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Schede ospedaliere. Il sindaco di Legnago: “Tagli senza investimenti sul territorio. E il privato avanza”

E’ molto critica Clara Scapin sulle nuove schede ospedaliere varate dalla Giunta. “Con l’unificazione delle varie Ulss Legnago è stato molto penalizzato rispetto agli altri ospedali” e ora “rischia di essere depotenziato ancor di più”. Per il sindaco “ciò crea disservizi ma anche amarezze per una serie di incertezze continue sul futuro della struttura, sugli investimenti sulle tecnologie e sull’assunzione di personale per coprire le carenze”.

di Endrius Salvalaggio
09 APR - A protestare contro le nuove schede ospedaliere, varate nei giorni scorsi dalla Giunta regionale, che prevedono tagli ad apicalità ed ai posti letto, è il primo cittadino di Legnago, il Sindaco Clara Scapin. L’ospedale di Legnago, sud veronese, ex Ulss 21, è sempre stato uno tra i più importanti nosocomi del basso veronese, situato a circa 45 km da vari capoluoghi di provincia, come Verona, Mantova, Padova e Rovigo. L’istituto legnaghese quindi, copre un territorio di 160.000 abitanti. “Con l’unificazione delle varie Ulss – fa saper il primo cittadino Clara Scapin – Legnago è stato molto penalizzato rispetto agli altri ospedali; proprio per la sua posizione geografica avevamo chiesto visto il numero di abitanti nella provincia di Verona, che fossero fatte due Ulss come è stato fatto nella provincia di Vicenza, ma non ci hanno dato ascolto”.

Con l’unificazione in un’unica Ulss veronese sono stati chiusi 3 ospedali della ex Ulss 21, con l’intesa che fossero aperti successivamente quelli di comunità. “Invece, notiamo che la strada che si vuole percorrere – sottolinea il Sindaco – è quella di tagliare posti letto e apicalità, senza investimenti per strutture intermedie, lasciando sguarnito il territorio dal punto di vista sociosanitario. La Regione, con le nuove schede ospedaliere rischia di depotenziare ancor di più l’ospedale di Legnago, favorendo invece le strutture private, molto presenti ed attive nel nord della provincia. Ciò crea disservizi ma anche amarezze per una serie di incertezze continue sul futuro della struttura, sugli investimenti sulle tecnologie e sull’assunzione di personale per coprire le carenze”.

Oltre alle problematiche date dalla conformazione geografica, nel territorio veronese sono presenti due strutture private all’avanguardia, nelle quali vengono fatte confluire, per scelte politiche, notevoli risorse pubbliche in quanto enti accreditati, ma non soggetti alle stesse regole del servizio pubblico. “Queste strutture – puntualizza il Sindaco – sono molto avvantaggiate rispetto a quelle pubbliche perché hanno meno burocrazia, assumono senza concorsi attingendo molto spesso dal pubblico e scegliendo persone già formate e conosciute nell’ambiente, insomma una forma di concorrenza che le avvantaggia notevolmente. I miei cittadini, se per alcune prestazioni non vogliono aspettare, a volte, anche 2 anni, devono essere pronti ad emigrare in altre strutture della provincia, dove sono stati spezzettati molti servizi e questo è uno dei grossi limiti delle nuove schede ospedaliere”.

“Inoltre, quest’anno – conclude Scapin -, ogni Comune deve completare la richiesta della Regione di 3 euro per abitante per continuare ad erogare alcuni servizi sociali rivolti al disagio: questo aumento della quota pro capite non viene però supportato da una analisi dei bisogni e delle risposte che finora sono state date; inoltre, essendo carenti le strutture socioeducative sul territorio, non è possibile attuare la prevenzione per evitare l’aggravarsi di situazioni problematiche”.

Endrius Salvalaggio

09 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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