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Biologi specializzandi esclusi da misure Covid-19 e borse di studio: “Siamo stati dimenticati”

di Elisabetta Caredda

“Anche nel mese di marzo siamo stati esclusi dai 5 milioni di euro stanziati per soli futuri medici specializzandi. Eccoci vittime ancora una volta di una politica distorta e discriminatoria” denunciano i rappresentanti del Comitato “Biologi e non medici sanitari specializzandi”. E dopo le promesse disattese dalle istituzioni politiche sarde hanno rivolto un appello a Papa Francesco, al Presidente Mattarella e all’Arcivescovo Baturi

14 APR - I biologi sardi specializzandi nelle Scuole di formazione specialistica di area sanitaria e parte del SSR, già uditi in Commissione consiliare sanità per la richiesta di una borsa di studio, a seguito delle promesse disattese dalle Istituzioni politiche sarde per risolvere la loro situazione si sono rivolti con un appello a Papa Francesco, al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e all’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Giuseppe Baturi, per una intercessione.

“Il momento è difficile per tutti – commenta una dei due firmatari Daniela Diana, biologa specializzanda in genetica medica del Comitato Biologi e non medici sanitari specializzandi -. Ma noi che frequentiamo in virtù di idoneità di un concorso pubblico, continuiamo a non essere nemmeno nominati dalla classe politica che ci governa e che fa annunci di aiuti ai più disagiati”.
Spiega la biologa: “Tra le misure economiche sul Coronavirus qualche giorno fa la Regione ha stanziato 120 milioni di euro pensando ai precari o chi ha perso il lavoro, a chi sino a ieri aveva comunque dei contributi versati e uno stipendio. Noi specializzandi di area sanitaria non vantiamo nemmeno quello, non ci reputano lavoratori, non ci reputano precari. Ci considerano la manodopera del presente e del futuro. Senza alcuna attenzione al nostro fabbisogno quotidiano a differenza dei nostri stessi colleghi medici specializzandi che unicamente perché laureati in medicina, percepiscono sempre e per legge un contratto di formazione di ben 25 mila euro per i primi due anni accademici della Scuola, e di 26 mila euro negli ultimi tre.
 
Anche nel mese di marzo scorso – continua Diana – nonostante il nostro tentativo di ricordare al Consiglio regionale e Assessore regionale alla Sanità la nostra condizione di sofferenza economica e di pesanti sacrifici conseguenti alla mancanza di un sostegno economico perché potessero entrare in argomento nella seduta d’Aula che si è svolta appositamente per discutere dei fondi da stanziare per gli specializzandi, noi non siamo stati minimamente presi in considerazione. Su di noi, hanno chiuso gli occhi”.
 
Ben 5 milioni di euro sono stati integralmente destinati a soli contratti di formazione specialistica per futuri medici specializzandi. “La decisione presa – sottolinea l'altro firmatario Francesco Masia, specializzando in patologia e biochimica clinica, anche lui del Comitato Biologi e non medici sanitari specializzandi – è stata giustificata come mancanza di risorse e di copertura per noi che non abbiamo la laurea in medicina e che siamo già vincitori e idonei di concorso pubblico di accesso alla Scuola”.

Prosegue lo specializzando: “Per la politica sarda il pensiero che in tavola ci possa essere la divisione del pane non è ammessa, e se la moltiplicazione è avve nuta, non è certo a noi che si è pensato. Sembra si persegua l’idea di una concezione che incentiva lo sfruttamento di una classe di professioni sanitarie che non siano mediche, essendo le Istituzioni a conoscenza peraltro, che i biologi non possono tirarsi indietro comunque dal frequentare la specializzazione giacchè resa obbligatoria per accedere col titolo ad opportunità lavorative e ruoli di dirigenza nella pubblica sanità.
 
Ed eccoci vittime ancora una volta di una politica distorta e discriminatoria – conclude Masia -. Da qui il nostro accorato appello a Sua Santità, Papa Francesco, e al Presidente Mattarella, espresso in una lettera nell’auspicio che possano intercedere e volgere alle nostre Istituzioni un pensiero anche per noi, biologi specializzandi, che siamo professionisti alla stregua dei medici specializzandi, e dediti con lo stesso impegno e passione nella sanità per salvare vite umane”.
 
All’Arcivescovo Monsignor Baturi inoltre, i biologi indirizzano una richiesta perché possa a sua volta farsi portavoce del loro appello oltre che presso le Istituzioni, anche alla Santa sede affinché la loro lettera al Sommo Pontefice possa giungere da mani sicure.
 
Elisabetta Caredda

14 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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