Il protocollo regionale per la donazione di organi da donatore a cuore fermo controllato (cDCD) in Sardegna è ora realtà: la Giunta lo ha deliberato nella sua ultima seduta.
“L’approvazione e la deliberazione di questo documento – spiega a Quotidiano Sanità il coordinatore del Centro Regionale Trapianti, il dottor Lorenzo D’Antonio – rappresenta un importante passo in avanti nell’organizzazione della nostra Rete regionale di donazione e trapianto di organi. Ringrazio tutti i professionisti che hanno partecipato al Tavolo Tecnico istituito dalla Regione con l’obiettivo di realizzare, condividendolo, un percorso così articolato e complesso, con l’obiettivo di definire se non una vera e propria linea guida, un documento di riferimento, per tutta la rete regionale, per lo svolgimento delle attività di donazione di organi ‘controllata’”.
“Lo scopo, infatti – prosegue il coordinatore -, non è stato solo quello di definire gli aspetti più ‘tecnici’ che sottendono alla realizzazione del percorso clinico di donazione, ma di chiarire anche i principi di riferimento e gli scenari organizzativi possibili, con un occhio particolare alle responsabilità dei diversi attori del processo. L’importanza della realizzazione di un percorso di donazione a cuore fermo anche in Regione Sardegna, costituisce oltre modo un passaggio importante rispetto al programma di miglioramento e di potenziamento intrapreso dalla nostra Rete regionale in questi ultimi anni in tale ambito. Già oggi, Regione Sardegna si colloca tra le regioni in Italia più ‘virtuose’ relativamente al tasso di segnalazione di potenziali donatori di organi per milione di abitanti. Questo risultato, frutto dell’attività dei Coordinamenti Locali oltre che di tutte le professionalità di cui il nostro SSR dispone, rende merito di un lavoro complesso svolto con dedizione e con l’obiettivo comune di voler contribuire in termini concreti alla crescita della donazione e del trapianto non solamente nella nostra Regione ma anche nel Paese”.
“Da questo punto di vista, l’esperienza clinica mondiale oramai di migliaia di trapianti effettuati da donatore DCD attesta l’efficacia di tale processo donativo oltre che il potenziale di un ulteriore incremento per i trapianti di organi addominali e di polmoni, ma anche, recentemente, di cuore. Inoltre, un aspetto affatto secondario, è costituito dal fatto che l’inclusione dell’attività di procurement nel suo complesso, e di quella a cuore fermo controllato in particolare, nelle linee guida e negli algoritmi di gestione, valutazione e trattamento dei pazienti con grave lesione cerebrale acuta e grave insufficienza cardiocircolatoria, costituisce, sia in termini clinici che etici, un miglioramento in termini di qualità di cura e di assistenza al paziente che ne sia affetto, in quanto espressione sia di massimo rispetto della persona la deceduta e/o morente che di colui che attende il trapianto. A riguardo, giova sottolineare che la donazione DCD controllata (cDCD) è un aspetto qualificante di un ospedale e di una terapia intensiva, come parte integrante della qualità delle cure dei pazienti morenti, e che il SSN ha il dovere sia di onorare la volontà di donare del cittadino, nel rispetto del principio di autonomia, che di perseguire l’interesse della collettività attraverso le attività di trapianto” – conclude D’Antonio.
Elisabetta Caredda