Il monitoraggio dei Lea e una polemica che si poteva evitare
Ieri il Ministero della Salute ha pubblicato (per ora solo la sintesi) sul proprio sito le risultanze del monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia per l’anno 2023. Il ‘nuovo’ sistema è in uso dal 2020 ed è giunto alla sua quarta edizione e ha sostituito la vecchia Griglia Lea in vigore fino al 2019. “Si tratta – spiega il Ministero sul proprio sito – di un sistema descrittivo, di valutazione, di monitoraggio e di verifica dell’attività sanitaria erogata in tutte le Regioni”. Il NSG ricorda ancora il Ministero della Salute “è stato realizzato in piena collaborazione con i referenti istituzionali e tecnici delle Regioni e con esperti epidemiologi e statistici provenienti dal mondo universitario e della ricerca. Ogni passaggio, dall’elenco degli indicatori al modello di lettura della variabilità regionale, è stato condiviso”.
Fatta questa dovuta premessa il sistema sarà certamente perfettibile come hanno più volte evidenziato alcuni commentatori anche sul nostro giornale in questi anni ma non è una novità (siamo giunti alla quarta edizione) ed è stato condiviso da Governo e Regioni attraverso un’intesa in Conferenza Stato-Regioni. Insomma, regole condivise ed uguali per tutti. Non saranno pagelle, anche se il termine giornalisticamente ci sta tutto, non sarà corretto sommare i punteggi raggiunti da ogni regione in tutte e tre le aree (ma per descrivere sinteticamente al cittadino i risultati è il metodo più chiaro) ma in ogni caso chi raggiunge i risultati migliori accede a risorse premiali. Un valore questi punteggi quindi lo hanno e forse proprio il rischio di perdere fondi ha mandato su tutte le furie il presidente Fontana.
Detto ciò, la polemica innescata dalla Regione Lombardia (che già quando erano state pubblicate le anticipazioni qualche mese sul nostro giornale aveva manifestato il suo dissenso) appare quantomeno tardiva dato che il sistema è in uso da anni e nelle passate edizioni in cui la Lombardia era in top five nessuno si è mai lamentato. Inoltre, andando a spulciare i dati fin qui disponibili quello che salta agli occhi è che a far scendere i risultati lombardi sia proprio il valore dell’assistenza distrettuale (il cosiddetto territorio) che come già avevamo visto in pandemia non era allo stesso livello della rete ospedaliera (dai 94 punti del 2022 si è scesi ai 76 del 2023, che collocano la Lombardia all’undicesimo posto sullo specifico indicatore). Perdere posizioni non fa piacere a nessuno, anche l’Emilia-Romagna per esempio ha perso la leadership ed è stata sopravanzata dal Veneto e dalla Toscana in quest’ultima edizione.
È poi fuori luogo mettere sullo stesso piano le classifiche effettuate da Newsweek sui migliori ospedali del mondo (ironia delle sorte uscite lo stesso giorno) con il sistema di monitoraggio istituzionale. Non serve uno scienziato per capire da un lato che sono due metodi incomparabili e dall’altro che nessuno ha mai messo in dubbio la qualità e l’eccellenza degli ospedali lombardi che sono un vanto per l’Italia.
Ora, passata la polemica (dal sapore tutto politico), se davvero gli indicatori del sistema NSG sono da modificare Governo e Regioni si siedano al tavolo e vi mettano mano. E non trasformino più la pubblicazione dei monitoraggi in risse da bar (di cui francamente non se ne sente il bisogno) ma come occasione per intervenire più efficacemente su cosa non va.
Come funziona il monitoraggio.
Nello specifico gli indicatori in totale sono 88 ma è stato individuato un sottoinsieme di 22 indicatori, cosiddetto “CORE” da utilizzare per valutare sinteticamente l’erogazione dei LEA da parte delle Regioni. Tali indicatori sono suddivisi in tre macro-aree: prevenzione collettiva a sanità pubblica; assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.
I 22 indicatori core sono così suddivisi:
– sei per l’area della prevenzione (copertura vaccinale pediatrica a 24 mesi per esavalente e MPR, controllo animali e alimenti, stili di vita, screening oncologici);– nove per l’attività distrettuale (tasso di ospedalizzazione di adulti per diabete, Bpco e scompenso cardiaco e tasso di ospedalizzazione di minori per asma e gastroenterite, intervallo chiamata-arrivo mezzi di soccorso, tempi d’attesa, consumo di antibiotici, percentuale re-ricoveri in psichiatria, numero decessi da tumore assistiti da cure palliative, anziani non autosufficienti nelle RSA);
– sette per l’attività ospedaliera (tasso di ospedalizzazione standardizzato rispetto alla popolazione residente, interventi per tumore maligno al seno eseguiti in reparti con volumi di attività superiore a 150 interventi annui, ricoveri a rischio inappropriatezza, quota di colecistectomie con degenza inferiore ai 3 giorni, over 65 operati di frattura al femore entro 2 giorni; parti cesarei in strutture con più e meno di 1000 parti l’anno).
Le valutazioni del sottoinsieme costituiscono parte integrante del Sistema di verifica degli adempimenti LEA, di competenza del Comitato LEA, cui sono tenute le Regioni per accedere alla quota integrativa di risorse.
Per ciascun indicatore appartenente al sottoinsieme CORE viene calcolato, grazie ad una specifica funzione di valorizzazione, un punteggio su una scala da 0 a 100, con il punteggio 60 corrispondente alla soglia di garanzia minima (ovvero di “sufficienza”). Ulteriori punteggi o penalità sono attribuiti sulla base della variabilità temporale e geografica del valore dell’indicatore. Viene poi calcolato il punteggio finale per ciascuna macro-area di assistenza: al contrario della Griglia LEA, infatti, la nuova metodologia non sintetizza in un unico punteggio la valutazione delle Regioni, ma misura in maniera indipendente per ogni macro-area il rispetto globale dei LEA.
Affinché l’esito della valutazione globale sia positivo, e quindi una Regione risulti “adempiente”, il punteggio di tutte e tre le macro-aree dovrà essere non inferiore a 60 (in modo da non consentire la compensazione tra differenti macro-aree).
Luciano Fassari
27 Febbraio 2025
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