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Tre grandi snodi che il campo largo dovrebbe sciogliere

di Ivan Cavicchi 

Oggi i cittadini per curarsi  sono costretti a rivolgersi al privato. Ma se si paga, che diritto è? Il secondo snodo è il problema della “esclusione competitiva”. Si ha “esclusione competitiva” quando, due specie di sanità, una pubblica e una privata, sono in competizione ma una delle due, è aiutata  da certi vantaggi, e che nel tempo esclude l’altra. Infine, il terzo snodo, che il campo largo dovrà affrontare, è definire il mix pubblico/privato

03 FEB -

Fare un “campo largo”, per battere le destre, sarebbe auspicabile ma, per come siamo messi, a sinistra, non è per niente facile.

Impenitenti e progressisti
Ci sono almeno due linee politiche da mediare e che in un certo senso si contrappongono:
- quella neoliberista (PD Cgil Bindi, Calenda, Renzi e altri ) che definisco “contro-riformatori impenitenti” sulla base, sia chiaro, non di un giudizio ideologico o peggio di un pregiudizio, ma, in subiecta materia, cioè sulla base delle cose che hanno fatto ma che ripropongono oggi;

- quella dei “progressisti ” (M5S, sinistra italiana e verdi , rifondazione comunista, Medicina democratica e vari movimenti) cioè coloro che, a partire dal presupposto che la salute è un “diritto progressivo”, come dicono i giuristi, pur confermando il progetto riformatore dell’art 32 e della 833, propongono di andare avanti con il processo di riforma (quarta riforma) cioè di fare due cose complementari: correggere gli errori gravi fatti dagli “impenitenti”, facendo semplicemente le riforme, che la sinistra avrebbe dovuto fare se fosse stata una sinistra seria ma che non fa mai fatto.

Una difficile mediazione

Gl “impenitenti”, sono tali, perché confermano i loro errori storici, incuranti di stravolgere il grande sogno di emancipazione dell’art 32 e della 833. Costoro hanno, oggettivamente, grandi difficoltà a rimettersi in discussione. Si sono incartati nella loro propria storia. Costoro sono stati neoliberisti negli anni 90 quando erano al governo ma sono neoliberisti anche oggi anche se c’è un governo di destra.

Quindi, una mediazione, quella del campo largo, tutt’altro che facile, resa difficile dal merito complesso delle questioni e, ammettendo le eccezioni, dalla innegabile modestia culturale di coloro che dovrebbero mediare.

Oggi oltre i battibecchi e, certi scontati rituali di piazza, non si riesce ad andare. Siamo molto lontani, sia dall’idea di “rivolta sociale”, ma quella vera, non quella che con una battuta ci propone Landini. Una battuta non può essere una strategia. La modestia culturale di chi comanda non è un problema da poco. Personalmente, apprezzo, stimo e sostengo, Elly Schline ma essa di certo non è Rosa Luxemburg.

Il paradosso delle due destre
Ma torniamo al campo largo. L’ostacolo più grande, secondo me, è rappresentato da un paradosso che, riguarda proprio la sanità, che propongo di chiamare, quello delle “due destre”. Oggi le politiche degli “impenitenti”, sono state acquisite di fatto dalle destre al governo, che ogni anno, con la legge di bilancio, le ripropongono.

“Due destre”, ma con una comune strategia neoliberista, con la differenza che, se le finanziarie sono fatte dalla sinistra le politiche di definanziamento sono tollerate, ma se sono fatte dalla destra, le stesse politiche, diventano intollerabili.

Quindi, per fare il campo largo e battere la destra, in un certo senso, è necessario battere “due destre”, quella neoliberista della sinistra e quella neoliberista delle destre.

Credo che sia difficile spiegare alla gente che il neoliberismo della Bindi sia meglio di quello della Meloni. Al contrario ritengo che sia molto più facile spiegare che, il neoliberismo, è una schifezza e che bisogna schierarsi tutti contro di esso.

Una imbarazzante convergenza
Che in sanità oggi esistano due destre, accomunate da una comune linea neoliberista, è dimostrato dal fatto che l’unico punto sul quale gli “impenitenti” si scontrano con il governo è il problema del finanziamento che, sia il PD che la Cgil e la Bindi vogliono, ma a controriforme invarianti, cioè riproponendo le strategie neoliberiste che essi hanno fatto e che la destra dovrebbe semplicemente mutuare. Gli impenitenti non chiedono mai di fermare il processo di privatizzazione che loro hanno avviato. Essi non parlano mai di catastrofe come me ,si limitano a dire, demagogicamente, “salviamo la sanità” che però loro hanno messo in ginocchio.

Infatti, se togliamo la “questione finanziaria”, ora che il regionalismo differenziato è stato messo a cuccia, tra PD Cgil Bindi e governo, sulla strategia di fondo del governo non c’è un dissenso o una divergenza. Alla fine entrambi sono neoliberisti. Quindi c’è una convergenza di fatto.

L’opposizione che non c’è
Questa convergenza non credo che, il campo largo, possa farla saltare, se prima gli “impenitenti” non si sganciano dal neoliberismo, mollando le controriforme che hanno fatto. Ma è proprio questo che vedo difficile.

Il campo largo sarebbe più semplice se, anziché avere una “doppia destra”, ci fosse una chiara antinomia tra destra e sinistra . La sinistra per i diritti di qua e la destra per gli interessi di la.

In questo caso non sarebbe difficile unificarlo con una comune strategia convintamente welfarista. Purtroppo non è così.

La difficile coesistenza tra diritti e interessi
I contro-riformatori “impenitenti”, sostengono la tesi, che sia possibile far coesistere i diritti con gli interessi, quindi il pubblico e il privato e che, quindi, non è necessario superare le controriforme da loro fatte. Cioè che sia possibile un diritto alla “salute relativo” non un “diritto assoluto” come quello dell’art 32.

Questa tesi è, palesemente in contraddizione, non solo con l’art 32 della Costituzione, ma anche con l’impianto valoriale sul quale è stata fatta la grande riforma del 78. Ma è anche una tesi che oltre ad essere smentita dalle esperienze di milioni di persone è smentita da una strabordante ingiustizia sociale. Il diritto relativo o potestativo, favorisce certi interessi, ma produce ingiustizia.

Nel momento, in cui, ad esempio si de-finanzia il pubblico ma si finanzia il privato con gli incentivi fiscali, salta la gratuità delle prestazioni per milioni di persone.

Oggi i cittadini per curarsi sono costretti a rivolgersi al privato. Ma se si paga, che diritto è, quello dichiarato sia nell’art 32 che nella 833? Mi chiedo come fa la Bindi, senza un miracolo di ipocrisia, a difendere l’art 32 e a tenersi la seconda gamba. La seconda gamba è la negazione dell’art 32. Su questo “snodo” il campo largo non può chiudere gli occhi.

L’esclusione competitiva
Il campo largo, dovrà trovare anche una soluzione a un altro “snodo”, già segnalato tante volte, purtroppo nell’indifferenza generale di tutti, che è il problema della “esclusione competitiva”.

Si ha “esclusione competitiva” quando, due specie di sanità, una pubblica e una privata, sono in competizione ma una delle due, è aiutata da certi vantaggi, e che nel tempo esclude l’altra. Quella privata, è finanziata dai suoi clienti ma anche dallo Stato per mezzo del fisco. Quella pubblica è sempre sottofinanziata. Ricordo che il famoso welfare aziendale caro alla Cgil è sostanzialmente un welfare fiscale e che la definizione che ne ha dato l’agenzia delle entrate è la seguente: “l'insieme di benefici e prestazioni erogato ai dipendenti nell'intento di integrare la componente meramente monetaria della retribuzione”

Il problema sorge, ogni anno, al momento di fare la legge finanziaria quando a causa delle restrizioni economiche il pubblico viene sottofinanziato e, al contrario, la defiscalizzazione del privato viene ri-finanziata proprio per rifinanziare l’integrazione dei salari che preme a Landini

Il guaio è che per integrare i salari la Cgil non si esita a danneggiare i diritti di milioni di persone. Non credo che Di Vittorio sarebbe d’accordo.

Correggere le controriforme
Il problema dell’esclusione competitiva, non esisteva nel momento in cui fu fatta la 833 perché l’art 46 prevedeva certamente, la possibilità per il cittadino di scegliere la sanità privata, in luogo di quella pubblica, ma esclusivamente a sue spese.

Il problema sorge con le controriforme degli anni 90 che di fatto cancellano il divieto contenuto nell’art 46/833 mettondo a carico dello Stato oltre che la spesa pubblica per finanziare il SSN anche la spesa fiscale per incentivare la sanità privata. Quindi all’assistenza integrativa della 833 si aggiunge l’assistenza sostitutiva fatta dalla Bindi, che come ha dimostrato un recente studio di Asiquas nel tempo è diventata sempre più maggioritaria. Oggi la cd “assistenza integrativa” ormai è ridotta al minimo

Per cui, anche questo secondo “snodo”, l’esclusione competitiva, bisognerà risolverlo.

La questione del mix pubblico/privato
Infine, il terzo snodo, che il campo largo dovrà affrontare, è definire il mix pubblico/privato.

La grande riforma del 78 prevedeva un certo mix pubblico privato pensato a bella a posta per affermare l’art 32 che era la stella polare di riferimento. In questo mix, il servizio pubblico era in posizione primaria e dominante e i servizi convenzionati lo integravano. Quindi, il mix, era fatto da “servizi pubblici” e da servizi “quasi pubblici” accreditati cioè da servizi che una volta si sarebbero definiti “parastatali”. In questo mix il c.d “privato privato” era molto marginale.

Oggi prima il centro sinistra e dopo il centro destra propongono un altro mix che è sempre più sbilanciato sul “privato privato” e che ormai, davanti ad una domanda in continua crescita, neanche chiede più, di essere accreditato.

La massima libertà di mercato
Questo “privato privato” oggi ovviamente si tiene stretti gli incentivi fiscali ma nello stesso tempo vuole essere libero. Il mercato libero esattamente come la seconda gamba della Bindi, è la negazione totale dell’art 32 e dell’art 1 della 833.Cioè è la cancellazione di uno storico processo riformatore cioè di in grande sogno di emancipazione.

Se nel campo largo ci si accorda preliminarmente di fare dell’ art 32, il primo riferimento politico, allora, per forza di cose, si deve ristabilire il mix pubblico/privato quindi:
- tornare all’assistenza integrativa
- cancellare l’assistenza sostitutiva
- azzerare tutti gli incentivi fiscali di cui gode il privato a spese del pubblico.

Questa, secondo me, per il campo largo è il terzo snodo che esso dovrà affrontare. Per gli “impenitenti” una questione quasi impossibile da risolvere.

Conclusione
Se non si affronteranno questi tre snodi, il campo largo, è meglio non farlo. Se tuttavia esso, pur a dispetto dei santi, si facesse, l’inganno sociale sarebbe massimo e intollerabile con pesanti conseguenze per tutta la credibilità della sinistra e dei progressisti indipendenti.

Oltre a queste tre “snodi”, ve ne sono anche altri, egualmente importanti, per i quali però, rimando alla mia proposta di “quarta riforma”, tra l’altro edita come e book da questo giornale, e quindi scaricabile gratuitamente .

Se le tegole sono rotte e piove in casa la prima cosa da fare è cambiare le tegole e riparare il tetto, il resto viene dopo

Ivan Cavicchi



03 febbraio 2025
© Riproduzione riservata


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