Quando le regole sembrano scritte per essere violate

Quando le regole sembrano scritte per essere violate

Quando le regole sembrano scritte per essere violate
Una violazione che non risparmia alcun Servizio sanitario regionale e che fa tanto male ai conti consolidati delle Regioni. Tutte vittime di una governance insufficiente a garantire servizi alla persona e prestazioni essenziali nonché a governare bene la spesa indispensabile per assicurare sostenibilità ai bilanci

Le regole sembrano essere state scritte per essere eluse, meglio violate. È quanto desumibile dal trattamento contabile (d.lgs. 118/2011) riservato nella sanità nelle diverse regioni, con eccessiva tolleranza degli organi preposti a controlli interni ed esterni, persino del Mef.

Una violazione che non risparmia alcun Servizio sanitario regionale e che fa tanto male ai conti consolidati delle Regioni. Tutte vittime di una governance insufficiente a garantire servizi alla persona e prestazioni essenziali nonché a governare bene la spesa indispensabile per assicurare sostenibilità ai bilanci, oggi malridotti da un mancato controllo della medesima. E dire che la governance è tutto in un settore delicato qual è l’assistenza sociosanitaria. È sapere, etica nei rapporti con l’utenza e nel perfezionamento dei contratti di fornitura con gli erogatori privati (ex art. 8 quinquies), rispetto nell’assumere obbligazioni, nell’ossequia delle regole assunzionali, nella lotta sostanziale alla corruzione.

Piuttosto che dalle Alpi alle Piramidi, tutto ciò accade dal Canale di Sicilia alle Alpi, tanto da impattare segnatamente nella metropoli torinese. Più esattamente nella “Città della salute”, una delle 29 sedicenti AOU sprovviste del Dpcm costitutivo, e dunque inesistente sul piano giuridico-economico a tal punto da fare ritenere tutti gli atti adottati viziati da nullità assoluta, ivi compresi quelli afferenti alle voluminose e creative fusioni aziendali intervenute.

Conseguentemente: appalti perfezionati e condotti fino ad oggi sine titulo; iniziative giudiziarie, del magistrato penale, tendenti ad accertare falsi ideologici in atti pubblici e responsabilità rilevanti per la determinazione di sensibili buchi di bilancio, stranamente non emersi a cura della Corte dei conti piemontese, solitamente puntuale; reiterati, e spesso improvvidi, cambi di management aziendali per tentare di rimediare agli errori trascorsi. Stante alle dichiarazioni rese all’ombra della Mole Antonelliana al riguardo dell’ultimo degli incaricati di sistemare le cose, sembra di trovarsi di fronte al tentativo della governance di mettere una pezza più piccola del buco, nell’assoluta inconsapevolezza dei principi contabili, tanto da essere ritenuti optional. Ciò nel senso che le diagnosi effettuate dalla medesima appaiono alquanto maccheroniche con le soluzioni indicate che sanno di peggio.

Insomma, la “Città della Salute” pare essere messa proprio male. Quanto alla sua condizione istituzionale risulta non affatto essere una azienda ospedaliera universitaria e, in quanto tale, ha perso la corsa per essere al riguardo risanata con l’emendamento governativo, incomprensibilmente ritirato, al recente Ddl sul riordino delle professioni sanitarie che avrebbe offerto l’occasione di sanare “ora per allora”, sul piano giuridico-economico, tutti gli atti dalla medesima adottati negli anni viziati da nullità assoluta.

In relazione ai suoi bilanci non è affatto messa meglio, tanto da sottolineare l’esigenza di dovere mettere la soluzione in mano alla consultazione preventiva della Corte dei conti, invero non utilmente presente nei giudizi di parificazione dei rendiconti consolidati regionale degli ultimi anni. Quelli messi, invece, sotto la lente di ingrandimento della Procura della Repubblica della già capitale dell’automobile.

La ricerca della soluzione non è infatti cosa facile e non bene inquadrata dalle politiche aziendali di sistemazione del bilancio. Si fa sempre lo stesso errore: rimandare l’errore fatale dei saldi alle gestioni pregresse senza contare che gli errori vecchi vanno risanati, non già con un inutile ricorso ad un advisor, bensì con una corretta definizione del bilancio attuale. Un bilancio, quest’ultimo, ove andranno puntualmente annotare le componenti straordinarie (sopravvenienze e insussistenze, sia attive che passive) a correzione di quanto erroneamente accaduto in precedenza. Il tutto attraverso una corretta sorveglianza, che pare essere mancata nel pregresso, dell’organismo di revisione.

Ettore Jorio

Ettore Jorio

16 Maggio 2025

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