Il diabete continua a rappresentare una delle principali emergenze sanitarie del Paese. Lo evidenzia la Relazione al Parlamento 2024 sul diabete del Ministero della Salute, che fotografa una patologia in costante crescita, con un peso crescente anche sul fronte economico e farmaceutico. Oggi in Italia quasi un cittadino su 16 convive con il diabete, mentre le disuguaglianze territoriali e sociali aggravano l’incidenza della malattia. Allo stesso tempo, l’innovazione terapeutica spinge la spesa per i farmaci a nuovi record, trainata dalle nuove classi di antidiabetici di ultima generazione.
Il rapporto ministeriale aggiornato al 2024 conferma la portata della sfida sanitaria: in Italia si stimano circa 4 milioni di persone con diabete noto, pari al 6,2% della popolazione (6,9% uomini e 5,7% donne), con un ulteriore milione e mezzo di casi non ancora diagnosticati. La prevalenza cresce fino al 20% tra gli over 75 ed è più elevata nel Mezzogiorno (7,9%) e nelle Isole (7,4%), rispetto al Nord (circa 5,5-6,3%).
Il diabete di tipo 2 rappresenta circa il 90% dei casi ed è strettamente legato a obesità, sedentarietà e condizioni socioeconomiche svantaggiate: secondo il sistema di sorveglianza PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità, il 70% dei diabetici è in eccesso di peso e il 48% completamente sedentario. L’86% è in terapia farmacologica, soprattutto con ipoglicemizzanti orali (79%) e insulina (25%).
L’uso dei farmaci: tra innovazione e costi crescenti
Nel 2023 la spesa pubblica per i farmaci antidiabetici ha raggiunto 1,450 miliardi di euro, pari al 5,6% della spesa farmaceutica nazionale complessiva, con un incremento del +7,6% rispetto al 2022. I consumi, espressi in DDD (Defined Daily Doses), sono aumentati del 4,5%, toccando le 71,4 DDD ogni 1000 abitanti al giorno, pari a circa il 5,4% dei consumi totali di farmaci in Italia.
L’aumento è trainato in modo deciso dai farmaci di nuova generazione, sempre più diffusi nelle prescrizioni diabetologiche:
Le insuline, pur restando fondamentali nel trattamento del diabete di tipo 1 e nei casi avanzati di tipo 2, mostrano una contrazione della spesa (-36,1%) e dei consumi (-31,4%) dovuta sia alla progressiva diffusione di molecole più innovative sia alla riduzione dei costi delle insuline basali.
Nel dettaglio, l’insulina degludec associata alla liraglutide è il principio attivo più costoso (4,44 euro per giornata di terapia), seguita dalla semaglutide (3,50 euro) e dalla dulaglutide (4,09 euro). Quest’ultima, insieme alla semaglutide, registra un incremento record dei consumi: rispettivamente +52,3% e +75,9% in un solo anno, segno dell’adozione rapida di queste terapie a somministrazione settimanale, particolarmente apprezzate per efficacia e comodità.
Al contrario, le gliptine (inibitori della DPP-4), un tempo protagoniste, mostrano oggi una stabilizzazione o un lieve calo dei consumi, mentre le sulfaniluree e glinidi, ormai superate dalle linee guida, continuano a essere prescritte ma in riduzione costante (-6,4 DDD/1000 ab die), pur rappresentando ancora circa il 10% dell’uso totale.
Disuguaglianze territoriali e aderenza alle cure
Come per la diffusione della malattia, anche l’uso dei farmaci riflette un forte divario geografico. La prevalenza d’uso dei farmaci antidiabetici è del 6,5% a livello nazionale, ma sale al 7,7% nel Sud e nelle Isole, contro il 5,5% nel Nord e il 6,7% nel Centro. Una distribuzione coerente con la maggiore incidenza di obesità, sedentarietà e diabete in queste aree.
Sul fronte dell’aderenza terapeutica, il rapporto segnala una non aderenza del 23,9%, pur in diminuzione rispetto al 2022 (-12%). Le donne risultano meno aderenti (28,1%) rispetto agli uomini (23,9%). Inoltre, solo il 47,5% dei pazienti risulta ancora in trattamento dopo 12 mesi, con livelli più alti di persistenza al Nord. Tra i motivi principali: politerapia, eventi avversi, deficit cognitivi e scarsa interazione medico-paziente.
Parallelamente si evidenzia come le trasformazioni organizzative del servizio sanitario, come delineato dal DM 77, puntano a potenziare l’assistenza territoriale attraverso l’implementazione di centri diabetologici multidisciplinari, il ruolo attivo dei medici di medicina generale, delle case di comunità e della farmacia dei servizi, supportati da sistemi informatici integrati e dal Fascicolo Sanitario Elettronico interoperabile.
Questi interventi sono essenziali per garantire un accesso uniforme e personalizzato alle cure, rispondendo alle esigenze quotidiane delle persone con diabete. Nonostante i progressi, è imprescindibile continuare a investire in programmi di prevenzione, promuovendo stili di vita sani e agendo sui determinanti ambientali e comportamentali della malattia. Il PNRR rappresenta un’opportunità strategica per rafforzare ulteriormente l’assistenza diabetologica in Italia, favorendo la digitalizzazione, l’innovazione e la collaborazione tra tutti gli attori del sistema sanitario, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone con diabete e di contenere i costi sanitari a lungo termine.