of Sciences. Solo al Virginia Tech Transportation Institute è stata assegnata la cifra di 50 milioni di dollari.
 
Maria Rita Montebelli

24 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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