Coronavirus. In Veneto presentato progetto ricerca sul focolaio di Vò

Coronavirus. In Veneto presentato progetto ricerca sul focolaio di Vò

Coronavirus. In Veneto presentato progetto ricerca sul focolaio di Vò
La ricerca metterà a confronto i primi esiti dei tamponi sulla popolazione del piccolo comune di Vò Euganeo con un secondo giro di tamponi, per meglio comprendere l’evoluzione del virus. “Mettiamo a disposizione del Veneto, dell’Italia e del mondo intero quella che potrebbe essere una grande svolta nella lotta a questo virus. Ringrazio gli abitanti di Vò, che non sono cavie, ma protagonisti di un momento prezioso”. IN COSA CONSISTE LO STUDIO

Saranno gli scienziati del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova a realizzare uno studio sul coronavirus finalizzato a studiare la storia naturale del virus, definire al meglio le dinamiche di trasmissione e definire le classi di rischio stratificate per morbilità e mortalità. “Lo studio – spiega la Regione Veneto in una nota – sarà effettuato sulla popolazione di Vò Euganeo, il piccolo Comune in provincia di Padova primo “cluster” dell’infezione verificatosi in Veneto che, su base volontaria, verrà sottoposta a un secondo giro di tamponi, i cui esiti verranno confrontati con quelli effettuati su tutta la popolazione all’apparire della malattia. Da questo confronto gli scienziati padovani ritengono di poter trarre informazioni inedite e preziose per comprendere l’evoluzione dell’epidemiologia e mettere a disposizione delle autorità sanitarie strumenti fondamentali di controllo dell’epidemia”.

Lo studio è stato presentato oggi presso l’Unità di Crisi attiva presso la sede regionale della Protezione Civile a Marghera, alla presenza del Presidente Luca Zaia e dell’Assessore alla Sanità della Regione Manuela Lanzarin, del Rettore dell’Università di Padova Rosario Rizzuto, del Presidente della Scuola di Medicina Stefano Merigliano, del Direttore del dipartimento patavino di Medicina Molecolare, Andrea Crisanti e dei rappresentanti della Croce Rossa di Padova i cui volontari daranno il loro apporto all’effettuazione del nuovo screening di massa, che inizierà già da domani mattina e si concluderà prima della tanto attesa fine della quarantena per gli abitanti di Vò, attesa per domenica.
 
“Dare la parola agli scienziati è la cosa giusta da fare – ha detto il Governatore – tanto che oggi sono loro a mettere a disposizione del Veneto, dell’Italia e del mondo intero quella che potrebbe essere una grande svolta nella lotta a questo virus, che tanto prima sarà battuto quanto prima riusciremo a conoscerlo a fondo. Ringrazio a nome di tutti gli abitanti di Vò che danno la loro adesione su base volontaria – ha detto – e li assicuro che non sono cavie, ma protagonisti di una svolta preziosa, per loro e per tutta la popolazione”.
 
“Come Regione – ha tenuto a sottolineare l’Assessore alla sanità – abbiamo creduto subito alla validità e all’importanza innovativa della proposta di studio avanzata dall’Università. Per questo abbiamo stanziato 150 mila euro per sostenere questo lavoro, istituendo una nuova linea di spesa denomiata Emergenza Covid-19”.

Lo studio, dunque, consentirà in un secondo campionamento della popolazione in un punto temporale successivo al primo tampone. Dal confronto tra il “tempo zero” (il momento della prima raccolta di campioni) e il “tempo uno” (il secondo campionamento che inizierà domattina e che si colloca alla fine del periodo di quarantena) dovrebbero uscire indicazioni inedite, come “il tasso di trasmissione e di moralità, il tempo di raddoppiamento delle infezioni, il rapporto tra positivi al tampone non sintomatici e i sintomatici, la curva di regressione della malattia, e la durata effettiva dell’infezione”.
 
Il progetto si prefigge di validare modelli matematici che forniscano un razionale scientifico alle scelte di sanità pubblica pesate sull’analisi dei rischi e sulla valutazione dell’effetto delle misure messe in atto. “Le linee guida che ne scaturiranno – riferisce la regione – potranno essere trasferite in altre aree con focolai epidemici e contribuire così al contenimento del virus su scala nazionale e internazionale. Potrà, insomma essere “esportato” in altre Regioni e in altri Comuni, in italia e all’estero, così da poter essere validato su altre coorti di pazienti ed eventualmente affinato per migliorane la potenza predittiva”.

05 Marzo 2020

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