In calo il numero dei cicli di fecondazione assistita in Europa, ma rimangono stabili i tassi di gravidanze ottenute. Nel 2022, sono stati segnalati 960.347 trattamenti da 1.371 cliniche in 39 paesi europei, con una riduzione del 15,6% rispetto ai 1.137.177 del 2021. Nonostante questa flessione, i tassi di gravidanza risultano stabili. Sono i numeri diffusi in occasione del congresso della Società europea di Medicina della Riproduzione ed embriologia (Eshre) in corso a Parigi fino al 2 luglio.
Dei cicli di trattamento del 2022, 137.148 erano di fecondazione in vitro, 317.415 di iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (Icsi), 365.905 di trasferimento di embrioni congelati (Fet), 92.677 di test genetici preimpianto e 41.138 di donazione di ovociti. Inoltre, i dati hanno riportato 126.185 trattamenti di inseminazione intrauterina con seme del partner e 42.532 con seme di donatore. Sono stati segnalati in totale 30.758 interventi di preservazione della fertilità, tra cui la conservazione di ovociti, tessuto ovarico, sperma e tessuto testicolare, in 14 paesi.
I tassi di gravidanza clinica sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2021 e il 2022. Per la fecondazione in vitro (Fiv), il tasso per aspirazione/scongelamento è stato del 26,3% nel 2021 e del 25,8% nel 2022, mentre il tasso per trasferimento è stato rispettivamente del 33,5% e del 32,7%. Per l'Icsi, i tassi di gravidanza per aspirazione sono stati del 23,9% nel 2021 rispetto al 24% nel 2022, e per trasferimento sono stati del 33,5% rispetto al 32,5%. I tassi di gravidanza con Fet sono stati del 37% nel 2021, rispetto al 36,6% nel 2022.
L'utilizzo del trasferimento di un singolo embrione continua ad aumentare, passando dal 60,5% nel 2021 al 62,6% nel 2022. Di conseguenza, i tassi di parti singoli sono migliorati dal 90,4% al 91,5%, mentre i parti gemellari sono diminuiti dal 9,5% all'8,4%. I parti trigemellari sono rimasti stabili allo 0,1%. “L’utilizzo del single embryo transfer è reso possibile dalle tecnologie che oggi abbiamo a disposizione in laboratorio – commenta Laura Rienzi, embriologa e direttore scientifico del gruppo italiano Genera – dove siamo in grado di valutare lo stato di salute dell’embrione e quale sia quello che ha le maggiori chance di dare luogo a una gravidanza. Avendo questi strumenti a disposizione è possibile trasferire un solo embrione nell’utero materno, con le più alte possibilità di successo, evitando al contempo gravidanze gemellari che espongono mamma e feto a più rischi”.
Secondo la Presidente del Consorzio EIM, Diane De Neubourg “il rapporto conferma il continuo elevato utilizzo di tecniche di procreazione assistita e di inseminazione intrauterina in tutta Europa. Sebbene il numero totale di cicli segnalati sia leggermente diminuito rispetto al 2021, i tassi di gravidanza clinica sono rimasti stabili e i tassi di nascite singole hanno continuato ad aumentare, riflettendo la crescente adozione del trasferimento di un singolo embrione. Essendo il più ampio dataset sulla riproduzione assistita in Europa, il rapporto EIM è uno strumento fondamentale per migliorare la trasparenza, la garanzia della qualità e la vigilanza a lungo termine nella medicina riproduttiva”. Per Karen Sermon, Presidente dell'Eshre “il documento di quest'anno sottolinea l'importanza di una raccolta dati coerente e collaborativa in tutta Europa. Nonostante un leggero calo dei cicli di trattamento complessivi nel 2022, i tassi di gravidanza stabili e la continua adozione del trasferimento di un singolo embrione riflettono un progresso costante nella pratica clinica. Rafforzando la standardizzazione della rendicontazione, continuiamo a promuovere miglioramenti nella qualità dell'assistenza e nei risultati per le pazienti sottoposte a procreazione medicalmente assistita".
Per il ginecologo Alberto Vaiarelli, coordinatore scientifico del centro Genera di Roma, “quello che ci raccontano i numeri Eshre è senza dubbio positivo dal punto di vista clinico: i trattamenti diventano sempre più sicuri, efficaci, e personalizzati. Ma c’è un dato che non possiamo ignorare, soprattutto in Italia: sta cambiando radicalmente l’idea stessa di genitorialità, e il desiderio di avere figli è in forte calo”. Secondo Vaiarelli, il calo dei cicli registrato nel 2022 non è solo una questione organizzativa o economica: “In parte la riduzione dei trattamenti può essere legata a riorganizzazioni post-Covid, ma in Italia sta emergendo un problema strutturale: le coppie arrivano sempre più tardi a confrontarsi con la fertilità, e in molti casi, semplicemente, non ci arrivano mai. Si dilata il tempo della progettazione familiare, si tende a rinviare, e in tanti casi il desiderio stesso di genitorialità viene meno.” Il ginecologo evidenzia una frattura culturale crescente: “da un lato abbiamo tecnologie sempre più avanzate, capaci di supportare anche i casi più complessi; dall’altro, il contesto sociale non sostiene il progetto genitoriale. Mancano politiche di conciliazione, ma soprattutto manca un racconto culturale della genitorialità come scelta desiderabile. E questo vale ancora di più per le giovani generazioni”. Anche la crescita delle pratiche di preservazione della fertilità – oltre 30.000 nel 2022 – è da leggere secondo Vaiarelli come un segnale duplice: “Da una parte è positivo che sempre più persone si attivino per tutelare la propria fertilità futura. Dall’altra, però, si tratta spesso di un gesto individuale in un contesto sociale che continua a non dare tempi, tutele e prospettive per costruire davvero una famiglia”. Il report Eshre, il più completo a livello europeo sulla Pma, resta uno strumento fondamentale per monitorare l’evoluzione della medicina riproduttiva. Ma, conclude Vaiarelli, i dati clinici da soli non bastano: “Abbiamo bisogno di un’alleanza tra medicina, istituzioni e società per riportare al centro il tema della natalità, senza ipocrisie né moralismi, ma partendo da un dato di realtà: se non si vuole più diventare genitori, la medicina non basta”.