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Intramoenia. Rossi (Toscana) dice basta: “Va abolita. Produce corruzione. Al lavoro per proposta di legge d'iniziativa popolare”


Il presidente della Toscana su facebook si scaglia contro la libera professione intramoenia e si dice pronto a presentare una proposta di legge d’iniziativa popolare. “Abolendo la libera professione intramoenia d'incanto spariranno le liste d'attesa. Mi ci gioco la faccia e tutto il resto. Chi lavora nel pubblico deve essere a tutti gli effetti un dipendente pagato dallo Stato e non può né deve aprire bottega in proprio". E su facebook è bagarre tra favorevoli e contrari.

17 MAR - “In sanità basta con la libera professione, fonte di diseguaglianza e di corruzione”. Inizia così il post su facebook del presidente della Toscana Enrico Rossi. “In Toscana – scrive - abbiamo due grandi medici indagati, il chirurgo toracico Macchiarini e il cardiochirurgo Stefàno. L'accusa è più o meno la stessa: avere sospinto i malati verso la libera professione a pagamento. Se hanno sbagliato dovranno pagare. Ma a quanti cittadini è capitato di sentirsi rispondere che a "pagamento si fa prima?". Purtroppo, credo, a molti”.
 
Ecco perché per Rossi “bisogna fare una cosa davvero di sinistra: abolire la libera professione intramoenia. Chi lavora nel pubblico deve essere a tutti gli effetti un dipendente pagato dallo Stato e non può né deve aprire bottega in proprio. Semmai è giusto che chi è bravo e lavora di più sia pagato di più. È un sogno! Ma realizzabile: essere davvero uguali di fronte alla malattia. La mia idea è di promuovere una legge di iniziativa popolare al parlamento. Vi terrò informati. Forza e coraggio. Cambiare si può”.
 
E poi ancora: “Abolendo la libera professione intramoenia d'incanto spariranno le liste d'attesa. Mi ci gioco la faccia e tutto il resto. Per non parlare della necessità di affermare sempre e comunque il rapporto di lavoro esclusivo evitando che i cosiddetti extramoenisti lavorino al mattino in una struttura pubblica e al pomeriggio in una privata verso la quale è probabile sentirsi impegnati a portare utenza. Riformare in modo serio e profondo si deve per dare futuro e credibilità alla sanità pubblica”.

Il post di Rossi ha scatenato una pioggia di commenti tra scetticismo, critica ed entusiasmo. Su alcuni post il presidente ha replicato con alcune precisazioni.

A chi lo accusava di non aver capito il problema e di non conoscere la materia Rossi ha risposto: “Per una soluzione seria ci vuole una legge. E le assicuro che ciò che potevo fare con delibere e controlli in Toscana lo abbiamo fatto. Conosco abbastanza bene la materia.: è ora di cambiare. Chi lavora nel pubblico non deve aprire bottega per conto proprio. Questo è stato un errore enorme della legge Bindi che purtroppo su questo punto ha ceduto alle corporazioni mediche”.
 
Critiche anche da una dottoressa che accusa Rossi di semplificare la questione con un post su facebook. “Cara dottoressa – ha replicato il presidente toscano - capisco la sua accusa di semplificazione, ma mi creda, detto da chi ha sempre avuto grande rispetto e stima dei medici e degli operatori sanitari, la gente non ne può più di soprusi e di ingiustizie e di ipocrisie. Cambiare vuol dire anche tutelare i medici onesti che lavorino con coscienza e competenza e onestà”.

17 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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