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Accorpamento Asl romane. “La prova dell’incapacità di Zingaretti”

Il ridisegno iniziato nel 2013 con la fusione di RMA e RME, l’annullamento della Azienda Ospedaliera San Filippo Neri, sono la dimostrazione della totale incapacità di questa gestione regionale di dar luogo a progetti di riordino, frutto di una analisi preliminare competente e finalizzata alla garanzia dei servizi ai cittadini di Roma e del Lazio

16 SET - Il recente Decreto Commissariale che prevede la costituzione di tre ASL a Roma rappresenta l’ennesima dimostrazione della totale mancanza di progettualità e di competenza della attuale gestione commissariale. In apparenza il quadro economico è migliorato, grazie ad innumerevoli tagli a personale, servizi, strutture, ma il prezzo pagato dai cittadini del Lazio è stato altissimo in termini di caduta dei livelli assistenziali, tanto da indurre un sempre più ampio ricorso alla medicina privata.
 
Il ridisegno iniziato nel 2013 con la fusione di RMA e RME, l’annullamento della Azienda Ospedaliera San Filippo Neri, sono la dimostrazione della totale incapacità di questa gestione regionale di dar luogo a progetti di riordino, frutto di una analisi preliminare competente e finalizzata alla garanzia dei servizi ai cittadini di Roma e del Lazio.
 
Ora, con lo stesso pressappochismo, si decide “a tavolino” di fondere due Aziende, B e C, andando a costituire un mastodonte ingestibile, al solo scopo di dare soluzione a beghe di palazzo, almeno in apparenza. Oltre metà della popolazione della Capitale del Paese si trova di fronte alla prospettiva di un dissennato accorpamento apparentemente finalizzato solo a ridurre le non meglio identificate “poltrone” che il Presidente della Giunta dichiara di voler tagliare.
 
Ci si trova in pratica davanti a soggetti che confondono le “poltrone” della politica e del sottogoverno, con i posti di lavoro degli operatori della sanità medici, infermieri, etc., che quotidianamente provano, nonostante questo livello di palese incompetenza, a dare assistenza ai cittadini.
 
E’ possibile che nessuno tra questi signori sappia che gestire la complessità di grandi aziende sanitarie richiede una azione di amministrazione competente, una analisi organizzativa quotidiana, un controllo della gestione legato ad indicatori precisi, una preliminare valutazione di ogni cambiamento programmato, una valutazione dei benefici delle riorganizzazioni che parta da lontano e che si fondi su metodi di tipo scientifico? Come è possibile pensare di costruire una sanità efficace ed efficiente in grado di garantire, pur in carenza di risorse, il diritto alla salute del cittadino con la continua girandola di Direttori Generali e Commissari Straordinari alla quale siamo stati purtroppo obbligati in questi ultimi anni e che sembra destinata a continuare?
 
La Sanità del Lazio, con questi metodi, è purtroppo destinata al degrado, e se non si pone rimedio, pensare di ripristinare una condizione di normalità dei servizi ai cittadini diventerà a breve molto complicato. In questa situazione una sola azione annunciata ci pare positiva e cioè quella di ricondurre a legittimità il percorso intrapreso, portando alla valutazione del Consiglio Regionale del Lazio il disastroso modello di riorganizzazione delle ASL della Regione scritto dal Commissario. Ridare voce alle forze politiche nel loro insieme, e quindi ai territori, può dare una svolta ad una situazione, ora senza apparente via di uscita e, sotto questo profilo, sarebbe finalmente auspicabile un diretto coinvolgimento anche dei rappresentanti degli operatori sanitari. L’Anaao Assomed, insieme alle Confederazioni, ritiene, nel merito, di poter certamente avere le carte in regola per svolgere un ruolo propositivo e costruttivo.
 
Dott. Guido Coen Tirelli
Segretario Regionale Anaao Assomed del Lazio

16 settembre 2015
© Riproduzione riservata

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