Il Governo ha deciso di commissariare la Calabria con la protezione civile considerata l’emergenza ospedaliera vissuta in una siffatta regione. Dunque, un commissario sull’altro, ad essere “sotto” è il commissario ad acta, ex art. 120, comma 2, della Costituzione, in attività Calabria da 15 anni, attraverso la titolarità di un altro genere di commissariamento.
In soldoni, l’emergenza altro non riguarda che la realizzazione di tre presidi ospedalieri di Gioia Tauro, di Vibo Valentia e della Sibaritide e la loro messa a terra.
Già vent’anni fa ….
Il ricorso ad una siffatta procedura non è nuovo per la Calabria. Avvenne già nel dicembre 2007 con la nomina di Vincenzo Spaziante a commissario di protezione civile, a seguito delle morti per malasanità di Federica Monteleone e Fabio Scutellà nonché dell’impossibilità di arrivare a rendicontare il debito pregresso.
Allora fui chiamato, per volontà del presidente della Regione, Agazio Loiero, a supportare Vincenzo Spaziante nella qualità di soggetto attuatore, incaricato di:
Tali erano i compiti del commissario Spaziante oltre che quelli di:
Rispetto a tale incarico sopravvennero, prima, delle perplessità di staticità, in relazione ai suoli prescelti dalle amministrazioni locali (Vibo Valentia), e di tipo giuridico-economiche che consigliarono a Spaziante maggiori approfondimenti. Sulla non celerità degli interventi di progettazione e inizio lavori sorse addirittura un diverbio che portò a contenzioso penale tra il presidente della Regione, Agazio Loiero, e il commissario (che era anche assessore alla sanità), poi finito in un nulla di fatto. Ciò in quanto atteso l’iniziativa di Spaziante poggiava su una norma (D.L. 78/1998 (D.L. 78/2009, conv. in legge 3 agosto 2009 n. 10, art. 22) che postergava ogni nuovo intervento realizzativo al risanamento economico regionale, altrimenti soggetto ad un corto circuito. Così come comunicato dal medesimo con due missive ai ministri Tremonti e Sacconi dell’agosto 2009.
Un evento, quello appena accennato del commissariamento di protezione civile, che tutti dimenticano nel fare la conta del commissariamento della Regione Calabria (18 anni e non 15 come ripetutamente contati), disposto dal Governo a seguito dei disastri nel tempo.
Aggiungo, io terminai la rendicontazione del debito pregresso a tutto il 2008, in soli quattro mesi, nel quale periodo conclusi, grazie ad un intelligente contributo della burocrazia delle 11 aziende sanitarie e della Regione, che ebbi l’onere di fondere nelle attuali 5 Asp.
I tre ospedali fantasma
Da parte mia e di Spaziante, prima che tutto ciò accedesse, ogni cosa fu fatta secondo convenienza e nel rispetto esclusivo del diritto pubblico. Tant’è che il governo Berlusconi con Ocdpc nr. 3742 del 18 febbraio 2009 (art. 9), riconosciuto il “completamento delle attività relative all’accertamento dei disavanzi finanziari pregressi”, mi assegnò il compito, relativamente agli ospedali a suo tempo programmati di organizzare e vigilare sui centri di costo e responsabilità, da regolarsi sotto il profilo strettamente giuridico. Iniziai una tale mission, ma le vicende concorsuali che succedettero alle imprese affidatarie dei lavori, non generarono nulla, rendendo vana ogni individuazione di “centri di costo e responsabilità delle attività facenti capo ai diversi soggetti attuatori”.
A tal proposito, verosimilmente il nominando commissario di protezione civile, Roberto Occhiuto, dovrà nominare soggetti attuatori per tutte le attività. Ciò sarà, credo, previsto e disciplinato nella Ocdpc del 7 marso scorso che non ho avuto modo di leggere. Non solo. Dovrà farlo con la condivisione governativa e con l’assegnazione degli incarichi uguali a quelli che ebbi io nel 2009, organizzare e vigilare sui centri di costo e responsabilità dei nominati soggetti attuatori, credo individuati nei Direttori Generali delle Asp ovvero dei soggetti equipollenti.
Il “bello” dell’iniziativa
Il tema dell’immagine che offre alla collettività il ricorso ad una procedura simile è il punto centrale. Dimostra che è saltato il banco, in Calabria più che altrove. E ancora, quest’ultima iniziativa del Governo equivale ad un colpo alla schiena del Nuovo codice dei contratti, restaurato da ultimo il 31 dicembre scorso, definito dal governo Draghi a fronte di applausi scroscianti.
Sarà difficile che i calabresi capiscano e condividano l’attualità a realizzare quanto previsto vent’anni. Una valutazione, quella dei nipoti, che di certo sarà diversa da quella dei nonni.
Una regione che scende vertiginosamente come popolazione, per denatalità e per i giovani che scappano, ha il dovere di assicurare alla collettività che rimane più cura di quanto ne garantisse prima. La comunità che rimane in Calabria è, infatti, composta da anziani e da vecchi. In quanto tali tanto bisognosi con il passare degli anni di una assistenza diversa da quella ospedaliera. Di quella che deve parlare ai nonni e non più ai nipoti. In una tale logica occorre revisionare gli obiettivi di ieri, di quando la demografia segnava una cifra di oltre due milioni, e ridisegnarli a quelli di domani, oramai prossimi ad essere destinati ad un milione e mezzo di abitanti. Anziani, spesso vicini a diventare centenari. per la maggior parte malandati, lontani dai siti di cura ospedaliera e da quelle case della comunità (sempre che ci saranno) programmate con i piedi, con una assistenza territoriale di prossimità coperta dalle ortiche.
Di conseguenza, vanno assolutamente rivisti gli investimenti di ieri, figuriamoci se vecchi di vent’anni. Il fabbisogno modifica così velocemente da fare diventare antiquariale ogni previsione anche veccia di pochi anni. Finalmente, dopo grandi errori di chiamata pregressi, è arrivata in Calabria una dirigente, Kyriakoula (detta Licia) Petropulacos, veramente esperta in sanità pubblica.
Emergenza da ridefinire nella sostanza
Un problema serio quello dei tre ospedali. Per quelli che registrano uno stato avanzato di edificazione, ha avuto ragione il commissario ad acta a rivendicare procedure spedite per la realizzazione di quanto programmato. Per il resto, io al posto suo avrei programmato privilegiando più la cura verso la cronicità che verso le acutezze.
Avrebbe avuto pertanto maggiore ragione dedicando molto di più, tempo e denaro, a rivedere la programmazione, da rendere più reale e non mirata ad esporre lustrini, e adeguarla alla particolare caduta demografica. Particolare perché disseminata nei costoni preappenninici, sino ad arrivare alle belle montagne, silane, aspromontane e del Pollino, ove gli anziani desiderano morire. Ove sono costretti a farlo senza però un minimo di assistenza. In Calabria occorre dire basta alle illusioni vendute da decenni insieme ai mostaccioli di Soriano Calabro. Quel dolce tradizionale pieno di carta stagnola colorata capace di stimolare qualche risata ai nonni durante le fiere paesane al cospetto delle diverse forme caricaturali che tali dolci figurano.
Tre quesiti inevitabili
Con la popolazione in netta decrescita e soggetta ad invecchiamento, l’anzidetta iniziativa di edificazione è proprio necessaria? Incrementare l’offerta ospedaliera per acuti, da realizzare nel medio periodo, non sarà spropositata per la popolazione che sarà chiamata a goderne? Con i calabresi che vivranno la Calabria da qui a dieci anni in poi non sarebbe più utile una programmazione e realizzazione di strutture da adibire ai malati cronici?
Queste sono le domande cui dovrebbe dare le risposte un accorto Piano sanitario regionale! Il fabbisogno epidemiologico da soddisfare sono quelli di domani e non quelli di 20 anni fa. Sarebbe occorsa la revisione di tutto, ma si è continuato a fare ciò che hanno fatto tutti. Peraltro, le condizioni della finanza pubblica non sono tali da potersi permettere incrementi di spesa realizzativa e di conseguente costosa manutenzione che vadano al di sopra della necessità e dell’impellenza.
L’altro tema, che allora ci ponemmo con Spaziante, da assessore alla sanità con la saggia interpretazione del bisogno sociale che fece Agazio Loiero, riguardava: il nel frattempo. Ovverosia, negli anni occorrenti per edificare ospedali cosa si offre ai calabresi, affamati di assistenza? Questo era ed è il dramma vero!
Ettore Jorio