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Vaccinazioni sugli adulti. Per ogni euro investito il sistema economico nazionale ne guadagna 18


E se 900mila adulti in più in età lavorativa si vaccinassero, il “guadagno” sarebbe di ben 450 mln di euro l’anno. È quanto emerge dallo studio “Adulti Vaccinati” di Altems sui risultati dell’impatto fiscale delle vaccinazioni, influenza, pneumococco e herpes zoster, in Italia presentato oggi al Ministero della Salute. LO STUDIO IN SINTESI

21 DIC - Per ogni euro investito in vaccini in età adulta se ne recuperano in media 2 in termini di gettito fiscale e 16 in termini di maggiore produttività sul lavoro. Ogni euro investito nella vaccinazione ne rende 18 per il sistema economico nazionale. Solo per la vaccinazione antinfluenzale, tra giornate di lavoro che non vengono perse e minore spesa previdenziale, la vaccinazione impatta per 500 euro a persona nell’arco dell’anno. Se si riuscisse a “convincere” 900mila adulti in età lavorativa in più a vaccinarsi (rispetto ai circa 2 milioni di Italiani che attualmente si vaccinano in età adulta) il sistema economico “guadagnerebbe” ben 450 milioni di euro ogni anno.
 
E i numeri crescono per i vaccini anti-pneumococcici e per l’herpes zoster i cui effetti, diversamente da quanto accade per il vaccino antinfluenzale, si ripercuotono per molti anni dopo l’inoculazione: per ogni euro investito nella vaccinazione anti-pneumococcica l’impatto economico è pari a 19,5 volte l’investimento: per l’herpes zoster si arriva a 21,5 volte.
 
Insomma le vaccinazioni, oltre ad essere uno strumento fondamentale di prevenzione delle malattie infettive, producono importanti risultati anche per l’impatto che hanno dal punto di vista economico e fiscale che possono essere dettagliatamente valutati.
 
Sono questi, in sintesi, i risultati del primo studio “Adulti Vaccinati”, che adotta l’approccio dell’impatto fiscale (il c.d. “fiscal impact”) in Italia realizzato dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma con la partecipazione del ministero della Salute, dell’Iss, dell’Inps, della Società italiana di Igiene  delle Università di Roma Tor Vergata, Genova e Firenze e di Fimmg, presentato oggi al ministero della Salute. Obiettivo: progettare un modello di politica economica in grado di catturare tutte le conseguenze economiche dell’investimento in salute effettuato attraverso le vaccinazioni con particolare riferimento agli adulti in età lavorativa.
 
Le politiche di prevenzione portate avanti dal Ministero della Salute in questi anni in ambito vaccinale sono andate in una direzione molto chiara. Il Piano nazionale prevenzione vaccinale ha il fondamentale scopo di armonizzazione le strategie vaccinali in atto nel Paese. Tutti i vaccini contenuti nel Calendario del Pnpv 2017-2019 sono stati inseriti nei nuovi Lea, garantendo ai cittadini che rientrano tra le categorie target per la vaccinazione il diritto di usufruire di questo fondamentale strumento di prevenzione. Da ultimo anche l’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola si inserisce in una politica di tutela della salute collettiva a beneficio di tutti.
 
Lo studio ha in primo luogo stimato i costi sociali di alcune patologie infettive (influenza, pneumococco e herpes zoster) per poi valutare l’impatto in termini di riduzione dei costi per giornate di malattia, impatto sul gettito fiscale e sul ciclo economico di un investimento teso ad allargare la platea dei beneficiari delle vaccinazioni nei tre stessi ambiti. In particolare è stata eseguita  una proiezione dei risultati a 10 anni sia per lo pneumococco che per l’Herpes Zoster.
 
“Quelli che abbiamo ricavato sono numeri impressionanti, che ancora una volta confermano il vecchio adagio che è meglio prevenire che curare – ha affermato Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha guidato il gruppo di lavoro – e questo anche sotto il profilo economico oltre che per quello della salute delle persone. Ancora una volta le spese per le vaccinazioni, nel caso di adulti in età lavorativa, non garantiscono solo un beneficio individuale e collettivo in termini di salute, ma aiutano il sistema economico in quanto riducono le spese previdenziali e permettono anche l’incremento del gettito fiscale grazie alla maggiore crescita economica indotta dalla maggiore produttività dei lavoratori stessi”.
 
“Questi risultati – ha commentato Matteo Ruggeri, Responsabile dell’Area Valutazioni Economiche ed HTA di Altems e Docente di Economia Sanitaria presso l’Università Cattolica – sono stati generati grazie allo sviluppo di un modello che ci permette di stimare gli effetti di diverse politiche vaccinali, ad esempio estensione della vaccinazione negli adulti, non solo in termini di minori spese per il Ssn per via della riduzione delle complicanze associate all’insorgenza delle malattie, ma anche in termini di minori spese per la previdenza sociale e maggiore produttività del lavoro che genera effetti sul ciclo economico e maggiore gettito fiscale per il bilancio dello stato”.
 
I risultati.
Per quanto riguarda l’influenza, partendo dal numero di infetti sul totale della popolazione pari a circa 2,1 milioni con conseguenti giornate di lavoro perse di 9,7 milioni, l’impatto fiscale è risultato si 159.563.520 euro con un carico sulla previdenza sociale di 839milioni e 808mila euro. Ipotizzando una copertura vaccinale che vada a ridurre il numero di infetti circa 1,9 milioni con una riduzione delle giornate di lavoro perse pari a circa 8,6 milioni, si verifica un incremento del gettito fiscale (valore cumulato) pari a circa 18 milioni e una riduzione delle perdite di produttività (valore cumulato) pari a 111 milioni. Tirando le somme, secondo le stime, abbattendo il numero di infetti fino ad arrivare a 1,2 milioni, è possibile avere un incremento del gettito fiscale (valore cumulato) pari a circa 71 milioni e una riduzione delle perdite di produttività (valore cumulato) pari a 444 milioni.
 
Sul fronte del pneumococco, partendo dal numero di infetti sul totale della popolazione pari a circa 90 mila con conseguenti giornate di lavoro perse di 1,4 milioni, l’impatto fiscale è risultato di 23.639.040 con un carico sulla previdenza di 124milioni e 416mila euro. Ipotizzando una copertura vaccinale che vada a ridurre il numero di infetti circa 8 mila unità con una riduzione delle giornate di lavoro perse pari a circa 1,2 milioni, si verifica un incremento del gettito fiscale pari a circa 2 milioni e una riduzione delle perdite di produttività pari a 12 milioni. In sostanza, abbattendo il numero di infetti fino ad arrivare a 54 mila, si stima sia possibile avere un incremento del gettito fiscale di circa 9 milioni e una riduzione delle perdite di produttività di circa 50 milioni.
 
Herpes Zoster, partendo dal numero di infetti sul totale della popolazione stimato in circa 6,4 mila con conseguenti giornate di lavoro perse di 38 mila, l’impatto fiscale è risultato di 630mila euro con un carico sulla previdenza sociale di 4.147.200 euro.  Anche in questo caso ipotizzando una copertura vaccinale che vada a ridurre il numero di infetti a circa 5 mila con una riduzione di circa 36 mila giornate di lavoro perse, si verifica un incremento del gettito fiscale pari a circa 39 mila euro e una riduzione delle perdite di produttività pari a circa 260 mila euro. Con queste stime, abbattendo il numero di infetti fino ad arrivare a 5 mila, è possibile avere un incremento del gettito fiscale pari a circa 118 mila euro e una riduzione delle perdite di produttività pari a circa 1,5 milioni. E riducendo anche le complicanze (nevralgia posterpetica correlata) i benefici in termini di impatto economico aumentano ancora di più.
 
Sia per lo pneumocco che per l’herpes zoster e le sue complicanze sono state eseguite delle proiezioni a 10 anni:per il primo l’incremento del gettito fiscale si attesta 32.576.109,14 euro, la riduzione in termini di produttività a 171.453.205,98 con un effetto totale di 204.029.315,12 euro. Per l’herpes zoster e le sue complicanze l’incremento del gettito fiscale si attesta 689.031,98 euro, la riduzione in termini di produttività a 4.134.191,89 con un effetto totale di 4.823.223,87 euro.
 
A conti fatti, sottolinea lo studio, partendo dai benefici in termini di impatto fiscale e di previdenza sociale, e dai costi della vaccinazione, con l’investendo nella vaccinazione si hanno benefici pro capite fino a 2 volte il valore dell’investimento in termini di impatto fiscale fino a 16 volte il valore dell’investimento in termini di perdite di produttività. L’impatto economico globale di ogni euro investito nelle vaccinazioni tra gli adulti è pari a 18 euro.

21 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

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