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Attivare gli incarichi di “professionista esperto”

di Saverio Proia

13 NOV - Gentile Direttore,
ha fatto bene la FIALS a intervenire in corso di applicazione del CCNL Sanità nelle Aziende e negli Enti sanitari per ribadire l’importanza strategica di dare attuazione alla innovativa e discontinua tipologia di incarichi professionali per le professioni sanitarie infermieristiche-ostetrica, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione nonché della professione di assistente sociale, cioè la platea di professionisti previsti dalla legge 251/00; certamente analoga sensibilità sarà espressa dagli altri sindacati firmatari del contratto.
 
Come avevo già delineato in precedente articoli del 12 marzo 2018 e del 17 marzo 2018, ricordo che il Comitato di Settore partendo dalla constatazione che già in alcune Regioni erano state implementate le competenze, in particolare degli infermieri, tramite corsi e protocolli concordati, come, del resto, recita la nuova norma contrattuale, nelle direttive all’ARAN propose l’istituzione dell’incarico di professionista esperto anche per permettere alle altre Regioni di adeguarsi.
 
Così come si propose e si attuò l’incarico di professionista specialista di cui all’articolo 6 della legge 43/06 …ma per questo dai Ministeri dell’Università e della Salute non si hanno riscontri ancora sull’emanazione degli atti che riconoscano quali master sono riconosciuti utili per il SSN.
 
Pertanto, nel requisito per l’incarico di professionista esperto rientrano innanzitutto tutte le iniziative già avviate dalle Regioni e dalle Aziende sanitarie di formazione complementare che abbiano permesso ai professionisti interessati di acquisire quelle funzioni avanzate per svolgere attività professionale che siano “compiti aggiuntivi e/o maggiormente complessi e richiedono significative, elevate ed innovative competenze professionali rispetto a quelle del profilo posseduto”.
 
A titolo puramente esemplicativo rientrano in tale percorso formativo quanto già svolto per l’ infermiere nel “See and treat”, nel fast track, nell’adozione di protocolli “salva vita” nelle ambulanze del 118, per  infermiere di famiglia o di comunità, nelle competenze avanzate infermieristiche in ambito clinico, in attività perioperatoria….; i percorsi formativi sono svolti, di norma, dalle Aziende Sanitarie, singole o in forma associata, sulla base delle scelte di programmazione sanitaria e sociosanitaria regionale a professionisti che abbiano dichiarato la loro disponibilità e che siano stati selezionati sulla base di trasparenti criteri attitudinali derivanti dall’esame del curriculum formativo e professionale nonché, ovviamente, verificata la disponibilità dell’interessato.
 
Tali competenze avanzate sono finalizzate ad una più adeguata e produttiva valorizzazione dell’apporto dei professionisti coinvolti nella rimodulazione dell’organizzazione del lavoro sanitario e sociosanitario per  riconoscere e promuovere lo sviluppo delle competenze e delle responsabilità professionalial fine di favorire lo sviluppo delle funzioni professionali in correlazione con gli obiettivi di educazione, prevenzione, cura, assistenza e riabilitazione previsti dalla programmazione sanitaria  e sociosanitaria nazionale e regionale; ne consegue che si tratta di un investimento programmato ed attuato dalle Aziende Sanitarie con oneri dei percorsi formativi a loro carico o direttamente a carico delle Regioni. 
 
La platea interessata al conferimento dell’incarico di professionista esperto è costituita dalle professioni previste nella legge 251/00 ed inquadrate nella categoria D o nel livello economico DS appartenenti ai 22 profili professionali delle aree infermieristica-ostetrica, tecnico sanitaria, della riabilitazione e della prevenzione nonché del profilo professionale di assistente sociale.
                
La difformità in essere delle varie esperienze regionali e la presenza di Regioni che ancora non abbiano attivato tali percorsi formativi al fine di permettere la generalizzazione degli incarichi di professionista esperto attraverso le modalità e i percorsi quanto mai più omogenei su tutto il territorio nazionale consiglierebbe che la Commissione Salute delle Regioni si facesse promotrice della messa a conoscenza di ogni Regione delle esperienze di percorsi formativi complementari già attivati e positivamente validatial fine di una migliore comprensione e per portarli a conoscenza, per un’auspicabile realizzazione, con i necessari adattamenti alle specificità epidemiologiche e demografiche della propria realtà.
 
Per quanto riguarda l’incarico di professionista specialista per concretizzarlo, fermo restando che intanto vada previsto ed istituito nelle modalità di attribuzione etc  nella contrattazione aziendale, si è in attesa delle previste decisioni in materia del MIUR di concerto con il Ministero della Salute, tuttavia, essendo già stato disciplinato dalla legge sulle cure palliative e la terapia del dolore  n38/10,  si potrebbe conferire l’incarico di professionista specialista all’infermiere in possesso del master di primo livello specialistico in cure palliative e terapia del dolore attivato in attuazione della suddetta legge.
 
E’ augurabile, quindi, che  questa storica occasione non venga sottovaluta se non trascurata dalle Aziende e gli Enti sanitari prevedendo una quota parte nello specifico fondo negoziale in sede di contrattazione aziendale…come già è avvenuto recentemente nel contratto collettivo integrativo aziendale stipulato tra il Direttore Generale dell’ASL Città di Torino Valerio Fabio Alberti, vicepresidente FIASO, con le OO.SS. con destinazione finalizzata di 300.000 euro per il conferimento di incarichi di professionista esperto…è un buon inizio…
 
Saverio Proia

13 novembre 2018
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