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Professioni sanitarie. Iscritti al nuovo Ordine 5 mila addetti su 20 mila. In una tavola rotonda i nodi del lavoro e della formazione

Il presidente del nuovo Ente Franco Ascolese: “Chi non si iscrive all’Ordine professionale può essere perseguito per esercizio abusivo della professione”. Sul tappeto il nodo dei concorsi lumaca e delle Piante organiche di Asl e ospedali che non tengono conto di tutti i profili formati nelle Università e rappresentati dal nuovo Ente

11 NOV - Professioni sanitarie: dopo la creazione del nuovo Ordine professionale diventato contenitore unico dei Tecnici sanitari di radiologia medica e di altri 18 profili delle professioni sanitarie tecniche (disposto con la legge n. 3 del gennaio del 2018, tutti sono tenuti ad iscriversi al nuovo Ordine professionale, pena la perseguibilità per esercizio abusivo della professione.

20 mila addetti
“In Campania su circa 20 mila addetti, ad iscriversi al nuovo ente di autogoverno Ono stati sinora circa 5 mila professionisti, che hanno aderito alla piattaforma informatica - avverte Franco Ascolese, presidente del nuovo Ordine per le province di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta (Salerno viaggia da solo), già leader dell’Albo dei tecnici sanitari di radiologia medica che ha svolto il ruolo di centro aggregatore - stiamo lavorando per completare le adesioni, affiancando tutti i colleghi rispetto a questioni aperte e spinose che vanno dal vaglio e validazione dei titoli di studio e formativi al nodo dell’aggiornamento fino alla rappresentanza nei confronti degli enti sanitari preso le quali queste professioni lavorano ogni giorno”.

A tracciare il punto della situazione un incontro che si è concluso ieri al Centro direzionale, presso l’auditorium della Regione Campania. Alla Tavola rotonda, centrale nella giornata di lavoro, hanno partecipato, oltre a Franco Ascolese, Antonella Guida, dirigente di staff della direzione salute dell’assessorato regionale, Gaetano D’Onofrio, direttore sanitario aziendale dell’Auo Federico II e Sergio Crispino presidente di Aiop Campania (Case di cura).

Le piante organiche
“Siamo pronti a coinvolgere i rappresentanti delle nuove professioni ai tavoli tecnici di lavoro regionali sulla Sanità - ha spiegato Antonella Guida - perché si tratta di titoli e professionalità spendibili e applicabili nelle varie realtà per superare insieme difficoltà applicative e altri nodi. Voi siete una ricchezza - ha aggiunto - non un problema e il nuovo Ordine professionale è un’occasione per approfondire e conoscere tutti i profili rappresentati, per giungere ad una omogeneità amministrativa e burocratica nell’ambito, ad esempio, della abilitazione dei percorsi formativi. Esiste un problema di censimento, di validazione dei titoli conseguiti all’estero, di definizione dei fabbisogni di salute rispetto ai numeri dei professionisti impiegati che si legano al fabbisogno del personale non sempre rappresentato nelle piante organiche delle Asl”.
 
L’invito è dunque a farsi avanti, a rappresentare alle Asl, grazie alla nuova autorevole interfaccia dell’Ordine professionale, le collocazioni lavorative dei profili tecnici non presenti nelle Piante organiche ma previsti dagli ordinamenti formativi.

“Nodi sul tappeto che cercheremo di sciogliere uno ad uno - ha concluso Ascolese - partendo dalla penuria dei concorsi rispetto ai fabbisogni già certificati (con il contestuale affidamento di mansioni tecniche improprie spesso agli infermieri) per finire alla mancata definizione dei posti di dirigente, previsti per legge per tutte le tre aree (tecnica, della riabilitazione e prevenzione) professionali rappresentate”.

I nodi da sciogliere
Investire sulle Professioni Sanitarie non mediche per avere un incremento dell'appropriatezza delle prestazione e della qualità dei Servizi Sanitari (le PPSS faranno la differenza), rispettare la legge regionale n. 4/2001 che istituisce la dirigenza delle professioni sanitarie ed i rispettivi servizi sanitari, assenza di Servizi specialistici diretti dai dirigenti delle rispettive professioni sanitarie, con un abbassamento della qualità dei servizi resi alla collettività le principali aree su cui puntare senza trascurare la formazione di base dove è richiesto di rivedere gli Ordinamenti didattici dei Corsi di laurea in Tecniche della prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro (che devono essere molto più professionalizzanti e rispondenti alle concrete competenze tecnico-sanitarie richieste dalle imprese e dal mondo del lavoro laddove, in genere, il 40% degli insegnamenti che si ritrovano nei piani di studio in quasi tutte le Università non trovano alcun utilizzo nelle realtà lavorative o comunque risultano molto distanti dalla professione.

E poi ancora identificare e codificare meglio gli ambiti di competenza, le attribuzioni e le funzioni del Tecnico della prevenzione che, nei diversi ambiti operativi, risulta impossibilitato a svolgere alcune peculiari funzioni del suo profilo in quanto riconosciute dalla norma solo per altre professioni. Ovvero svolte anche dai dirigenti con conseguenti aumenti rilevanti dei costi delle prestazioni del Servizio sanitario regionale (vedi funzioni ispettive proprie del profilo professionale che devono essere obbligatoriamente validate da dirigenti di professionalità diversa come Medici o veterinari, in seguito a decreti regionali della regione Campania). L'assenza, infine, di una cassa previdenziale per i tecnici della prevenzione che svolgono la libera professione. 
 
Ettore Mautone 

11 novembre 2018
© Riproduzione riservata

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