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Congresso cardiologia Usa/2. Arresto cardiaco: donne discriminate nei tentativi di rianimazione

di Maria Rita Montebelli

Anche l’arresto cardiaco sembra un caso di gender gap, cioè di differenza nelle manifestazioni e nell’esito del trattamento, legate al sesso. Due studi presentati al congresso dell’American Heart Association indicano che le donne hanno meno chance di essere sottoposte a manovre rianimatorie. Ma che forse avrebbero maggiori possibilità di cavarsela

17 NOV - L’arresto cardiaco è una condizione inaspettata che si può presentare anche in persone non cardiopatiche note. In numerosi campi della medicina le donne presentano differenze di genere nell’accesso alle risorse dei sistemi sanitari e nell’esito di alcuni trattamenti. Due studi presentati al congresso dell’American Heart Association a Chicago sono andati a vedere se questo gap di genere fosse presente anche in caso di arresto cardiaco, giungendo a conclusioni opposte.

Secondo uno studio internazionale, presentato da Wulfran Bouguin dell’Hôpital Cochin di Parigi, (Francia) le donne hanno l’11% di probabilità in più di sopravvivere ad un arresto cardiaco fuori dall’ospedale, rispetto agli uomini.

Gli autori della ricerca hanno esaminato i dati provenienti da 12 studi internazionali indipendenti (il 38% dei quali riguardava registri statunitensi) per un totale di 409.323 pazienti. Nella maggior parte dei casi le donne colpite da arresto cardiaco presentavano condizioni sfavorevoli, quali l’essere più anziane, avere un arresto in asistolia (non trattabile cioè con il defibrillatore) o il non aver ricevuto una rianimazione cardiopolmonare dagli astanti ‘laici’ in attesa dei soccorsi. Eppure, nonostante ciò le donne avevano più probabilità di cavarsela e di sopravvivere all’arresto. E’ un paradosso che i ricercatori non sono stati in grado di spiegare e che avrà bisogno dunque di ulteriori studi per essere chiarito.

In contrapposizione con i risultati di questo studio, sono quelli di una ricerca danese che ritiene meno probabile che le donne colpite da un arresto cardiaco fuori da un ospedale vengano rianimate con successo.

In questo caso, Marieke Blom e colleghi del Heart Failure Research Center presso l’Academic Medical Center di Amsterdam (Olanda)hanno esaminato 22.443 decessi da cause cardiache avvenuti sul territorio (52,8% maschi) e valutato i dati relativi a 6.038 tentativi di rianimazione cardiopolmonare effettuati fuori dall’ospedale (72,5% maschi), tutti riguardanti persone di età superiore ai 20 anni.

Dall’analisi dei dati risulta che le donne venivano sottoposte a un tentativo di rianimazione meno spesso degli uomini (15% contro il 35%), che avevano meno chance di sopravvivere dopo un tentativo di rianimazione (13% delle donne contro il 20% degli uomini), che meno frequentemente degli uomini presentavano un tipo di arresto trattabile con il defibrillatore (34% delle donne contro il 49% degli uomini).

Fattori di tipo sociale (donne anziane che vivono da sole) e biologici (le donne hanno sintomi diversi e la più frequente causa di arresto risultava essere lo scompenso cardiaco) possono in parte spiegare come mai le donne vengono sottoposte meno spesso a rianimazione cardiopolmonare e perché hanno minori probabilità di sopravvivere all’arresto, anche quando sottoposte a rianimazione, rispetto agli uomini.

Maria Rita Montebelli

17 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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