Sono cifre ufficiali ricavabili dai documenti di programmazione sanitaria datati 6 settembre 2023: nell’anno in corso, rispetto ai due anni precedenti, i posti rimasti vacanti di medici del ruolo unico di assistenza primaria nell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina di Trieste passano da 14 del 2021 a 46 del 2023; mentre nell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale di Udine raddoppiano passando da 17 posti vacanti del 2021 agli attuali 39; per l’area vasta a capo dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale di Pordenone, si passano ai 20 posti vacanti del 2021 agli attuali 47 del 2023. Secondo i calcoli di Snami, i cittadini senza medico nella regione Friuli Venezia Giulia potrebbero arrivare nel 2024 a quasi 200mila: il conto è presto fatto, dato le 132 carenze per 1400-1450 assisti e, lo scotto più grande è dietro l’angolo, viste le quiescenze in arrivo
“Senza medico titolare in Friuli Venezia Giulia saranno poco meno di 200mila persone – spiega Stefano Vignando, presidente regionale Snami – In soli due anni, quindi le cosiddette zone carenti, che altro non sono intere aree scoperte prive di medico di medicina generale sono raddoppiate ed il bello arriverà quando dal prossimo anno ci saranno decine e decine di medici quiescenti che uno dopo l’altro lasceranno la professione”.
Le preoccupazioni per il presidente Vignando, oltre alle carenze che nel 2021 toccavano circa 50 posti passando nel 2023 a 132 (di fatto più che raddoppiato) riguardano il fatto che “i medici di medicina generale che dal 2024 in avanti andranno in pensione saranno sempre di più; numeri precisi non ce ne sono anche perché molti se ne andranno a 68 anni e non aspettano i 70 anni canonici in quanto l’attività professionale è diventata prettamente burocratico – amministrativa e resta ben poco tempo per la clinica”.
“Nel breve-medio periodo è difficile immaginare soluzioni soddisfacenti – dice il presidente Snami FVG – anche perché la medicina generale è sempre meno attrattiva per i giovani medici per i tanti motivi che quasi quotidianamente emergono. Si dovrebbero quindi sfruttare le attuali disposizioni pattizie, dettate dall’ACN con l’art. 44 che permette e prevede di coinvolgere i medico di medicina generale del ruolo unico di assistenza primaria ad attività oraria in orario diurno e integrati nelle Aft (Aggregazione funzione territoriale) per compiti professionali nei distretti e quindi nel territorio; vi sarebbe anche la possibilità di operare in orario diurno in ambulatori di continuità assistenziale ubicati presso una sede propria o in prossimità dei Dipartimenti di emergenza urgenza e accettazione di I o II livello. Oltre a queste soluzioni nell’immediato non ne vedo”, conclude Vignando.
Endrius Salvalaggio