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Dopo Rimini/4. Ecco cosa cambia se il medico diventa “autore”

di Ivan Cavicchi

Non è solo una questione di assetto giuridico (superamento del rapporto tradizionale di dipendenza o convenzione con il Ssn). Si tratta di un vero e proprio superamento del rapporto contrattuale tra medico e sistema così come l'abbiamo conosciuto finora. In favore di un agire per competenze e risultati

03 GIU - Abbiamo chiarito che l’autore è un prestatore d’opera che ha un contratto non subordinato ma autonomo con lo Stato su base fiduciaria e che organizza la sua prassi professionale in funzione dei risultati pattuiti concordando i relativi compensi.
 
L’autore supera la figura tradizionale del medico dipendente e convenzionato con due scopi: salvaguardare l’identità, il ruolo  l’autonomia della professione e rivalutarne il valore retributivo.
 
Essa tuttavia non è solo una semplice ridefinizione giuridica ma implica che si riformi la storica obbligazione contrattuale sostituendo il parametro delle competenze con quello del risultato.
 
Tale sostituzione è un atto riformatore importante e comporta alcune conseguenze significative:
1. perde quota il discorso classico sulla professionalità medica che come è noto si riferisce ai connotati giuridici e normativi del ruolo medico. L’attenzione si sposta dal lavoro formale al lavoro reale e concreto quindi dalla professionalità all’operatività. Si tratta di pagare un medico non solo per quello che è (professionalità) ma anche per quello che fa (operatività). Il valore dell’operatività misurato dai risultati diventa così la base per un nuovo tipo di reddittività professionale;
 
2. diventa importante la capacità del medico ad auto organizzare il proprio lavoro rispetto ad una domanda per definizione complessa. L’operatività quindi diventa l’abilità del medico ad organizzare autonomamente le condizioni migliori per raggiungere dei risultati;
 
 
3. l’auto organizzazione della prassi medica è funzione prima di ogni altra cosa della sua capacità a colmare uno scarto tra la teoria (evidenze scientifiche) e la pratica (esperienza di cura) quindi tra ciò che la norma stabilisce di fare per una malattia e ciò di cui il malato ha effettivamente bisogno;
 
4. l’appropriatezzadiventa rispondenza. Per un malato il vero risultato non è avere una scelta clinica appropriata a una regola ma che essa sia rispondente a alle sue vere necessità;
 
 
5. cambia l’idea del valore di quello che il medico fa. Si crede di sapere che una prestazione medica vale se è appropriata a certe regole e conforme a certe evidenze in realtà una prestazione medica vale soprattutto se produce risultati di salute quindi sostenibilità;
 
6. cambia l’idea di sostenibilità che non è quella che pensa il governo e suoi supporters (compatibilità) ma è produzione di salute come ricchezza. Il valore d’uso cioè l’effetto salute di una prestazione medica rende legittimo il valore di scambio ovvero rende possibile essere pagati “in rapporto a”;
 
 
7. si entra nell’ordine di idee di un beneficio misurato rispetto ad un altro beneficio. La retribuzione di un medico può essere rapportata ai benefici di salute che riceve il malato, alla sua capacità di governare i costi, alle sue capacità auto organizzativa, alla sua bravura relazionale, alla sua affidabilità aziendale, al grado di soddisfazione dei suoi malati, ad indicatori di sostenibilità, ecc.;
 
8. se il risultato è un “beneficio misurato dal beneficio” allora il valore dell’operatività dovrà essere sostenuta con tutti i valori che le sono opponibili come dire che il valore di quello che fa un medico è definito da un mucchio di benefici dei quali si devono determinare i valori;
 
 
9. il valore del risultato non può essere dato preliminarmente perché esso dipenderà da un insieme di valori concordati tra il medico e l’azienda. Si entra così in una nuova idea di reddittività professionale relativa ai valori di ricchezza assunti come riferimento del risultato. Il valore di un risultato dipende quindi dalla scelta di quali valori si assumono e si concordano per definirlo;
 
10. cambia la natura del beneficio prodotto dai risultati del lavoro medico. I benefici da produrre non possono più essere definiti per negazione (non fare, non prescrivere, non ricoverare ecc) ma al contrario per affermazione, cioè si tratta di fare le cose giuste che serve fare. Trovo francamente discutibile difronte ad un “caso” dire ad un medico cosa sia sbagliato fare senza prima insegnargli cosa sia giusto fare.  Solo  dopo che si sa cosa sia giusto fare è possibile dire cosa non lo è;
 
 
11. si configura  una nuova identità operazionale: quello che il medico fa diventa la base della sua identità. Il medico è tale se fa il medico non se ha solo la laurea in medicina. Emerge il carattere di fondo della sua operatività quello di produrre un risultato di autore;
 
12. autoprodurre un risultato di autore vuol dire produzione di se usando un repertorio di conoscenze possibili. Ogni medico è sempre il risultato di tutte le possibilità di uso del proprio repertorio;
 
 
13. il medico nell’interrogare tutti i mezzi che ha disponibili è costretto a comprendere di volta in volta ciò che ognuno di essi può significare in quel momento per quel problema in quel contesto. Tutti i mezzi del repertorio di un medico (cassetta degli attrezzi) hanno quindi una serie di possibilità combinatorie anche se non illimitate. Sta alla capacità del medico combinarle per avere un qualche risultato;
 
14. ogni scelta clinica diventa di fatto una riorganizzazione del repertorio di conoscenze. Il medico autore è una valvola che apre l’insieme dei dati su cui lavora cioè è un riorganizzatore permanente di se stesso e delle sue conoscenze. Le sue conoscenze e le sue esperienze sono quelle che sono ma davanti ad un “caso” sono tutte permutabili cioè da esse l’autore ricava se ne ha bisogno tutte le trasformazioni che gli servono. Questo vale come estensione delle proprie conoscenze.
 
Il discorso continua…è arrivato il momento di parlare di capitale e di reddittività della professione. Ma come retribuire un autore. E di questi tempi conviene o no essere un autore?
 
Ivan Cavicchi 
 
 
Leggi la primala seconda e la terza parte

03 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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