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Ulss 6 Euganea. Cimo nazionale: “No a direzioni improntate a catene di montaggio, a rischio la sicurezza delle cure”

Il sindacato nazionale, come già il segretario regionale Giovanni Leoni, esprime la propria contrarietà alla decisione della Aulss di indire un bando per la direzione di due Distretti riservandolo al solo personale tecnico, professionale ed amministrativo, escludendo da questo medici e sanitari. “Al direttore generale sfuggono i concetti di governo clinico, di percorsi clinico-assistenziali. di prevenzione e di di setting assistenziale che non può essere delegato a figure non sanitarie”.


24 GEN - “Affidare a un tecnico di questioni amministrative la gestione dei distretti sanitari anziché a chi ha forti competenze mediche è un errore e un danno gravissimo per il futuro della sanità pubblica, perché spalanca le porte alla gestione burocratica e industrializzata dei pazienti e delle cure”. La Cimo nazionale interviene così contro la decisione della AULSS 6 Euganea (Veneto), che ha indetto un bando di concorso per l’incarico di direzione di due Distretti riservandolo al solo personale tecnico, professionale ed amministrativo, escludendo da questo medici e sanitari.

Per il sindacato “oltre a certificare un approccio che estremizza il concetto di aziendalizzazione della sanità – che peraltro ha già ampiamento fallito in diversi contesti”, questa decisione porterebbe a creare Distretti a “due velocità”: “quelli gestiti da professionisti della sanità e quelli diretti da altri profili tecnico-amministrativi. Quasi a sperimentare sulla pelle dei pazienti e del personale sanitario ‘l’effetto che fa’”.

“Al direttore generale – incalza la Cimo -, che pure è medico con esperienza di direzioni sanitarie, sfugge probabilmente il concetto di governo clinico delle attività che sono demandate ai sanitari e non certamente ai manager tecnico-amministrativi; sfugge il concetto di percorsi clinico-assistenziali che coinvolge tutto il mondo sanitario dipendente e convenzionato; sfugge il concetto di prevenzione che non può essere certamente affidato ad un amministrativo; sfugge il concetto di setting assistenziale che non può essere delegato a figure non sanitarie. Per garantire la sicurezza delle cure dunque, non riteniamo debbano essere riservati dei posti di direzione, “blindati” da un bando, ad avvocati, ingegneri, architetti, geologi, statistici, sociologi…per quanto geniali”.

“È sintomatico – evidenzia il sindacato - che il riferimento portato dal direttore generale della AULSS per definire il profilo professionale ‘ideale’ richiesto dal bando in questione sia quello di Sergio Marchionne, straordinario manager delle performance aziendali con formazione in filosofia, giurisprudenza e business administration. Il quale, giova forse ricordarlo, lavorava per una grande azienda privata quotata allo Stock Exchange di New York”.

“Come Cimo riteniamo che tutti i professionisti della salute, medici e sanitari, lavorino già oggi in tutta Italia e in tutte le strutture ‘alla realizzazione di un disegno organizzativo in grado di dare integrazione, equità, percorsi strutturali e setting appropriati ai cittadini’. Le funzioni di governance di un distretto sanitario – conclude il sindacato - , senza nulla togliere a chi ha diversa formazione da quella medica, hanno una valenza specifica e richiedono grande professionalità in questo ambito, come indicato anche dalla legge. Ma se si desidera offrire la salute solo come un ‘prodotto’ che sia sempre più performante quantitativamente e qualitativamente, affidandosi a chi non ha competenze sanitarie, è probabile che si sia scambiato il distretto per una catena di montaggio o uno stabilimento di Detroit”.

24 gennaio 2019
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