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Aborto. Obiezione di coscienza “obbligatoria” per docenti e studenti al Campus Biomedico

di Mirella Parachini

30 GEN - Gentile Direttore,
l'Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto( AMICA), con l’adesione dell’Associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica e dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) ha lanciato un appello al Ministro della Salute e al Ministro dell’Università e della Ricerca per attivare la verifica, da parte dell'Osservatorio Nazionale per la Formazione Medica Specialistica, della completezza dei programmi di studio della Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia del Campus Bio-Medico in tema di interruzione volontaria della gravidanza e contraccezione.
Dal 2014 per accedere ad una scuola di specializzazione i medici devono sostenere un concorso, a seguito del quale vengono assegnati alle scuole accreditate, sulla base di una graduatoria nazionale.

Tra le scuole di possibile destinazione vi è la Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia del Campus Bio-Medico di Roma, che nella sua Carta delle Finalità, agli articoli 10 e 11,stabilisce che i programmi di studio devono essere improntati alla visione religiosa della scuola e della scienza, per cui andranno ignorati temi fondamentali per la professione di ostetrico-ginecologo, quali contraccezione e interruzione volontaria della gravidanza.
La preparazione fornita dalla Scuola di Specializzazione del Campus Biomedico è parziale ed incompleta, oltre a non tener conto del principio di laicità e di quello di appropriatezza, per i quali gli obiettivi dell’insegnamento in una democrazia liberale sono definiti sulla base di fatti e conoscenze scientifiche piuttosto che di opzioni confessionali.

Nella stessa Carta delle Finalità si definisce “crimine” l’interruzione volontaria della gravidanza e si impone a studenti e frequentatori l’obiezione di coscienza, in aperta violazione della legge 194 che, all’articolo 9, riconosce il diritto del personale sanitario a sollevare obiezione di coscienza esclusivamente in base ad una scelta personale, e non come linea di condotta imposta dalla scuola o dal posto di lavoro.

Qualora tali insegnamenti non fossero presenti nei programmi formativi, AMICA chiede la revoca dell'accreditamento. In particolare i ginecologi di AMICA chiedono di specificare nel dettaglio, tra i criteri e i requisiti fondamentali per l’accreditamento, gli argomenti che devono essere obbligatoriamente trattati nei programmi di studio delle Scuole di Specializzazione, ritenendo che le Scuole di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia non possano escludere la formazione sull’interruzione volontaria della gravidanza, la contraccezione, la fecondazione medicalmente assistita, contrariamente a quanto stabilito dalla Carta delle Finalità.
 
Al Ministro della Salute AMICA chiede inoltre di agire nei confronti del Campus Bio-Medico per la piena applicazione delle norme in vigore in Italia, che prevedono il rispetto della legge 22 maggio 1978 n.194, che non ammette l’imposizione dell’ obiezione di coscienza da parte della struttura a cui si è stati assegnati sulla base di una graduatoria, bensì esclusivamente in base ad una scelta personale.
 
Sarebbe auspicabile una analoga verifica non solo per le Scuole di Specializzazione private accreditate di chiara impostazione confessionale, ma anche per le Scuole di Specializzazione delle Università pubbliche. Nel 2016 AMICA svolse un’indagine tra gli specializzandi in Ostetricia e Ginecologia dei tre poli Universitari statali di Roma, al fine di valutare le conoscenze fornite loro in tema di legge 194 e IVG. L’indagine, presentata al congresso della Federazione Internazionale degli operatori diAborto e Contraccezione (FIAPAC) tenutosi a Lisbona nell’ottobre dello stesso anno, evidenziò una grave carenza formativa in tutte le Scuole Universitarie: l’89% degli specializzandi riteneva inadeguata la formazione in tema di IVG, solo il 15,8% aveva fatto un training clinico sulla IVG del primo trimestre, pochissimi sulla IVG del secondo trimestre, oltre il 60% aveva una conoscenza insufficiente o errata della legge 194. Se il 46% degli intervistati si dichiarava obiettore di coscienza, ben il 44%, pur lamentando il vuoto formativo, dichiarava di non essere obiettore e di voler includere l’IVG tra i propri impegni lavorativi.
 
Mirella Parachini
Ginecologa
Vice-segretario Asspciazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Co-fondatrice AMICA Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto

30 gennaio 2020
© Riproduzione riservata

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