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Chiudere immediatamente l’Ospedale di Locri?

09 SET - Gentile Direttore,
è una provocazione, si, ma forse neanche troppo. Tra le tante criticità di una struttura in evidente affanno e che tenta di erogare salute ad un bacino di utenza di oltre 130000 abitanti, quella della radiologia continua ad avere la maggior ricaduta negativa sulla qualità dell’assistenza sanitaria offerta. Ed è incredibile come non si riesca in alcun modo ed in attesa di tempi migliori, se non a risolverla, quanto meno a metterci una pezza che abbia un minimo di efficacia. Il Ministero ne è a conoscenza già da tempo, avendo Beatrice Lorenzin inviato, sul finire dello scorso anno, una commissione ispettiva all’Ospedale di Locri.
 
Commissione che ha ufficialmente bollinato gli inadempimenti della struttura, legati principalmente alla drammatica carenza di personale. Ma da allora, al di la di grandi promesse da parte di tutti, dal Lungotevere Ripa di Roma a via Diana di Reggio Calabria, transitando attraverso i vari Municipi della Locride, tra un proclama ed uno spot elettorale in vista delle politiche del 4 Marzo, dall’inizio dell’anno ad oggi nulla è stato fatto, tra la rassegnazione degli utenti e la disperazione frammista a rabbia degli operatori sanitari.
 
Ed a nulla sono valse le nostre note, a QS  ed a tutte (vedi allegato) le figure istituzionali competenti in materia di tutela della salute e della pubblica incolumità. Resta solo da capire che razza di Paese sia quello in cui, mentre da una parte deflagra la grancassa mediatica per la vicenda dei due cartoni e si inviano i NAS per le opportune verifiche, dall’altra per i reali problemi della sanità calabrese, quelli che espongono a rischio la vita degli utenti, il silenzio permane totale.
 
Il Paese è quello in cui l’allerta urlato dai tecnici si perde superficialmente nel vuoto. Salvo poi, quando crollano i viadotti, piangere i morti e cercare di addossare ad altri le responsabilità. Nello specifico, però, nessuno potrà dire che non sia stato adeguatamente informato. Torniamo a noi. Nella sede dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria la lentezza organizzativa non lascia margini di giustificazione. Tempi tecnici decisamente troppo lunghi tra la data di pubblicazione dell’avviso per l’incarico a tempo determinato (4 aprile), quella di convocazione per il colloquio (25 giugno) e la formulazione di una graduatoria che non ci risulta a tutt’oggi essere ancora stata pubblicata. E ciò nonostante fosse fin troppo facile prevedere che l’estate, con il suo carico di ferie del personale da una parte e l’incremento della popolazione e della traumatologia dall’altra, avrebbe fatto implodere un sistema dal compenso già precario.
 
Scorrendo l’albo pretorio aziendale troviamo un bando di mobilità per due soli Medici specialisti da destinare alla Radiologia di Locri. Francamente riteniamo che se questo numero fosse il reale indicatore della dimensione del problema, la criticità sarebbe stata di facile gestione, coincidendo essa con gli standard che in Calabria siamo ormai abilmente soliti fronteggiare. In quel caso, infatti, ad essa si sarebbe potuto sopperire ricorrendo alle prestazioni aggiuntive acquistate dalle Aziende limitrofe, garantendo così la continuità di un servizio, la Diagnostica per immagini, che è lo stesso Ministero a considerare essenziale in un Ospedale sede di Dipartimento di Emergenza ed Accettazione di primo livello. Ma nessuna richiesta in tal senso è stata, per quanto ci risulti, effettuata.
 
Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ben altre sono, invece, le dimensioni del problema e ben altri sono i numeri necessari. E, oltre alla richiesta di un ben più cospicuo numero di radiologi, è doveroso vengano parallelamente snellite le procedure di reclutamento del personale, soprattutto di quello a tempo determinato, nelle more di acquisizione di quello a tempo indeterminato.
 
E ciò soprattutto in considerazione del fatto che la norma prevede che gli avvisi di mobilità precedano i pubblici concorsi e che, con la modifica Madìa al D. Lgs. 165/2001, per poter il dipendente fruire dell’istituto della mobiità è necessario gli sia concesso il nulla osta da parte dell’Azienda di provenienza. Cosa ben difficile da ottenere con la penuria di Medici Radiologi che affligge molte Aziende in tutta Italia.
 
E nel frattempo? La copertura dei turni notturni per cosi dire “vacanti” che comportano l’interruzione del servizio, dev’essere garantita immediatamente col ricorso alle prestazioni aggiuntive previste dalla vigente normativa contrattuale, magari, se insufficiente il personale interno, richiedendole alle altre Aziende e provvedendo, come già accade in altre zone della Calabria, anche al rimborso carburante per compensare il loro inevitabile disagio. E, ove non si trovassero neanche così radiologi disponibili, predisporre, codificando Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali ad hoc, la centralizzazione dei codici rossi direttamente allo Spoke di Polistena o all’Hub di Reggio Calabria, evitando inutili e pericolose perdite di tempo.


Dott. Domenico Minniti
Presidente AAROI EMAC (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica), Sezione Calabria


09 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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