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Ulss di Belluno, premialità ai mmg che prescrivono meno. È polemica

Il medico riceverà un euro a paziente se riuscirà a ridurre del 25% le prescrizioni con priorità B e 0,50 euro a paziente se prescriverà entro i tetti previsti per la spesa farmaceutica convenzionata procapite. Per la Fimmg, che ha firmato l’accordo, è un incentivo all’appropriatezza. Anche l’Omceo di Belluno plaude all’accordo. Ma Spi Cgil, Fp Cgil e Cisl Medici Veneto sono di tutt’altro avviso: “Non è così che si rilancia l’appropriatezza”.

di Endrius Salvalaggio
26 SET - “Come superare l'annoso problema delle liste d’attesa? Semplice, basta pagare i medici di base affinché riducano il numero di prescrizioni urgenti, attraverso un incentivo di un euro a paziente ai medici che riducono del 25% le prescrizioni con codice di priorità B (urgente) e 50 centesimi, sempre a paziente, se il medico di famiglia rispetta i limiti per le ricette dei farmaci convenzionati”. Sono le parole, scritte con tono polemico, con cui lo Spi Cgil Veneto contesta l’accordo concluso fra Ulss di Belluno e Fimmg, Snami e Smi, che prevede incentivi per i medici che prescrivono medico. Un accordo che mira ad essere esteso a livello regionale, secondo quanto riferito alla stampa locale dal segretario Fimmg Maurizio Scassola. Un accordo che, assicura Scassola, mira all’appropriatezza e non a tagli lineari. E questo, spiega il segretario Fimmg, affinché anche i mmg possano, assieme ad altri medici, dare un contributo allo smaltimento delle liste di attesa.

Un accordo accolto in tutt’altro modo dai sindacalisti Maria Rita Gentilin, segretaria generale dello Spi Cgil di Belluno e Ugo Agiollo, segretario dello Spi del Veneto. “Siamo allibiti e indignati, invece di procedere con l’adeguamento del sistema sanitario alle esigenze della popolazione tramite nuovi finanziamenti e nuove assunzioni, si è deciso di trasformare il medico di base in un economo, in un ragioniere pagato per contenere prescrizioni urgenti e ricette per farmaci convenzionati. Non è di certo questo il modo per rilanciare l’appropriatezza delle prestazioni”.

“Come Spi – continuano i due sindacalisti - abbiamo di recente evidenziato le storture di una sanità, quella veneta, considerata un tempo fiore all’occhiello in tutta Italia, in cui 7 cittadini su 10 non riescono a prenotare subito la prestazione tramite Cup, anche se urgente. Contro questo accordo lo Spi si batterà, sia contrastando da subito la convenzione del Bellunese sia scongiurando una diffusione di questo modello nell'intero Veneto, cosa che temiamo farebbe piacere ai vertici della nostra sanità”.

Sul tema dell’appropriatezza e della valutazione sull’efficacia è noto a molti da tempo, tant’è che è stato sempre materia di discussione e di studio. Ivan Bernini, segretario generale della FP CGIL del Veneto, evidenzia, peraltro, come il medico che invece di prescrivere una prestazione che riteneva opportuna e necessaria si dovesse attenere a indicazioni più legate alle politiche economiche che a quelle scientifiche, ne risponderà personalmente. “Fatte queste premesse e considerate le previsioni dell’accordo che si vorrebbe estendere in tutto il Veneto – dice Bernini - credo sia legittimo chiedersi almeno tre cose:1: se l’accordo che premia economicamente i medici di medicina generale nasce da evidenti e documentati eccessi prescrittivi che non rispondono alle linee guida nazionale, più che dare soldi affinché si rispettino quelle linee guida bisognerebbe toglierli ai medici; 2. se invece i medici ritengono che le prescrizioni sono fatte secondo regola, etica e competenza professionale non è “dando l’incentivo” in più che ti paghi l’eventuale denuncia; 3. per quale ragione un medico che ha sempre rispettato le linee guida, mettendo al centro etica, codice deontologico e responsabilità nei confronti del cittadino e delle proprie responsabilità professionali dovrebbe essere contento di un accordo di questa natura”.

Sull’accordo appena concluso, si fa sentire anche Francesco Di Bartolo di Cisl Medici Veneto, che chiede a chi ha appena concluso l’accordo se sono le prestazioni definite inappropriate a gravare sullo stallo delle liste d’attesa o l’effettiva carenza dei sanitari? “In questo modo, il medico si riduce ad essere un burocrate che deve far quadrare il bilancio e non un professionista che agisce con scienza e coscienza, applicando protocolli e linee guida e valutando la situazione del proprio paziente caso per caso” dichiara Di Bartolo.

Secondo il segretario regionale Cisl Medici Veneto, questa modalità metterebbe in dubbio, in primis, proprio il rapporto medico-paziente, fondato sulla stima, il rispetto e la fiducia. Si potrebbe insinuare il dubbio nei pazienti che meno prescrive e più guadagna il medico. In secondo luogo, si correrebbe il rischio di incentivare il ricorso alle prestazioni in libera professione, penalizzando chi non può permettersi accertamenti privati ad esempio i pensionati.

Interpellato il presidente OMCeO di Belluno, Stefano Capelli, risponde a favore della convenzione fra Ulss di Belluno e mmg. Evidenziando, che la soluzione di problemi così complessi quali risorse umane di profilo medico e in particolare in alcune aree periferiche e disagiate, e liste d'attesa, non esistono soluzioni miracolistiche. “Servono politiche con visione di sistema, con verifiche ed adeguamenti correttivi. Attivare quindi percorsi con obiettivo la riduzione non delle richieste tout court, ma delle richieste non appropriate è un elemento concorrente alla riduzione delle liste. Se questo a seguire e nell'ambito contrattuale della medicina territoriale convenzionata è previsto e ci sono le coperture, ben venga la convenzione appena sottoscritta”.

Endrius Salvalaggio

26 settembre 2023
© Riproduzione riservata

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