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Covid. Regioni chiedono un ‘tagliando’ ai 21 indicatori: “Ne bastano cinque. Aggiornare anche norme su utilizzo dei test rapidi”. Ma Ministro Speranza dice no


“Bisogna semplificare i parametri di valutazione e, in questa fase dell’epidemia che interessa tutte le Regioni, è quanto mai opportuno che Governo e Regioni compiano un ulteriore sforzo collaborativo, anche per comunicare correttamente ai cittadini le misure restrittive che debbono essere assunte con grande e comune senso di responsabilità”, ha detto il vicepresidente della Conferenza delle regioni Giovanni Toti. Inviate al Governo una serie di proposte. In serata il Ministro però boccia la proposta: “Oggi questo è il modello che abbiamo e dobbiamo rispettarlo”.

17 NOV - “C’è la necessità di rivedere in un’ottica di semplificazione i parametri che sono stati elaborati nella prima fase della pandemia procedendo ad un aggiornamento delle indicazioni sull’utilizzo dei test rapidi antigenici e del test di biologia molecolare e alla modifica degli indicatori per il monitoraggio ai fini della classificazione. Per questi motivi la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ha chiesto un incontro urgente con il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia”, lo ha annunciato il Vicepresidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Giovanni Toti (Presidente della Regione Liguria) che ha presieduto la riunione odierna.
 
“Abbiamo già elaborato alcune proposte e siamo pronti – ha aggiunto Toti - ad un confronto con il Governo - con la partecipazione del Comitato tecnico scientifico, l’Istituto Superiore di Sanità e la Cabina di regia per il monitoraggio del rischio sanitario - per verificare e approfondire congiuntamente l’adeguatezza dell’attuale sistema di verifica degli indicatori di contagio, e per la qualificazione dei parametri utilizzati e la verifica dell’iter di assunzione delle decisioni finali in merito alla classificazione dei territori”.
 
“Bisogna dunque semplificare i parametri di valutazione e, in questa fase dell’epidemia che interessa tutte le Regioni, è quanto mai opportuno che Governo e Regioni compiano un ulteriore sforzo collaborativo, anche per comunicare correttamente ai cittadini – ha concluso Toti - le misure restrittive che debbono essere assunte con grande e comune senso di responsabilità”.
 
“Dalla riunione è emersa in maniera unanime la richiesta di un confronto puntuale con il governo su parametri e modalità per la decisione sulle fasce”. Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia oggi al punto stampa, reduce dalla riunione dei presidenti di Regione che ha deciso di scrivere al Governo.
 
“Si chiede in pratica un confronto preventivo, in tempi utili, per portare le proprie argomentazioni prima di una decisione: `Non mi puoi dire il venerdì che sabato sono in fascia rossa o arancione´ - ha spiegato Zaia - e ancora abbiamo sottolineato la necessità di stabilire anche un tagliando di questi parametri”.
 
“Il collega del Friuli Venezia Giulia aveva richiesto questa riunione ed ha argomentato con dovizia la sua richiesta: la preoccupazione che ci sia sempre un confronto prima della decisione su una fascia di rischio”.
 
“D'altronde - ha continuato Zaia - Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia avevano adottato delle restrizioni autonomamente, prima di quelle del governo, dimostrando fino in fondo un concreto senso di responsabilità”
 
 “I 21 parametri per definire le misure restrittive utili al contenimento del Covid vanno rivisti. Consenso unanime alla proposta del presidente Fedriga nella Conferenza delle Regioni di oggi. Ora il confronto con il Governo”, ha scritto su twitter il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi.
 
Ma Speranza dice no. "Avere più indicatori significa avere una fotografia più completa e larga. Questi 21 indicatori li usiamo da maggio e ci hanno aiutato a leggere l'epidemia, dopo di che il dialogo con le regioni è sempre aperto, ma 21 criteri significa avere fotografia più affidabile, oggi questo è il modello che abbiamo e dobbiamo rispettarlo. Abbiamo un modello che in questa seconda ondata prova a non farci chiudere tutto dappertutto che sarebbe stata una scelta più facile ma avrebbe avuto prezzo più alto». Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza a `Carta bianca´ su Rai 3.

17 novembre 2020
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