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Governo clinico. Spunta l’ipotesi dell’assicurazione obbligatoria per i professionisti


La Commissione Affari Sociali ha praticamente concluso l’esame degli emendamenti al ddl governo clinico. Ma la proposta da parte del relatore di un nuovo articolo sull’assicurazione obbligatoria del professionista a tariffe nazionali, costringerà la commissione a nuove audizioni.

17 FEB - Ieri la Commissione Affari Sociali di Montecitorio con l’esame e l’approvazione di alcuni emendamenti agli ultimi due articoli rimasti il 7 (limiti di età) e l’8 (Programmazione e gestione delle tecnologie sanitarie) ha praticamente concluso il lavoro sul ddl governo clinico.
Il relatore Domenico Di Virgilio (Pdl) ha però proposto un ulteriore articolo, chiamato 8 bis che prevede l’assicurazione obbligatoria per il personale medico, il personale sanitario e le aziende sanitarie. 
 
Nelle intenzioni la proposta del relatore si propone essenzialmente di risolvere l’esplosione dei costi delle assicurazioni mediche, che si riflette sui costi a carico dell'utenza dei servizi professionali e sui costi generali del sistema sanitario. In particolare, l’articolo aggiuntivo proposto prevede che il ministro della Salute proponga modelli nazionali di polizza assicurativa del personale medico e del personale sanitario, tenendo conto di determinati criteri.
 
“Come relatore – spiega a Quotidiano Sanità, Di Viriglio – ho messo un emendamento sull’assicurazione dei medici delle aziende sanitarie, come giustamente dico io richiesto dal governo per la tutela dei diritti dei cittadini che si trovassero in difficoltà e degli operatori sanitari in modo da ritrovare una serenità dentro le strutture sanitarie. Nel rispetto dell’autonomia regionale abbiamo quindi deciso insieme come Commissione di aprire una serie di audizioni chiamando su questo le regioni, la Federazione dei medici, le organizzazioni sindacali più significative e le assicurazioni”.
 
Su questo punti le posizioni all’interno della Commissione sono diverse. Donata Lenzi (Pd) pur riconoscendo che esiste un problema relativo ai costi delle assicurazioni mediche, ritiene che la “soluzione non sia contenuta nell’articolo aggiuntivo predisposto dal relatore”. In particolare le sue perplessità sono relative all’espressione: “modelli nazionali di polizza assicurativa del personale medico”. Oltre a ciò la deputata del Pd teme che l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria possa “entrare in contrasto con la normativa sulle liberalizzazioni, in corso di approvazione presso il Senato”. Giovanni Mario Salvino Burtone anche lui del Pd ha fatto notare come “il tema dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità del professionista andrebbe più opportunamente trattato nell'ambito di un progetto di legge sul rischio clinico”.
 
Anche la Lega con Francesca Martini ha espresso perplessità sull’articolo aggiuntivo. In particolare l’ex sottosegretario ha fatto riferimento “alle spese che i pazienti sono costretti a sostenere al fine di provare l'esistenza di un nesso di causalità tra il comportamento del medico e il danno subito”. E in più teme “che un eventuale contratto nazionale possa tradursi in un pregiudizio per le regioni che hanno ben gestito la sanità, in quanto vi è il rischio che esso vada a tamponare le situazioni di disavanzo presenti in altre regioni”.
 
Antonio Palagiano (Idv) ritiene che quello “dell’assicurazione obbligatoria del professionista sia un tema così rilevante da non potersi esaurire in poche battute”. E nell’affermare ciò ha richiamato alcuni dei numerosi profili problematici ad esso connessi.”dal lievitamento dei costi alle compagnie assicurative che non vogliono assicurare i medici, al malcostume per cui alcuni avvocati si accordano con i propri clienti nelle cause contro i medici, nel senso di assisterli gratuitamente, per poi pretendere una parte del risarcimento in caso di vittoria della causa”.
A questo punto presumibilmente l’approvazione definitiva del ddl con conseguente passaggio in Aula slitterà di qualche settimana proprio per dar modo alla Commissione di svolgere, come deciso, tutte le audizioni del caso.
 
Per quanto riguarda gli altri emendamenti approvati relativamente all’articolo 7 è stabilito che il limite massimo di età per il collocamento a riposo dei dirigenti medici e sanitari del Ssn, compresi i responsabili di struttura complessa e i ricercatori universitari sia al compimento del sessantasettesimo anno di età. Però se l’interessato lo richiede, sentito il collegio di direzione, il limite può essere spostato al settantesimo anno. Queste disposizioni si applicano anche gli universitari e al personale medico universitario delle analoghe professionalità della dirigenza del Ssn convenzionato con il Ssn.
Per quel che concerne l’articolo 8 “le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, le aziende ospedaliero-universitarie e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto pubblico, possono costituire, nei loro ambito, organismi o enti no-profit, per la raccolta di fondi atti all'acquisizione di tecnologie sanitarie ritenute di interesse strategico per lo sviluppo della risposta sanitaria aziendale”.

17 febbraio 2012
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