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Aou San Luigi di Orbassano. Un corso per conoscere ed affrontare l'Alzheimer

Il corso prevede 2 edizioni : 25 marzo e 18 novembre. L’obiettivo è dare agli operatori sanitari gli strumenti e le conoscenze per affrontare questa situazione di estrema criticità clinica, con l’obiettivo, per quanto possibile, di ridurre i ricoveri ospedalieri e migliorare la qualità di vita del paziente e del suo caregiver.

17 MAR - L'Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) dell’Aou San Luigi Gonzaga e la ASL TO3, hanno organizzato un Corso rivolto ai medici ed infermieri per discutere delle problematiche legate al paziente demente ed in particolare del paziente demente con agitazione, con lo scopo di “dare agli operatori sanitari gli strumenti e le conoscenze per affrontare questa situazione di estrema criticità clinica, con l’obiettivo, per quanto possibile, di ridurre i ricoveri ospedalieri e migliorare la qualità di vita del paziente e del suo caregiver”.

Il corso, di cui è Direttore scientifico il Dott. Fausto Fantò, responsabile Uva del San Luigi, prevede 2 edizioni : 25 marzo e 18 novembre p.v., dalle ore 9,00 alle ore 14,00, che si svolgeranno presso la Sala Convegni dell’Aou San Luigi Gonzaga.

“L’invecchiamento della popolazione che sta caratterizzando tutti i paesi del mondo, in modo particolare i paesi “sviluppati”, Italia compresa, ha determinato un aumento della popolazione anziana con un conseguente aumento delle patologie croniche e degenerative. Tra le patologie cronico-degenerative che colpiscono le persone anziane – spiega l’Aou in una nota -, la demenza rappresenta quella a maggiore impatto sulla salute del paziente e di chi si prende cura. Attualmente si stima che nel mondo sono circa 50 milioni i pazienti affetti da demenza con una incidenza di 9.9 casi all’anno (1 ogni 3.2 sec) secondo la World Alzheimer Report. Si stima che nel 2050 saranno 130 milioni i pazienti con demenza con costi crescenti per l’assistenza: 600 milioni di dollari pari all’1% del PIL mondiale”.

Secondo i dati diffusi nella nota, in Italia, attualmente, circa un milione di persone è affetto da demenza con un’incidenza di 11,9 nuovi casi all’anno per ogni 1000 abitanti per le età superiori ai 65 anni; si stima che il numero di pazienti, se si manterrà questo trend, è destinato a raddoppiare nei prossimi 20-30 anni.

In Piemonte sono più di 70.000 i pazienti affetti da tale patologia.
 
Tra le demenze la malattia di Alzheimer rappresenta la forma più frequente (60-
70%).

“La demenza e in particolare la Malattia di Alzheimer – prosegue la nota -,è caratterizzata da un deterioramento cognitivo che si sviluppa lentamente ma inesorabilmente lungo tutto il corso della malattia fino alla perdita totale dell’autonomia funzionale e da disturbi comportamentali e dell’affettività con l’impossibilità di mantenere rapporti congrui con l’ambiente circostante”.
Tra i disturbi che mettono a dura prova la “resistenza” del famigliare-caregiver e dei servizi sanitari, ci sono i disturbi del comportamento e tra questi l’agitazione e la aggressività. “La presenza di agitazione rappresenta, soprattutto per chi assiste, un ulteriore carico di stress che porta spesso la famiglia al ricorso al Pronto Soccorso e alla istituzionalizzazione”.

L’80% dei pazienti con demenza vive al proprio domicilio, per cui il primo attore sanitario che viene “investito” dalle problematiche legate all’agitazione è il medico di medicina generale (MMG), che spesso si trova ad affrontare a casa del paziente, situazioni di criticità clinica.

Le UVA (Unità di Valutazione Alzheimer) oltre al compito di diagnosticare e monitorare la terapia, devono avere una funzione di formazione del personale sanitario coinvolto nella cura e nell’assistenza al paziente con demenza.

Il coinvolgimento e la sensibilizzazione del MMG per una patologia che ha un forte impatto sulla salute del paziente e della famiglia e sullo stesso SSN (Sistema Sanitario Nazionale) per gli alti costi dovuti all’assistenza, sono importantissimi, come la stretta collaborazione con i centri specialistici di riferimento.

Dall’esigenza di collaborazione, tra sanitari specialisti nella cura della malattia e sanitari che operano in contatto con i bisogni e le esigenze dei pazienti, nasce l’idea di organizzare incontri che vedono coinvolti i MMG ed infermieri che operano sul territorio e i medici specialisti delle UVA, per affrontare le criticità che la demenza, ed in particolare i disturbi del comportamento, determinano.

“Come è ampiamente noto dalla letteratura – conclude la nota -, il ricovero ospedaliero per il paziente con demenza, determina un peggioramento delle condizioni cliniche: il cambiamento di ambiente, il trovarsi in un luogo per lui sconosciuto, la presenza di persone non famigliare, può comportare uno scompenso psico-comportamentale con agitazione ed aggressività qualche volta anche fisica, cherichiedono interventi farmacologici, non sempre risolutivi, e in casi estremi anche il ricorso a contenzione fisica”.

17 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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