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Forum Risk Management. Imprescindibile l’integrazione tra sistemi socio sanitari per dare risposte alle fragilità

di E.M.

La IV Conferenza nazionale sulla fragilità e vulnerabilità, organizzata nell'ambito del Forum, ribadisce la necessità dare vita a un tavolo interministeriale per la messa a terra di una reale integrazione tra sociale e sanitario. Ma per dare riposte alle fragilità servono inoltre punti unici di accesso, competenze multiprofessionali e formazione continua e definire percorsi di presa in carico socio sanitari con figure professionali ad hoc. E anche un maggiore supporto al volontariato non profit

23 NOV -

Sono più di 10 milioni le persone in tutto il Paese, tra anziani e familiari, travolti dallo tsunami della fragilità. Un mondo il cui perimetro è ancora difficile da misurare e che sicuramente è destinato ad allargarsi. Secondo le più recenti indagini (Italia Longeva) quasi 4 milioni di over 60 vivono in una condizione di fragilità di grado moderato o severo che necessita di un monitoraggio e un’assistenza continui per evitare che precipiti in una condizione di estrema vulnerabilità.

Dare risposte per non mettere a rischio l’assistenza diventa impellente per evitare profonde diseguaglianze di presa in carico nel paese. Risposte che potrebbero arrivare dalla Riforma sulla non autosufficienza, se e quando arriverà. Nel frattempo il sistema - che reclama una sempre più forte integrazione tra il sanitario e il sociale - mostra le sue fragilità “tamponate” almeno fin ora da una rete di associazionismo e di volontariato che sta però entrando in crisi.

A puntare i riflettori su un mondo da difendere è la “IV Conferenza nazionale sulla fragilità e vulnerabilità tecnologie digitali e superamento delle disuguaglianze” nata nel 2019 per iniziativa della Federazione delle Professioni Sanitarie (Fno Tsrm Pstrp) e da Simedet, che si è svolta nell’ambito della 17° edizione del Forum Risk Management in corso ad Arezzo, dalla quale è emersa la necessità di un tavolo interministeriale per realizzare una forte integrazione socio sanitaria e dare un’assistenza omogenea alla fasce di popolazione più fragili e a rischio di vulnerabilità.

“Nonostante l’impegno e l’abnegazione di tutto i personale sanitario di questi anni difficili, i dati dell’Istat 2022 ci mostrano – ha spiegato l’avvocato Laila Perciballi, responsabile scientifico dell‘iniziativa – che la sanità italiana è sempre ‘meno universale’. C’è un effetto subdolo e silenzioso legato alla pandemia, ai rincari del costo della vita e dell’energia, oltre che alla guerra, che ha un impatto a livello sociale dirompente: la rinuncia delle persone, in particolare la rinuncia dei pensionati, a curarsi perché non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Diversi sono i segnali d’allarme che arrivano in questa direzione sia alle Federazioni della sanità sia alle associazioni dei cittadini, sia ai sindacati e ai centri anziani. La pandemia ha messo a dura prova il sistema sanitario italiano – conclude Perciballi – portandone sotto i riflettori le fragilità: disparità a livello socioeconomico e demografico nell’accesso ai servizi, tempi di attesa elevati per le prestazioni, poche risorse e competenze digitali sia da parte della cittadinanza sia da parte degli stessi professionisti sanitari”. Uno scenario che si ripercuote soprattutto nel mondo della fragilità.

“La fragilità è una condizione antropologica nativa, una condizione naturale della persona che non va ignorata. C’è poi la vulnerabilità, un evento che subentra o alla nascita o a determinate condizioni che mettono a rischio la fragilità, un esempio è l’anziano fragile autonomo ma che diventa vulnerabile quando si rompe il femore. Proteggere la fragilità significa quindi prevenire la vulnerabilità” ha spiegato Don Massimo Angelelli Direttore Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute CEI che ha anche lanciato un allarme

“Il livello di civiltà di una società si misura sulla capacità di prendere in carico i più fragili – ha detto – l’associazionismo sociale privato, quello cattolico, il volontariato si stanno spendendo tanto su questo fronte, ma stanno anche assumendo una presa in carico dei fragili che va oltre le loro competenze: sta infatti disimpegnando lo Stato da quello che dovrebbe invece essere un suo impiego primario. Il privato sociale viene trattato alla stessa stregua del privato profit e questo non può più essere perseguito. Il sistema di reti sociali è in grande difficoltà, non ha i margini del privato profit e soffre sempre di più di una carenza di personale. Temo che così non riuscirà più a svolgere i servizi socio assistenziali. Per questo va sostenuto”.

Per Serena Spinelli, Assessore Politiche Sociali Regione Toscana bisogna investire in una co-programmazione e in una co-progettazione con il terzo settore. “Diamo per scontato che ci sia un servizio socio sanitario pubblico – ha sostenuto – ma così non è, si fa sempre più fatica e si assiste a un suo progressivo depauperamento. Dobbiamo quindi avere il coraggio di dire ai cittadini che i sistemi socio sanitari sono ormai imprescindibili e strategici, e che servono infrastrutture solide. Occorro punti unici di accesso, competenze multiprofessionali e formazione continua, bisogna definire percorsi di presa in carico socio sanitari con figure professionali ad hoc. Soprattutto credo che la programmazione debba rimanere in capo al pubblico, la sussidiarietà è un valore ma dobbiamo continuare ad investire in una co-programmazione e in una co-progettazione con il terzo settore. O i sistemi provano a rinnovarsi investendo sulle infrastrutture dato l’aumento della complessità dei bisogni o sarà difficile rispondere all’aumento delle fragilità”

Una risposta arriverà dalla riforma sulla non autosufficienza, ma bisogna vigilare. “Il valore aggiunto di questa Conferenza sulla fragilità e sulla vulnerabilità – ha dichiarato Anna Lisa Mandorino Segretaria Generale Cittadinanzattiva – è quello di mettere insieme con il grande tema delle disuguaglianze che attraversano ormai il nostro Paese in ogni senso sono disuguaglianze geografiche, disuguaglianze di reddito che permettono ad alcune persone di curarsi e ad altre no, generando uno stato di salute che diventa sempre più fragile e che sempre più risente dei tagli anche alla spesa sanitari”. Un perimetro, complicato da governare con alcune aree di popolazione particolarmente fragili come gli anziani non autosufficienti. Una fascia crescente di popolazione nel nostro Paese: 10 milioni di persone in tutto il Paese, tra anziani e familiari, interessati da un problema per cui Pnrr prevede una riforma che dovrebbe essere approvata entro la primavera del 2023 e noi ne stiamo seguendo e monitorando l'andamento perché vorremmo che questo importante obiettivo per il nostro Paese una riforma su misura per gli anziani non autosufficienti, si realizzasse”.

E.M.



23 novembre 2022
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