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Coronavirus. Boom di contagi in 24 case di riposo

Una tragedia annunciata, secondo Cgil-Cisl-Uil, che puntano il dito contro la carenza di protezioni per il personale sanitario e di un piano che armonizzi le azioni fra Azienda Sanitaria e case di riposo. Contestato anche il mancato coinvolgimento dei sindacati: “Sappiamo che Riccardi sta lavorando ad un piano per affrontare l’emergenza e lo sta facendo adesso, a otto settimane dall’inizio della pandemia, ma sappiamo troppo poco su quello che sta accadendo”. Chiesta anche più trasparenza sui dati dei contagi.

14 APR - Trentanove tamponi positivi al Coronavirus su quaranta. Sono questi i numeri con cui deve fare i conti la casa di riposo la Primula di Trieste. Una delle ventiquattro realtà di ricovero per anziani presenti nella Regione Friuli Venezia Giulia, colpite dai contagi che, in termini dei decessi totali regionali da Covid-19, rappresentano circa il 40%. Una tragedia annunciata fanno sapere le sigle sindacali Cgil-Cisl-Uil attraverso i rispettivi responsabili sanità e welfare Rossana Giacaz, Luciano Bordin e Magda Guarin, sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista assistenziale. Mancano: protezioni per il personale sanitario, un piano che armonizzi le azioni fra Azienda Sanitaria e casa di riposo, personale, dati chiari sui contagiati in queste strutture.
 
“Se in piena epidemia da virus Covid-19, in posti come le case di riposo – denunciano Cgil-Cisl-Uil – non dai agli operatori i DPI necessari per proteggersi e per proteggere i nonni ospiti e non fai nemmeno i tamponi e, quindi, non suddividi i negativi dai positivi, poi non scandalizziamoci se ci sono oltre venti case di riposo contagiate, con oltre cinquecento contagiati fra ospiti e operatori”. A preoccupare i sindacati non c’è solo l’andamento dei contagiati nei centri residenziali per anziani, che di giorno in giorno è in aumento, ma quello che fa loro esprimere sconcerto è la mancanza di un piano regionale strategico per l’emergenza, oltre alla mancanza di inclusione da parte della regione.
 
“Non c’è interlocuzione fra noi sindacati – continuano Cgil-Cisl-Uil – e la Regione FVG; anzi, se vogliamo dare un nome e un cognome, non c’è confronto e non c’è un dialogo, fra noi sindacati e il vicegovernatore con delega alla salute Riccardi Riccardo. Sappiamo che sta lavorando ad un piano per affrontare l’emergenza e lo sta facendo adesso, a otto settimane dall’inizio della pandemia, senza un confronto con i sindacati. Non sappiamo, quindi, le strategie che la Regione ha intenzione di adottare/attuare, non abbiamo i dati effettivi sul personale infetto e quindi abbiamo chiesto alla direzione centrale che ci dia i dati dettagliati fra i sociali e sanitari. A otto settimane dalla pandemia non sappiamo ancora come verranno sostituiti i contagiati e da chi. Sappiamo troppo poco su quello che sta accadendo”.
 
Nelle case di riposo in FVG c’è in atto un costante aumento di contagi e di decessi, e questo è materiale di denuncia verso i Prefetti da parte di Ordini e Sindacati. Le stesse sigle sindacali insistono nel dire che fino ad ora è mancata una strategia condivisa fra Assessore alla salute Riccardi Riccardo e parti sindacali e quel poco che è stato fatto di strategico, come le linee guida da adottare nelle case di riposo il 21 marzo scorso, è stato fatto con sufficienza.
 
“La situazione che stanno vivendo ora le case di riposo – scandiscono Cgli-Cisl-Uil – è un disastro annunciato. Basta leggere le ultime linee guida laddove, per alcune case di residenza per anziani (non per tutte, perché esistono anche delle eccellenze), le misure di contenimento del virus sono da “condannare”: è previsto che gli ospiti con sospetta o con positività al Covid-19, di “provvedere ove possibile”, all’isolamento dell’ospite in stanza singola, dotata di buona ventilazione e servizi igienici dedicati; ci preoccupa quel “ove possibile” perché lascia aperto a tante soluzioni tranne a quella dell’isolamento. Si prevede poi di concentrare le attività assistenziali del mattino (es. terapia/colazione/igiene) al fine di ridurre gli accessi alla stanza dell’ospite e ridurre l’utilizzo di troppe mascherine e troppi guanti. Ci saremmo aspettati il contrario, ossia un’intensificazione degli accessi in camera, anche ogni ora, con le opportune protezioni, per sollevare queste persone sofferenti nel fisico e nello spirito. Non possiamo pensare che delle linee guida, emanate dalla Regione il 21 marzo scorso e che ci risultano appena sufficienti, siano lo strumento adatto per affrontare l’emergenza nelle case di riposo. E poi, in tempo di coronavirus concentrare le attività assistenziali dando indicazioni agli operatori sul minutaggio, proprio non ci sta’!”.
 
Endrius Salvalaggio

14 aprile 2020
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