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Cessione ospedale S. Antonio di Padova. I sindacati giovedì in assemblea plenaria

Per il segretario aziendale Anaao Aulss 6 Euganea, Mirko Schipilliti, la procedura di trasferimento è stata “avviata su uno sfondo opaco dalle molteplici implicazioni” e “non può dunque ritenersi conforme alla normativa vigente”. Schipilliti parla di “un atto di inaccettabile prepotenza che rigettiamo in toto e rispediamo al mittente, impegnandoci a sostenere tutti i diritti dei medici e a denunciare ogni illegittimità nelle opportune sedi”.


19 NOV - Per discutere tutte le problematiche sollevate dal trasferimento dell'Ospedale Sant'Antonio dall’ Aulss 6 Euganea all'Azienda Ospedale-Università di Padova, i medici hanno indetto un'assemblea plenaria intersindacale presso l'Ospedale Sant’Antonio giovedì 21 novembre dalle 14.45 alle 17. Ad annunciarlo l’Anaao Veneto in una nota.

“Nonostante tutto quello che è accaduto negli ultimi 6 mesi (petizioni con circa 3000 firme contrarie, un sondaggio promosso da “Il Mattino di Padova” che ha evidenziato la contrarietà del 75% dei padovani, il ricorso al TAR da noi presentato, 12 comunicati stampa e rassegne collegate, 12 lettere protocollate di incontri, 2due interrogazioni parlamentari in Senato (da Laura Stabile e Loredana De Petris, ndr), assemblee sindacali, varie manifestazioni pubbliche promosse da associazioni di cittadini) il confronto con le Direzioni Generali si è rivelato antidemocratico e reticente irriverente e deprimente sotto ogni profilo”, afferma il segretario aziendale Anaao Aulss 6 Euganea, Mirko Schipilliti. Per Schipilliti “la procedura di trasferimento avviata su uno sfondo opaco dalle molteplici implicazioni non può dunque ritenersi conforme alla normativa vigente, un atto di inaccettabile prepotenza che rigettiamo in toto e rispediamo al mittente, impegnandoci a sostenere tutti i diritti dei medici e a denunciare ogni illegittimità nelle opportune sedi”.

Prosegue, dunque, la protesta dei sindacati contro l'avviato trasferimento dichiarato l'8 novembre, contestato dai sindacati dei medici l'11 e seguito da una riunione delle due amministrazioni con tutti i sindacati il 13, ha posto in primo piano una serie di punti irrisolti e a cui le Direzioni Generali non hanno risposto. “Elementi salienti che si sarebbero dovuti affrontare nei mesi precedenti coi lavoratori a fronte delle richieste presentate – dichiara Schipilliti – ed evitati sistematicamente svilendo le relazioni sindacali, praticamente azzerate nell'annullamento di ogni confronto responsabile, verso una condotta antisindacale inaccettabile, con una lista di nodi sul trasferimento davvero sconcertante”.

Questi, in sintesi, i punti critici rilevati dall’Anaao.

Informazione. “Come ribadito insieme agli altri sindacati, la “completezza dell'informativa” dichiarata sulla lettera di trasferimento è infondata. Subito dopo la pubblicazione della delibera 835 sul “cronoprogramma” del trasferimento abbiamo risposto ritenendo incompleta l'informativa fornita all'unica riunione del 16 settembre. Si tratta pertanto di una dichiarazione falsa su un atto pubblico”.

Motivazioni. “E’ il punto che ha suscitato più tensione, il vero nodo mai affrontato. Il comma 1 dell'art. 47 legge 428/1990 inerente il trasferimento di ramo d'azienda specifica che nell'ambito della comunicazione di trasferimento fornita per iscritto “l'informazione deve riguardare: a) i motivi del programmato trasferimento d'azienda”. Motivi mai forniti. Non vi sono nemmeno giustificazioni ravvisabili nella letteratura scientifica. Le Direzioni Generali, chiamate a firmare l'atto di trasferimento con tutte le sue implicazioni giuridiche e patrimoniali, hanno risposto appellandosi alle schede ospedaliere e a una motivazione “politica”. Abbiamo chiesto di metterlo a verbale, poiché confondono il risultato - richiesto dalla Regione, che si occupa dell'organizzazione sanitaria – con le ragioni che ne giustificano la realizzazione (economiche, organizzative, prestazionali, coi vantaggi reciproci prima e dopo la cessione). Lo ha detto bene la sentenza della Cassazione n.1532 del 26.01.2010, e ribadito nella sentenza n. 23067 dell'11.11.2016, per cui “la Regione rimane normalmente estranea alla concreta gestione dei servizi socio-sanitari, […] non sono ad essa riferibili in via diretta gli effetti degli atti posti in essere dai predetti enti nell’esercizio delle rispettive funzioni”. Per di più, le schede ospedaliere non citano nemmeno il trasferimento di ramo d'azienda come procedura, ma parlano solo di “comodato d'uso gratuito”. Chi vuole giocare al trasferimento è pregato di rispettare le regole del gioco. Altrimenti lasci la partita, è ancora in tempo”.

Quote aggiuntive sulle prestazioni e responsabilità erariale. “E’ è il secondo nodo che ha acceso la discussione. È noto da anni che un'Azienda ospedaliera-universitaria riceve una quota aggiuntiva per quello che eroga (quota principalmente legata a didattica e ricerca) ma che la ULSS, che gode invece di una quota capitaria fissa, dovrà rimborsare senza battere ciglio, col pericolo inevitabile di impoverire le risorse. Un meccanismo precisato anche sul British Medical Journal dalla Scuola Sant'Anna di Pisa, con punte di maggiorazione fino al 30%. Del resto lo stesso Direttore Generale dell'Azienda Ospedale-Università Luciano Flor aveva dichiarato in un incontro pubblico sul tema nel luglio scorso a Palazzo Moroni (vedi video a fondo pagina, minuto 6.20) “che le due aziende abbiano interessi contrapposti sul bilancio non si può negare. Quando io faccio una prestazione genero un costo per la Ulss”. Smentiscono tutto? Un flusso di oltre 10000 ricoveri, oltre 6500 interventi chirurgici all’anno in sala operatoria (chirurgia generale, ortopedia, urologia, oculistica) e oltre 10000 accessi per interventi di diagnostica gastroenterologica e oculistica, più di 30000 accessi annui al Pronto Soccorso, migliaia di prestazioni specialistiche, rappresentano un mare che fa indubbiamente gola a un'Azienda ospedaliera-universitaria, col rischio di incorrere in un danno erariale privando i padovani del loro unico ospedale Ulss cittadino. Li mandiamo a Piove di Sacco? Oppure a Schiavonia, Cittadella e Camposampiero”

"Il valore dichiarato della “produzione” del Sant’Antonio è di oltre 55 milioni di euro, con un valore patrimoniale dichiarato di quasi 33 milioni. Si temono forse i “piani di rientro” per le Aziende ospedaliero-universitarie? C’entra poi qualcosa quanto riportato nella relazione della Corte dei Conti sui bilanci d’esercizio 2017 delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere del Veneto, evidenziando che nel biennio 2016-2017 “l’Azienda Ospedaliera di Padova presenta la più elevata diminuzione del Patrimonio Netto tra le aziende venete (-19,1%)”?

Unitarietà del ramo d’azienda. “La normativa sul trasferimento prevede che il “ramo” così identificato deve presentare una sua unitarietà ben identificata prima e dopo la cessione, e non che esso venga identificato come tale al momento del trasferimento, altrimenti chiunque potrebbe inventarsi rami da cedere. Sebbene dal Sant'Antonio fuoriescano prestazioni, nell'Atto aziendale della ULSS Euganea “l'erogazione diretta dell'attività ospedaliera da parte dell'Azienda sia assicurata attraverso tre Presidi ospedalieri di rete”. “Presidio ospedaliero di rete su 2 sedi: ospedale Sant'Antonio e Ospedale di Piove di Sacco”. “Le strutture ospedaliere articolate nelle diverse sedi previste insistono, ciascuno, in un distinto complesso edilizio”. Strano a dirsi, ma è così, un “complesso edilizio”. Il passaggio non può essere discrezionale, e il Sant'Antonio – le cui prestazioni di laboratorio e anatomia patologica sono acquistate all’Azienda Ospedaliera per un valore di oltre 9 milioni di euro all’anno – è da considerarsi invece unità produttiva con l’Ospedale di Piove di Sacco, non indipendente. E con quali criteri saranno scorporati fondi e risorse dei medici? Risposte? Nessuna”.

Comodato d'uso gratuito. "Non viene nemmeno citato nella lettera di trasferimento. Perchè? E perché “gratuito”? Coi suoi 27000 mq di superficie il Sant’Antonio è costato 150 milioni di euro. La DGR 246 dell’8.03.2019 “Bilancio Economico Preventivo Consolidato del SSR” ha evidenziato che l’Azienda Ospedale-Università di Padova presenta il più alto tasso di obsolescenza edilizia ed impiantistica fra gli ospedali veneti (79%) con un gap di quasi oltre il 20% rispetto alla media regionale. È per questo che il Sant’Antonio sarà ceduto?”

Conferenza dei sindaci. “Non è stato mai prodotto il parere della citata Conferenza dei Sindaci essendo mancato il numero legale. La dichiarazione del Presidente specifica la presenza di “alcune criticità”. Quali? La lettera è allegata alla delibera 835 sul “cronoprogramma” dell'Euganea. Risposte? “Chiedetelo ai sindaci!”. Imbarazzante”.

Data. “Perchè il trasferimento viene programmato dal 1° gennaio 2020 se le schede regionali danno un anno in più? Questioni fiscali? Per le prossime elezioni politiche regionali? Per sedare le proteste e favorire atteggiamenti remissivi?”

Retribuzioni. “La dichiarazione della Regione di aumentare i fondi per gli stipendi dei dipendenti dell'Azienda Ospedaliera di Padova – diffusa guarda caso il giorno prima della riunione del 13 novembre – non può essere utilizzata per tappare le proteste su stipendi attualmente inferiori in cui incapperebbero gli attuali medici del Sant’Antonio. Di quanto aumenterebbero in futuro? Qual è la proposta? E non è solo una questione di moneta, perchè il passaggio implicherà una carriera sotto l'influenza indiscutibile dell'ala universitaria per assegnare posizioni e incarichi. Buona fortuna. ANAAO ha inoltre già presentato ricorso contro il Protocollo d’intesa Regione-Università”.

Carenze di personale. “Da una stima effettuata sui piani dei fabbisogni di personale già pubblicati dalle due aziende, al netto del trasferimento del Sant'Antonio si evidenzierà una riduzione della carenza di personale medico del 3% in Azienda Ospedale-Università a scapito di un incremento della carenza del 2% all'Euganea. Quali sono i numeri a loro disposizione? Nessuna risposta".

Mobilità. "Si vorrebbero ridiscutere le richieste di trasferimento già presentate dal personale del Sant'Antonio fino ad ora bloccate. Bisognerebbe invece chiedere a tutti se vogliono restare in Ulss, oltre al fatto che i medici del Sant'Antonio non vogliono essere dislocati per coprire le carenze della sede di Via Giustiniani come tappabuchi, non sono una torta da spartire. Silenzio”.

Consultazioni. “E’ misero proporre una riunione, solo sulla mobilità, il 26 novembre, a due settimane dalla prima e fuori dai termini di legge di 10 giorni per la discussione. Ma a che gioco stiamo giocando?”
 

19 novembre 2019
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