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Cyberbullismo tra i giovani: un fenomeno in crescita che colpisce oltre un milione di adolescenti


Il 47% degli studenti italiani tra i 15 e i 19 anni, nel 2024, ha subito episodi di cyberbullismo; il 32% li ha messi in atto e il 23% è stato sia bullo che vittima (dati Espad Italia del Cnr-Ifc). Record negativo. E se tra il 2021-2023 le vittime erano principalmente ragazze, oggi sono i ragazzi. Dall’Osservatorio indifesa (Terre des Hommes-Scomodo) emerge che per il 58% degli under26 il revenge porn è il rischio maggiore che si corre sul web, seguito dall’alienazione dalla vita reale (49%). 

07 FEB - Cresce il fenomeno del cyberbullismo in Italia, complice l’uso sempre più diffuso dei social media e dei videogiochi, ambienti in cui il cyberbullismo può proliferare più facilmente. E preoccupa su tutti i fronti, quello della vittima, che può portare a forme estreme di isolamento sociale, come il fenomeno degli hikikomori, ma anche quello del bullo, perché il cyberbullismo non è un fenomeno isolato, ma si intreccia con altri comportamenti problematici. Tra questi, l'uso eccessivo di Internet, una propensione al gioco d’azzardo e all’uso di sostanze dannose e illegali. L’attenzione sul tema è alta, ma oggi, Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, è l’occasione per fare più in profondità il punto della situazione, anche attraverso gli ultimi dati.

Tra questi, il Laboratorio di Epidemiologia dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc) presenta in anteprima i risultati dello studio ESPAD®Italia 2024 con particolare riferimento al fenomeno del cyberbullismo, evidenziando come questo sia in continuo aumento tra i giovani italiani. Sono oltre 1 milione, secondo lo studio, gli studenti tra i 15 e i 19 anni (47%) che, nel corso del 2024, hanno subito episodi di cyberbullismo. “Un fenomeno diffuso e senza distinzioni di genere, che, ogni anno, sembra registrare una crescita senza fine. Nel 2024, in particolare, si osserva una leggera inversione di tendenza rispetto ai periodi precedenti: se nel triennio 2021-2023 erano principalmente le ragazze a segnalare esperienze di vittimizzazione, oggi sono i ragazzi a subire di più”, spiega il Cnr in una nota.

Oltre 800.000 studenti (32%), in base ai risultati dello studio ESPAD, hanno messo in atto cyberbullismo, con una percentuale poco più alta tra i ragazzi (35%) rispetto alle ragazze (29%). Il dato nel 2024 segna un record negativo, registrando il suo valore più alto di sempre. Le modalità di aggressione variano tra i generi. La modalità aggressiva più diffusa, per entrambi, è l’invio di insulti in una chat di gruppo. I ragazzi, poi, tendono a ricorrere a minacce dirette e insulti pubblici sui social, esponendo la vittima a un pubblico più ampio. Le ragazze, invece, preferiscono forme di bullismo più indirette, come l’esclusione dai gruppi online e la diffusione non autorizzata di contenuti personali.

Quasi un quarto degli studenti (23% pari a quasi 600.000 ragazzi) si trova in un circolo vizioso: rivela di aver ricoperto il duplice ruolo di vittima e autore. Questa è una condizione particolarmente preoccupante perché è associata a ripercussioni più gravi, fra cui difficoltà nelle relazioni e altri comportamenti a rischio. Negli ultimi anni, il numero di cyberbulli-vittime è aumentato senza sosta, con una crescita che interessa entrambi i generi. Tuttavia, il fenomeno colpisce in modo più marcato i ragazzi (26%) rispetto alle ragazze (21%).

“L'uso sempre più diffuso dei social media e dei videogiochi, comportamenti sempre in crescita tra gli studenti, sta contribuendo a intensificare il fenomeno, creando un ambiente in cui il cyberbullismo può proliferare più facilmente”, spiega il Cnr. “Le piattaforme digitali offrono nuove opportunità per attacchi anonimi e per l’isolamento sociale, senza dimenticare l’influenza che questi spazi hanno sul comportamento offline”.

Forti le preoccupazioni per le conseguenze di questo fenomeno, sia che si sia vittime che se si sia bulli. Il cyberbullismo infatti, spiegano gli esperti, non è un fenomeno isolato, ma si intreccia con altri comportamenti problematici. Tra questi, l'uso eccessivo di Internet, fenomeni come il ghosting e il phubbing, e una propensione al gioco d’azzardo. Chi è coinvolto in episodi di cyberbullismo – sia come vittima che come autore – mostra anche un uso più frequente di sostanze psicoattive illegali, aumentando i rischi per la salute mentale e fisica. Inoltre, il fenomeno può portare a forme estreme di isolamento sociale, come il fenomeno degli hikikomori, con gravi impatti sul benessere psicologico degli adolescenti. Una dimensione che sta emergendo con forza è il legame tra cyberbullismo e violenza fisica tra i giovani. L’aumento del bullismo online sembra riflettersi in un contesto più ampio di violenza fisica tra gli adolescenti, con episodi di aggressione che spesso si verificano anche nei contesti scolastici e nei luoghi di ritrovo.

“Il cyberbullismo non è un fenomeno isolato, ma una problematica che coinvolge ampie dimensioni della vita sociale e psicologica dei giovani,” afferma Sabrina Molinaro, dirigente di ricerca del CNR-IFC e responsabile dello studio ESPAD®Italia. “Il nostro impegno è aumentare la consapevolezza pubblica e favorire, attraverso una comunicazione basata sull’evidenza scientifica, lo sviluppo di soluzioni concrete che promuovano ambienti online sicuri e inclusivi, portando avanti una cultura di rispetto e solidarietà tra le nuove generazioni L’obiettivo è favorire una cultura di rispetto e solidarietà tra le nuove generazioni.”

I risultati di ESPAD®Italia 2024 sottolineano la necessità di un impegno costante nella prevenzione e nel contrasto al cyberbullismo, “coinvolgendo attivamente i giovani, le loro famiglie e la comunità educative, per garantire un futuro più sicuro e sereno per tutti”.

Altri dati, che prendono in considerazione una fascia più larga di età, arrivano anche dall’Osservatorio Indifesa realizzato da Terre des Hommes, insieme a Scomodo, che ha coinvolto oltre 2.700 ragazzi e ragazze sotto i 26 anni. Il 58% dei giovani sotto i 26 anni individua nel revenge porn il rischio maggiore che si corre sul web. Seguono l’alienazione dalla vita reale (49%), le molestie (47%) e il cyberbullismo (46%). Con l’abbassarsi dell’età è però proprio il cyberbullismo che diventa il rischio più temuto: indicato dal 52% degli under 20.

Ciò che chiedono i ragazzi è una maggior regolamentazione del web: il 70% ritiene, infatti, che regole più severe potrebbero essere utili nel limitare la violenza online. Il 13% rimane comunque scettico, sostenendo che una regolamentazione non servirebbe a niente; solo il 6% ritiene che ciò potrebbe limitare la libertà.

Se il revenge porn è il fenomeno più temuto, è perché i ragazzi si rendono conto dei rischi di condividere materiale intimo, come foto e video, con altri, con il partner o con gli amici: l’86% riconosce questa pratica come pericolosa. Percentuale che si alza tra le donne e si abbassa leggermente col crescere dell’età. I ragazzi sono inoltre consapevoli di poter denunciare la condivisione di materiali a contenuto intimo e chiederne la rimozione, anche se il 12,5% non sa cosa fare o pensa di non poter fare niente. Nonostante la consapevolezza dei rischi per la privacy oltre la metà degli intervistati dichiara di aver condiviso la password del proprio telefono o dei propri social media.

A proposito di condivisione, il 75,6% considera una forma di controllo inaccettabile che il/la proprio/a partner acceda al cellulare per controllare quello che fa, solo il 2,5% al contrario pensa che sia una forma di rispetto, ma a più di 1 persona su 5 (22%) questo gesto non crea problemi. E il dato sale se si guardano le fasce di età più basse (32% per la fascia 15-19, 36% per gli under 14).

Dall’Osservatorio Indifesa emerge una generazione che ha esperienze di violenza e che la sa riconoscere, anche nelle sue forme più sottili. La metà dei ragazzi intervistati (48%) dichiara, di aver subito un episodio di violenza. Le forme più comuni risultano: violenza verbale e psicologica (59,5%), catcalling (52%), bullismo (43%), molestie sessuali (38,5%). Mentre la violenza verbale e psicologica viene subita in egual misura da maschi e femmine e in percentuale più alta (78%) dalle persone non binarie, le altre forme hanno una rilevante connotazione di genere, con catcalling (F 67%, M 6%) e molestie sessuali (F 45%, M 18%) subite in larga maggioranza dalle ragazze e, al contrario, bullismo (F 35%, M 66%) dai maschi.

Sale moltissimo la percentuale di maschi under 14 che ha subito bullismo (89%) dimostrando che questa forma di violenza è particolarmente sentita nei contesti scolastici o tra gruppi di coetanei.

Le persone non binarie sono, invece, vittime di tutte e tre le tipologie: al 50% di bullismo e cat calling e al 42% di molestie sessuali. L’incidenza di catcalling e molestie sessuali, inoltre, aumenta con l’età, mentre gli atti di bullismo sono più frequenti nelle fasce d’età più basse.

Sebbene tra la GenZ sia forte la consapevolezza dei pericoli della rete, resta la scuola, trasversalmente per ogni età, il luogo dove, per la maggior parte degli adolescenti, è più probabile che avvengano episodi di violenza, è così per il 56,5% dei ragazzi e delle ragazze. Sono percepiti come pericolosi anche la strada (48%) e i luoghi di divertimento (47%) e sappiamo dai nostri Osservatori precedenti che anche il web si posiziona al 39%.

Mentre maschi, femmine e persone non binarie sono ugualmente capaci di riconoscere la violenza verbale – dichiara di avervi assistito il 90% degli intervistati -, donne e adolescenti non binari sono più in grado, rispetto ai maschi, di riconoscere quella psicologica. Dichiara, infatti, di avervi assistito il 76% delle persone non binarie, il 75% delle femmine e il 64% dei maschi. La percentuale di chi ha assistito a episodi di violenza psicologica cresce, inoltre, con l’età.

Le forme di violenza verbale più frequenti sono: insulti e offese (95%), pettegolezzi e dicerie (63%), offese ad amici e parenti (41%), minacce (39%). Quelle di violenza psicologica: umiliazione ed emarginazione (78%), discriminazione (52%), messaggi in chat o sui social (33,5%).

Meno frequenti sono gli episodi di violenza fisica, ai quali comunque dichiara di aver assistito un importante 48% dei ragazzi. Percentuale che aumenta tra le persone non binarie e i maschi (NB 64%, M 57%, F 43%) e con il crescere dell’età. Le forme più diffuse risultano essere le aggressioni (75%), gli scherzi pesanti (51%) e abusi e sopraffazioni (26,5%).

La perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri è la principale conseguenza dell’essere vittima di violenza, è stata, infatti, dichiarata dal 63% degli intervistati. Seguono: ansia sociale e attacchi di panico (36%), isolamento (25,5%), depressione (21%), disturbi alimentari (16%), difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico (12%), autolesionismo (10%), assenteismo (6%). Anche in questo caso ci sono delle differenze di genere, con l’isolamento che, nei maschi, è più frequente rispetto all’ansia sociale e agli attacchi di panico, più comuni tra le donne. I ragazzi non binari hanno percentuali più alte della media in quasi tutte le voci.

Alla domanda: “se fossi vittima di bullismo e cyberbullismo con chi ne parleresti” è confortante notare che la maggioranza tra loro si confiderebbe con qualcuno. Solo il 7,5% degli adolescenti non ne parlerebbe con nessuno, mentre il 45% ne parlerebbe con amici, il 31% con i genitori, e solo il 2,23% si rivolgerebbe a un insegnante.

“Dall’Osservatorio indifesa di quest’anno emerge quanto i ragazzi e le ragazze siano consapevoli di ciò che accade sul web e dei rischi che corrono, purtroppo questa consapevolezza non basta a proteggerli. È, però, un punto di partenza importante su cui costruire, ad esempio, una regolamentazione che possa tutelarli, limitando e prevenendo la violenza online”; commenta Paolo Ferrara, Direttore Generale Terre des Hommes Italia.

“La proposta di riforma legislativa, elaborata dai nostri esperti, mira proprio a una tutela più effettiva ai minori vittime di reati online – aggiunge -. Con l’Osservatorio e tutte le iniziative della Campagna indifesa, ascoltiamo i giovanissimi, diamo loro uno strumento di confronto e li aiutiamo a leggere il mondo in cui vivono e riconoscere le diverse forme di violenza, discriminazione, bullismo. Siamo orgogliosi di avere al nostro fianco un partner consolidato come la Polizia Postale, con cui abbiamo siglato un protocollo di intesa proprio sul contrasto alla violenza online e siamo felicissimi che da quest’anno si siano uniti a noi gli amici di Scomodo, la comunità reale di under30 con cui intendiamo avviare nuovi percorsi di partecipazione giovanile, per noi la chiave del cambiamento”, conclude Ferrara.

“Siamo entusiasti di collaborare con Terre des Hommes su temi che ci stanno profondamente a cuore, come la salute mentale, la sicurezza online e la qualità delle relazioni interpersonali. Sono argomenti fondamentali per la nostra generazione, che vediamo emergere costantemente nei nostri spazi di confronto e discussione, e sui quali scriviamo e ci interroghiamo da sempre,” dichiara la comunità di Scomodo. “Crediamo che il cambiamento passi dalla consapevolezza e dalla partecipazione attiva, e siamo convinti che questa collaborazione rappresenti un importante passo per ripensare le dinamiche di potere online e nella quotidianità. Con nuove responsabilità collettive possiamo raggiungere la costruzione di spazi sicuri”.

07 febbraio 2025
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