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La carenza di infermieri, come quella dei vaccini, è un problema di tutti e non solo degli infermieri

03 MAR - Gentile Direttore,
ieri qui su QS Giuseppino Conti, Presidente degli Ordini Professionali della mia Provincia, Ancona, ha lanciato l’ennesimo grido di allarme sulla carenza di infermieri. Questa carenza viene spesso segnalata da rappresentanti della professione infermieristica con analisi in cui si intrecciano aspetti diversi che vanno da quelli contrattuali e normativi a quelli culturali ed organizzativi.
 
A volte capita che queste analisi coinvolgano rappresentanti, spesso sindacali, di altre professioni, ma raramente si leggono contributi che partano da quella che a me pare una considerazione fondamentale: la sanità che puoi costruire dipende dagli infermieri che hai.
 
E’ ovvio che il problema non è solo quantitativo ed è ovvio che gli infermieri non sono l’unica figura professionale a condizionare gli assetti futuri della sanità, ma è certo che si tratta di un vincolo/risorsa per sua natura prioritario. Per cui vorrei richiamare sul tema una attenzione di sistema che è assolutamente urgente come dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, due temi drammaticamente all’ordine del giorno.
 
Il primo tema è quello della   rete delle terapie intensive in risposta alla pandemia. Ne ho parlato qui anche di recentee quindi mi limito a dire che in carenza   di personale infermieristico specializzato i posti letto conteggiati negli indicatori del quotidiano rapporto Agenassono in misura variabile tra le diverse Regioni  come dei carrarmati finti, tanto per rimanere in una espressione che ci riporta alla guerra alla pandemia.
 
Spesso ci si chiede quale sia il motivo dell’eccesso di mortalità  così alto in Italia.Dal momento che notoriamente la mortalità aumenta nelle terapie intensive in carenza di personale infermieristico specializzato e che la assistenza intensiva al Covid-19 è stata data in condizioni di carenza di personale non è difficile immaginare l’impatto di questa carenza sugli esiti delle cure che pure con enormi sforzi e sacrifici degli operatori sono state comunque date.
 
Una lettura di questo contributopuò aiutare a farsi qualche idea più precisa su quello che è successo nelle terapie intensive italiane quando hanno dovuto rispondere come hanno potuto al Covid-19.
 
Il secondo tema, richiamato anche dalla lettera del dott. Conti di ieri, è quello della drammatica situazione che si viene a creare nelle strutture socio-assistenziali  del territorio quando il completamento di un  maxi-concorso “svuota” (come sta succedendo nelle Marche) quelle strutture del personale infermieristico alla ricerca, tra l’altro,  di un contratto migliore.
 
Fenomeno segnalato qui su QS anche per altre Regioni come il Veneto. Parlare di lotta all’ospedalocentrismo quando i contratti spingono gli infermieri a lavorare in ospedale è una illogicità che non mi sforzo di sottolineare.
 
Nel titolo della lettera associo il problema della carenza di dosi di vaccino a quello della carenza di infermieri. A parte l’effetto auspicato di “acchiappare” l’attenzione del lettore, questa associazione mi serve per sottolineare almeno tre affinità tra i due  problemi. 
 
La prima è che entrambe le carenze se non risolte condizionano l’efficacia di tutte le altre misure. Da una parte non bastano le misure di contenimento sociale della esposizione al virus se non si vaccina e dall’altra non basta aumentare i respiratori e i posti letto se non c’è il personale che li fa funzionare.
 
La seconda affinità riguarda l’importanza della produzione. Nel caso  dei vaccini i problemi della produzione (a partire da una loro maggiore disponibilità immediata a una loro produzione “autoctona”) sono ormai oggetto della quotidiana attenzione di tutti. Lo stesso deve avvenire per la formazione/produzione di infermieri su cui i problemi non sono solo di ordine quantitativo, ma attengono anche (e come) ad altre questioni come il reclutamento del personale docente (ma è così difficile capire che spesso il docente che insegna deve fare lo stesso mestiere dello studente cui insegna?).
 
La terza affinità è che una volta che li hai, sia i vaccini che gli infermieri, li devi saper gestire organizzativamente. Del rapporto tra la maggiore disponibilità di vaccini e loro buona gestione si è già scritto qui proprio ieri, quanto alla migliore gestione organizzativa degli infermieri mi limito ad alcune osservazioni spot: l’importanza degli assetti dirigenziali (vedi il tema collegato del Direttore Assistenziale nelle Aziendeche riguarda anche le altre professioni sanitarie), l’importanza della rivisitazione del ruolo e della formazione degli OSS, l’importanza della valorizzazione di nuove figure come quella dell’infermiere di famiglia/comunitàe l’importanza di un ridisegno che razionalizzi le reti dei servizi ospedalieri e liberi risorse per i servizi distrettuali. 
 
In sintesi il messaggio che vorrei lanciare è semplice: la carenza di infermieri è un problema prioritario di sistema. Esattamente come lo è oggi la carenza di dosi di vaccino.
 
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico Chronic-On

03 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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