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Fumo e cancro. “Il Piano Ue contro tabagismo rischia di fallire. Non si possono equiparare nuovi prodotti e sigarette”. I dubbi degli esperti


L’obiettivo di arrivare a creare una generazione zero tabacco nel 2040, inserito nel Piano d’azione della UE contro il cancro, per gli esperti è giusto ma le strade indicate per raggiungerlo sono sbagliate, in particolate la stretta su sigarette elettroniche e tabacco riscaldato è sbagliata in quanto sono un’atout per ridurre i rischi del tabacco

10 FEB - Creare “una generazione zero tabacco” abbattendo la percentuale dei fumatori dal 25% di oggi (circa il 22% in Italia) al 5% nel 2040. È questo uno degli obiettivi contenuti nel piano contro il cancro annunciato nei giorni scorsi dalla Commissione Ue intenzionata a mettere sul piatto per la prevenzione dei fattori rischio, tra i quali il tabacco, investimenti pari a 4 miliardi del bilancio Ue. Un giro di vite che colpirà non solo le sigarette tradizionali ma anche quelle elettroniche e il tabacco riscaldato. Ma il piano Ue contro tabagismo, ha incassato non poche perplessità da parte degli esperti: se l’obiettivo è giusto le strade indicate per raggiungerlo sono sbagliate. E-cig e tabacco riscaldato non sono il nemico, anzi: per i fumatori irriducibili sono l’unica alternativa valida contro i rischi delle sigarette. Anche perché i Centri Anti-Fumo rimangono ignorati dai più.

Per Andrea Fontanella, direttore del Dipartimento di Medicina interna dell’Ospedale Buon Consiglio Fatebenefratelli di Napoli e presidente Fondazione Fadoi (Società scientifica di medicina “ridurre la percentuale dei fumatori in Europa è cosa buona e giusta”, ma per farlo servirebbe un atteggiamento di praticità, mentre quello della Commissione Ue è un provvedimento draconiano: “Non si possono equiparare le e-cig e il tabacco riscaldato alle sigarette tradizionali” ha spiegato all’Adn Kronos, anche perché a differenza delle sigarette tradizionali con i nuovi prodotti si ha una riduzione del rischio “in quanto non prevedono la combustione di monossido di carbonio, derivati del catrame, idrocarburi aromatici policiclici”.

Insomma, per l’esperto così non si va da nessuna parte. “Di tutti i tabagisti che dovrebbero smettere di fumare, quanti ci riescono? Un 10%, forse – ha spiegato – e noi medici possiamo forse abbandonare queste persone, le più deboli, al loro destino? Sarebbe come se in una classe l’insegnante seguisse solo gli alunni bravi e dimenticasse chi è più indietro. Per questo motivo è a dir poco draconiano il provvedimento della Commissione Europea: ignora 30 studi indipendenti e i pareri di oltre 10 enti regolatori, oltre alle recenti decisioni, come quella della Fda, secondo cui i prodotti senza combustione dovrebbero essere trattati diversamente dalle sigarette per velocizzare il passaggio dei tabagisti dalla sigaretta tradizionale ai prodotti innovativi”.
In sostanza per Fontanella i dispositivi digitali consentirebbero ai fumatori incalliti di percorrere la strada verso un progressivo ‘svezzamento’ per poi raggiungere l’obiettivo finale, smettere del tutto”. Tuttavia, questi dispositivi, avverte Fontanella, “dovrebbero essere consigliati al tabagista solo da un medico o dal personale di un Centro Anti-Fumo. Non sto parlando di prescrizione medica, ma di una indicazione”. Comunque ha concluso: “Il Beating Cancer Committee (Beca) del Parlamento Europeo lavorerà a un report che verrà pubblicato nel settembre 2021. Da mi auguro che, nel frattempo, le istituzioni Ue prendano in considerazione il ruolo che i prodotti senza combustione possano avere nella lotta contro i tabagismo”.
 
Anche per Salvatore Novo, professore ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare presso l’Università degli Studi di Palermo e presidente del Central European Vascular Forum l’obiettivo della Ue sarebbe auspicabile, ma il rischio è che rimarrà tale sulla carta. “È impossibile far smettere i fumatori più incalliti, neanche con la lupara o le bombe noi medici riusciamo a convincerli – ha dichiarato all’agenzia di stampa – quindi per queste persone sarebbe meglio passare dalle sigarette tradizionali ai nuovi prodotti. Sia chiaro, non sono privi di rischio, ma sicuramente rappresentano il male minore, in particolare per quei tabagisti che hanno avuto un evento cardiovascolare importante (infarto del miocardio, ictus cerebrale, bypass aortocoronarico) e che, nonostante un quadro clinico difficile, non riescono a smettere di fumare”.
Inoltre rimarca Novo, di supporti i fumatori ne hanno pochi: “Centri Anti-Fumo sono ancora pochi e molti hanno chiuso, come quello all’interno dell’Ospedale Cervello di Palermo, a causa della spending review”.
 
“Creare ‘una generazione zero tabacco’, è lodevole. Ma ridurre significativamente il numero di morti per tumore con una stretta su sigarette elettroniche e tabacco riscaldato è utopistico e irrealizzabile”. È tranchant Fabio Beatrice, professore presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino e fondatore del Centro Anti-Fumo dell’ospedale San Giovanni di Torino. “Non è chiaro – ha dichiarato all’Adn Kronos – quali strategie metteranno in atto i signori della Commissione Europea nei casi di soggetti resistenti alla proposta di cessazione, ovvero quelle persone che non vogliono smettere di fumare, che poi sono la stragrande maggioranza. Basti pensare che in Italia, su 12 milioni di tabagisti, appena 8mila si rivolgono ai Centri Anti-Fumo. Di questi, solo il 45% riesce nell’intento, in genere sono adulti che hanno avuto un tumore. Sicuramente i giovani non accedono a queste strutture”.
 
Per il direttore del Centro Anti-Fumo dell’ospedale San Giovanni di Torino “bisogna assicurare proposte ricevibili. Un modo per ridurre il rischio ci sarebbe – spiega Beatrice – ed è il fumo digitale (e-cig e tabacco riscaldato). Ci sono studi che confermano il potenziale di questi prodotti di ridurre il rischio per quei fumatori che non vogliono o non riescono a smettere. Questi nuovi dispositivi elettronici alternativi alle sigarette, con i quali, va detto, non raggiungiamo l’obiettivo della cessazione dalla dipendenza, sono un’alternativa migliore rispetto alle sigarette, affinché si eviti lo scenario peggiore per noi medici, ovvero che chi aveva già abbandonato le sigarette vi faccia ritorno”.
 
Anche per Francesco Riva, presidente del Cenacolo Odontostomatologico Centro Italia) e chirurgo maxillo-facciale “il piano Ue contro il tabagismo rischia di non produrre gli effetti sperati”
“Se si vuole ridurre la percentuale di fumatori – ha detto all’agenzia di stampa – bisogna farlo con gradualità. Anche gli pneumologi consigliano ai tabagisti di utilizzare e-cig e tabacco riscaldato pur di smettere con le sigarette tradizionali perché con questi dispositivi non viene inalato il catrame. La Commissione Ue ci deve dire quali strategie vuole adottare e quali mezzi metterà in campo per ridurre la percentuale dei tabagisti dal 25% al 5% entro i prossimi 20 anni. Sicuramente, di fronte a malattie e morti certe, serve buonsenso e non posizioni ideologiche. Sappiamo che i tabagisti sono dei tossicodipendenti, quindi dobbiamo offrire loro alternative”.

10 febbraio 2021
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