Il tema sviluppato nei mie ultimi miei articoli sui “primariati clinici”, soprattutto in quello del 26 maggio scorso, e le eccezioni messe a terra dall’Acoi nel corso della sua recente assemblea generale hanno alimentato un dibattito serrato. Un vulnus, quello delle pratiche diffusamente illegali, superabile attraverso il perfezionamento in legge ovvero in un atto avente valore di legge dell’emendamento governativo, poi inspiegabilmente ritirato nel corso dell’esame parlamentare del provvedimento legislativo di riordino delle professioni sanitarie.
E già, perché senza “sanare” l’inesistenza giuridico-economico di 30 sedicenti AOU su 31 “operanti” è facile prevedere una catastrofe. Non solo sul piano della esigibilità dei Lea ospedalieri-universitari venduti falsamente come tali ma anche per gli atti adottati, tutti invalidati da nullità assoluta, in quanto tali altrimenti insanabili.
Proprio per questo, mi pervengono giornalmente dei quesiti, molti dei quali di alto pregio giuridico, ai quali rimane ovvio rispondere che nelle sedicenti AOU vanno applicate le regole come se fossero mere aziende ospedaliere ovvero presidi ospedalieri delle aziende sanitarie territoriali.
Insomma, nessun “primariato” è assegnabile senza concorso pubblico. Fare diversamente, si violano le leggi, che sono fatte per essere rispettate, ma soprattutto si infrange rudemente la Costituzione. Proprio per questo, ogni accaduto corre il più che verosimile esito di una sonora bocciatura della Consulta, con valore su ogni evento registrato, indipendentemente dal tempo trascorso. Insomma, senza la sanatoria immaginata dai ministri Bernini e Schillaci, ai margini della legge di riordino delle professioni sanitarie, verrà a generarsi un mostruoso bailamme produttivo di danni erariale dal valore inimmaginabile.
Ciò che ha meravigliato del ritiro dell’emendamento, è stato il mancato decisionismo della premier Meloni, che si è lasciata sfuggire ciò che è stato omesso da undici suoi predecessori e conquistare un primato necessario: quello di portare a regime giuridico corretto il rapporto tra Servizio sanitario nazionale e sistema universitario.