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Emilia Romagna. Polemica infermieri medici sul 118. Ma come stanno le cose? Lo abbiamo chiesto ai presidenti di Bologna e Ravenna. E le risposte non chiudono il caso


Pizza e Falcinelli respingono le accuse di aver eretto "barricate per non far evolvere la figura professionale degli infermieri". Ma cosa stia effettivamente accadendo dopo l’attribuzione di atti medici agli infermieri del 118 non è chiaro. “Stiamo analizzando i documenti forniti dalle Asl, ma non c’è alcun contenzioso in atto” dice Falcinelli. Ma Pizza conferma: "La questione è all'attenzione dell'Ordine". 

30 OTT - “Non si tratta di difendere il proprio orticello ma la salute dei pazienti, e di allontanare il rischio dei medici di venire colpiti da procedimenti e del personale infermieristico di essere costretto a compiere procedure anche complesse in assenza di una formazione adeguata e di un profilo professionale stabilito per legge non corrispondente”. Così Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei medici di Bologna, mette in chiaro la posizione dell’Ordine in merito alle polemiche di questi giorni sulle procedure e istruzioni operative che alcuni medici avrebbero redatto per regolamentare l'intervento di infermieri sulle ambulanze del 118, attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico.

Non è la prima volta, infatti, che in Emilia Romagna gli Ordini dei Medici intervengono per chiedere che non vengano attribuiti agli infermieri atti medici, ma ancora una volta si rischia, secondo Pizza, di confondere le ragioni della protesta con la mera difesa di un potere che sarebbe in mano ai medici grazie alla competenza esclusiva su determinati atti e procedure assistenziali. “Nessuno ce l’ha contro gli infermieri. Ma se vogliono compiere determinati atti, va stabilito per legge che abbiano la giusta formazione e la giusta attribuzione di responsabilità per farlo. Allo stato attuale non ce l’hanno, e non è giusto che alcuni medici chiedano agli infermieri di compiere atti per i quali non sono stati preparati, così come non è giusto che la colpa di un eventuale decesso o addirittura di un eventuale errore compiuto da un infermiere debba comunque ricadere sul medico, unico vero responsabile dell’assistenza”. E sulla stessa lunghezza d’onda interviene Stefano Falcinelli, presidente dell’Ordine dei medici di Ravenna.

Pizza spiega che già lo scorso anno l’Ordine dei medici di Bologna aveva avviato dei procedimenti disciplinari nei confronti di alcuni medici che avevano autorizzato gli infermieri del 118 a compiere atti non attribuiti al loro profilo dalla legislazione, “ma il direttore generale dell’Ausl, Francesco Ripa di Meana, e il direttore sanitario, Massimo Annichiarico, ci chiesero di affrontare la questione al di fuori dei provvedimenti disciplinari, anche tenuto conto della buona fede dei medici che avevano redatto queste istruzioni. I colloqui iniziarono, ma si fermarono quando Ripa di Meana e Annichiarono lasciarono la Ausl per assumere altri incarichi altrove”, spiega Pizza.
 
Sulla questione abbiamo sentito anche Stefano Falcinelli, presidente dell’Ordine dei medici di Ravenna. "Ora la questione è tornata alla ribalta a seguito di un esposto dello Snami, che tuttavia risale allo scorso 3 aprile. Chi è che ha ritenuto di far uscire la notizia a così tanti mesi di distanza e con quale obiettivo?”, si chiede Falcinelli, spiegando che l’Ordine di Ravenna non ha avviato alcun provvedimento disciplinare nei confronti dei medici in questione né che sono stati presentati esposti alla Procura. “Non lo abbiamo fatto noi ma, per quanto ne so, non lo hanno fatto neanche gli altri Ordini dei Medici coinvolti”.
 
Pizza, invece, preferisce mantenersi vago sull’esistenza di provvedimenti disciplinari nei confronti di altri medici, “perché è un atto interno di cui non posso discutere”, ma ribadisce che “la questione è alla nostra attenzione. Abbiamo ricevuto ancora una volta una richiesta da parte della direzione generale e sanitaria dell’Ausl di Bologna di procedere a degli incontri. Uno è già avvenuto, e ne seguiranno altri, nei quali verranno coinvolti gli altri ordini e ausl della Regione per trovare una soluzione omogenea”.

A Ravenna, d'altro canto, ci dice Falcinelli, “abbiamo ricevuto i protocolli applicati dalle Asl, che sono ponderosi e che stiamo valutando con attenzione. Ci sembra, però, che le premesse della documentazione che mi è stata fornita non debba causare tali allarmi, perché si parla di percorsi formativi per ’gli infermieri, di definizione di protocolli diagnostici/terapeutici e si parla di imprescindibile prescrizione medica. Sono basi dalle quali mi sembra che possa nascere solamente un buon rapporto di collaborazione, non certo un contenzioso. Ma la questione va approfondita e vanno chiariti molti aspetti”. Anche per Falcinelli il punto critico è quello della “responsabilità professionale. Deve essere chiaro chi fa cosa e chi se ne assume le responsabilità”.

Indubbiamente, la questione del 118 è particolare, dal momento che non è sempre prevista sulle ambulanze la presenza di un medico. “In pratica – è l’opinione di Pizza - in Italia si è deciso di rispondere all’emergenza programmata ritenendo che non fosse necessario la presenza del medico. Vorrei chiarire che i medici non ce l’hanno con gli infermieri. Loro stessi sono vittime di questo sistema, posti in una condizione di grande difficoltà senza avere il profilo professionale e giuridico per affrontarla. Allo stato attuale, infatti, il profilo di competenze infermieristiche non prevede il compimento di atti medici né è permesso e permissibile che i medici devolvano agli infermieri la loro professionalità. È una questione di sicurezza dei pazienti e di tutela dei professionisti, nessuna guerra di retroguardia”.

Pizza, piuttosto, punta il dito contro la politica: “Nel 1978 i politici hanno deciso di costruire un servizio sanitario nazionale che garantisse l’assistenza a tutti e questo servizio oggi non è più sostenibile, come era ovvio che accadesse se oltre ai malati si decide di occupasi anche della popolazione sana. Ma questo servizio non l’hanno deciso i medici, lo hanno deciso e promesso i politici. Che oggi vengono a scaricare sui medici le difficoltà del sistema. Non possiamo accettarlo”.

Ma il presidente dell’Ordine dei medici di Bologna non si dice contrario all’attribuzione di nuove competenze agli infermieri. Anzi, si dice “a favore di una legge che modifichi il profilo professionale degli infermieri dando loro competenze ma anche un’adeguata formazione per compiere determinati atti. Se domani ci sarà una legge che, come accade in altri Paesi, metterà gli infermieri nelle condizioni di compiere in sicurezza questi atti e di rispondervi in termini di responsabilità, l’Ordine dei Medici di Bologna non avrà nulla da ridire”.
 
Lucia Conti

30 ottobre 2015
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