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Roma. Al San Camillo assunti due ginecologi non obiettori dopo apposito bando. Ma è polemica. Per Lorenzin la legge non prevede questo tipo di selezione. La Cei: “Snaturata 194”


L’azienda capitolina risponde così al fenomeno dell’obiezione di coscienza. Se i dirigenti medici assunti con concorso finalizzato ricorressero all’obiezione nei primi sei mesi di prova potrebbero rischiare il licenziamento, perché inadempienti rispetto al compito specifico per cui sono stati chiamati. Passato questo periodo, il rifiuto di praticare Ivg potrebbe portare “alla mobilità” o “alla messa in esubero”. Ma la polemica infuria. IL BANDO DEL SAN CAMILLO.

22 FEB - Un’assunzione a tempo indeterminato con un concorso riservato in via esclusiva a ginecologi che non intendono sottrarsi a quanto previsto dalla legge 194: rispettare il diritto della donne a praticare l’interruzione volontaria di gravidanza. Una “conditio sine qua non” vincolante: nel caso in cui il professionista volesse ricorrere allo strumento dell’obiezione di coscienza, peraltro riconosciuto dalla legge stessa, verrebbe immediatamente messo in mobilità o addirittura licenziato. Insomma chi pensasse di poter entrare dalla porta per uscire poi dalla finestra ne pagherà le conseguenze.
 
Risponde così l’Azienda San Camillo Forlanini, una delle più grandi della Capitale, al fenomeno dell’obiezione di coscienza al quale ricorrono sempre più ginecologi rendendo complicato e difficile il diritto delle donne a ricorrere all’aborto.
 
Grazie a un bando di concorso emesso nei mesi scorsi, due dirigenti-medici saranno, infatti, assegnati al settore del Day Hospital e Day Surgery per l’applicazione della legge 194 dell’ospedale entrando quindi a far parte, a stretto giro di posta, della squadra del servizio di interruzione volontaria di gravidanza. Un punto di riferimento per le donne della capitale e non solo: l’Unita operativa autonoma del San Camillo nel 2016 ha effettuato, infatti, circa 2.200 aborti di e 1.400 chirurgici e 810 medici (con pillola RU 486 somministrata o in regime ordinario o in Day hospital). Ma dal momento che nel Lazio i numeri dei ginecologi obiettori raggiungono percentuali ragguardevoli (il 78,7%) è facile immaginare che sempre più diventerà un punto di riferimento per le donne della Regione.
 
Molti gli elementi di novità che caratterizzando il Concorso emesso dall’Azienda capitolina ha spiegato a Quotidiano Sanità, il Direttore Generale Fabrizio d’Alba. Elementi che stanno aprendo “una strada nuova” per garantire il rispetto della legge 194. Due i punti cardine su cui poggia la sua linea d’azione che spazza via ogni forma di ambiguità: una procedura finalizzata e un vincolo contrattuale forte in linea con le esigenze aziendali.
 
“Innanzitutto le assunzioni sono a tempo indeterminato – ha spiegato – proprio per dare solidità e continuità al lavoro dell’unità operativa dedicata alle Ivg di tutelare i bisogni delle donne. Ma l’elemento di novità è che abbiamo attivato una procedura concorsuale finalizzata ab origine alla non obiezione. Questo si traduce quindi in misure ben precise: nel caso in cui il professionista che ha vinto il concorso a tempo indeterminato facesse obiezione durante i primi sei mesi di prova vedrebbe revocata la sua assunzione proprio perché inadempiente rispetto alla funzione specifica alla quale è stato chiamato”.
 
E se i camici bianchi facessero successivamente marcia indietro appellandosi all’articolo 9 della legge 194 che consente l’obiezione di coscienza? In questo caso essendoci un vincolo contrattuale, ha aggiunto d’Alba, l’amministrazione potrà attivare tutti quegli istituti utili previsti dall’Ordinamento, ossia la “messa in mobilità”, ma anche la “messa in esubero”. Insomma il licenziamento. “Nella legge 194 abbiamo due diritti contrapposti, da una parte quello delle donne a ricorrere alla Ivg dall’altra quello dei medici di appellarsi all’obiezione. Ma dal momento che – ha concluso – abbiamo intrapreso una strada nuova, e senza ambiguità, nella procedura di assunzione che è appunto finalizzata, ritengo sia coerente percorrerla fino in fondo avviando quindi tutti quegli istituti previsti che ci consentono garantire i bisogni delle donne”.

Insomma, una svolta importante che si muove anche sul solco delle politiche regionali: “Quella attuata al San Camillo è una sperimentazione, siamo i primi in Italia e penso che sia una cosa importante garantire alle donne un diritto sancitodalla legge” ha detto il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti. La Regione Lazio con una delibera del 2014 Commissario ad acta sulla riforma dei consultori pubblici, si era infatti già mossa nell’ottica di tutelare i diritti della 194 imponendo ai medici dei consultori, anche obiettori, l’obbligo di rilasciare le certificazioni necessarie alle donne per poter interrompere la gravidanza nelle strutture pubbliche dedicate. Una decisione che incassò le proteste dei medici obiettori, rispedite al mittente da una delibera del Tar Lazio.
E.M.

22 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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