Il vaccino Covid è come un “nuovo Lea”. Attrezziamoci per tempo per garantirlo a tutti, anche dopo che l’emergenza sarà finita

Il vaccino Covid è come un “nuovo Lea”. Attrezziamoci per tempo per garantirlo a tutti, anche dopo che l’emergenza sarà finita

Il vaccino Covid è come un “nuovo Lea”. Attrezziamoci per tempo per garantirlo a tutti, anche dopo che l’emergenza sarà finita
La convivenza con il Covid-19, anche dopo la fine dell'emergenza, impone uno sdoganamento del sistema della salute che porti a considerare l’esperimento vaccinale come ineludibilmente dovuto alla collettività. Come se fosse un nuovo LEA apposito, da rendere esigibile a cura dei Dipartimenti di prevenzione della rete delle aziende della salute che dovrà reimparare a fare il proprio dovere dopo le défaillance dimostrate dall’inizio del 2020 ad oggi

Man mano che si va avanti con il binomio, sino ad oggi inscindibile, costituito dalla temibile esposizione sociale al virus e dal completamento della campagna vaccinale si diffondono previsioni ottimali. L’esito favorevole della campagna vaccini dovrebbe registrarsi nel prossimo autunno con il raggiungimento di una copertura del 70-80% della popolazione.
 
Un buon risultato, inimmaginabile nello scorso anno, reso possibile a seguito del provvidenziale cambio di testimone, avvenuto il 1° marzo scorso, al vertice del commissariato straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19. A ben vedere, la concretezza del generale Francesco Paolo Figliuolo sta, fortunatamente, guadagnando terreno e risultati.
 
A fronte di una tale apprezzabile prospettiva, nasce tuttavia una più generale preoccupazione. Giustificata dalla possibile ricaduta determinata dai dubbi venuti fuori sul periodo di piena efficacia del vaccino, uguale per le diverse tipologie cui è stata data l’occasione ai cittadini di ricorrere. Non si capisce bene il termine di durata, oscillante tra i sei e, comunque, i dodici mesi dalla seconda inoculazione.
 
Prescindendo, dal termine più breve e quello più lungo, è da considerare che il vaccino non è per sempre. Ciò che invece sembra che sia destinato a divenire endemico è il coronavirus con le sue temibili varianti, oramai in diffusa circolazione nel Paese.
 
Una situazione, questa, che consiglierebbe due cose, da realizzare per tempo e bene, solo che non si vogliano registrare altre penose esperienze. Indipendentemente dalle mezze assicurazioni e dagli ottimismi profusi al pubblico dominio da parte dei virologi/infettivologi/epidemiologi e altri – che vanno dicendo da oltre un anno il tutto e il contrario di tutto, senza che alcuno abbia loro seriamente imputato le gravi responsabilità che hanno assunto con le loro ripetute contraddizioni – la preoccupazione sale. Non solo quella di chi è costretto a registrare i ritardi nel vaccinarsi, ma anche di chi lo è già.
 
Viste le difficoltà organizzative e operative che hanno reso alquanto complicata, difficile e preoccupante la fase di partenza e il conseguimento a regime della pratica vaccinale, diventa indispensabile che il SSR si dia una mossa. E velocemente. Necessita che lo stesso si organizzi strutturalmente, in ogni luogo (intendendo per tale in ogni regione!) a che il tema della vaccinazione diventi non un problema da affrontare ad ogni evento bensì un dovere irrinunciabile da mettere a disposizione preventiva, costante e continuativa dei cittadini.
 
La convivenza con il Covid-19 impone, pertanto, uno sdoganamento del sistema della salute che porti a considerare l’esperimento vaccinale, ovviamente adeguato a risolvere anche le difficoltà determinate dalle varianti via via sopravvenute, come ineludibilmente dovuto alla collettività. Come se fosse un nuovo LEA apposito, da rendere esigibile a cura dei Dipartimenti di prevenzione della rete delle aziende della salute che dovrà reimparare a fare il proprio dovere dopo le défaillance dimostrate dall’inizio del 2020 ad oggi.
 
Dunque, l’obbligo per tutte le regioni a riorganizzare la assistenza territoriale, con tutti gli operatori, convenzionati e non, messi in fila a tutelare la salute dei cittadini, forti delle certezze di avere un servizio di vaccinazione di massa sempre pronto ad assicurare, pro quota, alla comunità nazionale la propria puntuale efficienza.
 
Se non si farà ciò, si correrà il rischio di vivere un dramma senza fine!
 
Ettore Jorio
Università della Calabria

 

Ettore Jorio

05 Maggio 2021

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