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Remunerazione farmacie. Intervista a Racca (Federfarma): “Il ministero ci ha garantito che non imporrà soluzioni unilaterali”

di Lucia Conti

Per la presidente dei titolari di farmacia non c’è quindi da preoccuparsi per la prossima scadenza per trovare un accordo interno alla filiera fissata dalla legge al 31 dicembre. Ma gli impegni da realizzare entro fine anno sono comunque numerosi: “Dobbiamo aggiornare l’analisi sull’andamento della redditività delle erogazioni in regime convenzionato e fare simulazioni sulle proposte scaturite dal recente incontro di filiera, consultarci con tutti gli attori e valutare ogni possibilità”

24 NOV - Nessun timore da parte dei titolari di farmacia per la scadenza del 31 dicembre come termine ultimo per trovare un accordo interno alla filiera sul nuovo sistema di remunerazione. “Dal Ministero abbiamo sempre ricevuto la garanzia che non avrebbero mai imposto soluzioni, ma piuttosto atteso un progetto condiviso dall’intera filiera del farmaco”, spiega la presidente di Federfarma,  Annarosa Racca al nostro giornale che, all'avvicinarsi della scadenza di fine anno, ha sondato i protagonisti della filiera sullo stato dell'arte della riforma della remunerazione per farmacisti e grossisti ormai attesa da diversi anni.
 
Prima di Racca è interventuta Assofarm, mentre l'associazione dei grossisti Adf ha preferito al momento non rispondere non in attesa di nuovi sviluppi.
 
Presidente Racca, i tempi per trovare un accordo per la nuova remunerazione sono in scadenza, ma il confronto è stato a lungo fermo. Perché si è fermato?
In realtà la volontà al confronto non è mai mancata. Lo testimonia il lavoro svolto da una apposita commissione che ha prodotto una serie di modelli, partendo dall’accordo siglato tra la filiera e l’AIFA il 16 ottobre 2012. L’analisi complessiva ha fatto emergere diverse criticità, specialmente per quanto concerne il vincolo dell’invarianza di spesa. Tuttavia una strada è stata individuata e segue due principali direttrici che rafforzano entrambi la farmacia, sul piano sia economico che professionale: il rafforzamento della sua primaria funzione di centro della dispensazione del farmaco e il riconoscimento della sua potenzialità nell’erogazione di servizi e attività di supporto nei nuovi modelli di assistenza.

Federfarma ha fortemente sostenuto l'accordo siglato all'Aifa nell'ottobre del 2012. Siete disponibili ad accantonarlo o ritenete che l'unico nuovo sistema possibile sia quello stabilito in quell'accordo?
L’accordo siglato con l’AIFA era un ottimo accordo. Corrispondeva perfettamente ai parametri stabiliti dalla normativa: rispettava il principio dell’invarianza di costo per il SSN, prevedeva la formula stabilita dalla norma della ripartizione della remunerazione tra quota fissa e variabile, garantiva una stabilità al sistema che in quel periodo era caratterizzato da una fortissima e progressiva discesa del prezzo medio dei farmaci.
Istituire oggi un nuovo modello di remunerazione a condizioni mutate, almeno parzialmente, significa tener conto delle diverse condizioni e delle mutate esigenze.

Dal 1° gennaio il ministero della Salute, di concerto con l'Economia, avrà facoltà di scegliere il nuovo sistema. Federfarma non è preoccupata per questo? Le decisioni del ministero possono soddisfare le farmacie quanto un accordo trovato dalla filiera?
Questo è proprio un timore che non abbiamo. Dal Ministero abbiamo sempre ricevuto la garanzia che non avrebbero mai imposto soluzioni, ma piuttosto atteso un progetto condiviso dall’intera filiera del farmaco.

Assofarm aveva annunciato che avrebbe cercato una alleanza con Federfarma per proseguire il confronto. Il contatto è avvenuto? Quali decisioni avete assunto?
Sì, il contatto è avvenuto e non solo con Assofarm ma anche con ADF e Federfarma Servizi. E’ stato un confronto aperto che ha fornito l’occasione di riesaminare il quadro in modo approfondito e di confrontare le diverse posizioni, partendo dalle proposte che Federfarma ha già presentato nel corso dell’anno ai tavoli istituzionali: principalmente, quella di valutare una diversa modalità di determinazione dei prezzi di rimborso SSN al fine di porre limiti alla smisurata crescita della distribuzione diretta, senza trascurare l’opportunità di remunerazioni aggiuntive per l’erogazione di servizi nell’ambito dei nuovi spazi e scenari disegnati da nuovo patto per la salute.

Secondo il presidente di Assofarm, sarebbero due i possibili motivi che hanno spinto la filiera ad abbandonare il confronto: 1. lo sconforto che conduce all'idea che sia ormai impossibile quanto inutile cercare di incidere; 2. il calcolo "utilitaristico - dice Gizzi - del tirare a campare", cioè la speranza che dopo il 31 dicembre nulla cambi. E' d'accordo? Ci sono, secondo lei, altre motivazioni?
Non condivido le motivazioni che avrebbero portato Assofarm a fare queste dichiarazioni, non abbiamo l’esclusiva delle proposte e non abbiamo inibito altri a farle. Credo di avere già abbondantemente spiegato quali sono le criticità che fin ad ora non hanno portato a concretizzare il progetto e quali le strade che stiamo tuttora percorrendo. E’ un percorso molto complicato e per questo richiede tutta l’attenzione possibile ad evitare di complicare e peggiorare le condizioni con una proposta che deve valere nel tempo

Dopo l'appello di Assofarm, e considerato l'avvicinarsi del 31 dicembre, Federfarma ha intenzione di muoversi in qualche direzione sulla questione remunerazione?
Ho già anticipato la posizione di Federfarma in risposta alle precedenti domande. Tuttavia, prima della scadenza, molti passi sono ancora da compiere: dobbiamo aggiornare l’analisi sull’andamento della redditività delle erogazioni in regime convenzionato e fare simulazioni sulle proposte scaturite dal recente incontro di filiera, consultarci con tutti gli attori e valutare ogni possibilità. Siamo anche impegnati nel processo di rideterminazione del sistema di payback; è tutto riconducibile al concetto di sostenibilità delle attività della farmacia. In ultima analisi, vorremmo fortemente si potesse rimettere ordine alla distribuzione del farmaco che, dall’avvento della 405, si è trasformato in un sistema distorto: ospedali che distribuiscono formaci, tracciabilità imperfetta, spese incontenibili, territorio depauperato di risorse, cittadino non più al centro.
 
Lucia Conti

24 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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