Fine Vita. Opi Carbonia-Iglesias: “Prevedere l’infermiere specializzato in cure palliative’ o in ambito della ‘bioetica clinica’”

Fine Vita. Opi Carbonia-Iglesias: “Prevedere l’infermiere specializzato in cure palliative’ o in ambito della ‘bioetica clinica’”

Fine Vita. Opi Carbonia-Iglesias: “Prevedere l’infermiere specializzato in cure palliative’ o in ambito della ‘bioetica clinica’”
L’Ordine degli infermieri chiede la revisione della proposta di legge 59 con la previsione dell’ ‘infermiere specializzato in cure palliative’ o in ambito della ‘bioetica clinica’. Lebiu e Servetti: “Auspichiamo che le disposizioni trovino piena attuazione attraverso il coinvolgimento attivo di tutte le professioni sanitarie, riconoscendo il contributo insostituibile che ciascuna figura può offrire”.

L’Ordine degli infermieri ha affrontato qualche giorno fa in audizione in Commissione Salute tutta una serie di valutazioni che per l’attualità, le attese e il riverbero complessivo delle previsioni della PL n. 59/2024 anche nel Sulcis Iglesiente, hanno portato all’attenzione del parlamentino. Ad approfondire il tema su Quotidiano Sanità sono il Presidente dell’Ordine degli infermieri OPI Carbonia Iglesias, Graziano Lebiu, e la segreteria dello stesso Ordine, Ilenia Servetti, infermiera esperta in cure palliative e in Bioetica Clinica.

“Abbiamo valutato – spiega Lebiu -, alla luce delle opportunità definite dal nostro codice di deontologia professionale, di non ravvisare in alcuna parte della proposta di Legge note ostative alla sua definizione. L’impressione generale è che il documento visionato, sin dalla parte introduttiva della relazione, soprattutto nei passaggi e nei richiami, reiterati, delle determinazioni della Corte Costituzionale, voglia porre rimedio alle varie discriminazioni da essa riscontrate; un provvedimento che dimostra attenzione alle criticità che attanagliano da tempo il SSN, e che contribuisce ad un aumento dell’offerta di prestazioni alla cittadinanza”.

“Nel dettaglio – prosegue approfondendo il Presidente OPI CI -, riteniamo fondamentale il coinvolgimento del Comitato Etico Territoriale (previsto nella pag. 1 della PL n. 59) in quanto ‘spazio in cui si possono incontrare in un contesto pluralistico e con una metodologia interdisciplinare le diverse componenti dei vari settori di attività connessi con la vita e la salute dell’uomo’, come definito da Cattorini, professore di bioetica. Al Comitato Etico sono infatti demandati compiti di elaborazione di linee di indirizzo a tutela dei soggetti coinvolti e di garantire un’attività di analisi e riflessione sulle implicazioni dell’utilizzo di tecnologie ed interventi sanitari, e se richiesto dalle Aziende sanitarie Locali, formulare pareri per quanto di loro competenza. In ogni fase della previsione legislativa regionale, il coinvolgimento diretto dei Comitati Etici e del Comitato Etico Territoriale (CET) della Regione Sardegna denominato Comitato Etico Sardegna è doveroso e finanche auspicabile (pag. 1, pag. 4, pag. 5 e pag. 7 della PL n. 59)”.

“Tuttavia ci chiediamo se accanto alle attività di tutela della salute in riferimento alle proposte di sperimentazione clinica, le competenze dell’attuale Comitato Etico siano da aggiornare per la valutazione della casistica di cui alla stessa proposta di legge. In altre parole, le attività richieste al Comitato Etico Regionale riguardano il ragionamento bioetico e per tale ragione necessitano della verifica ed eventuale aggiornamento delle competenze professionali attualmente operative nel Comitato stesso e necessarie per la valutazione di ogni istanza. Suggeriamo la verifica di tale condizione e la possibilità di integrarlo con le professionalità necessarie per l’elaborazione del giudizio etico riferito ad ogni specifico caso presentato”.

“Proseguendo con l’analisi del testo, non possiamo che condividere l’assunto che ‘tempi e procedure rappresentano elementi fondamentali affinché il diritto sancito a livello nazionale sia efficacemente fruito accedendo a tale diritto anche in regione Sardegna, con tutta evidenza, a condizioni di malattia, sofferenza ed estrema urgenza, con trattazione entro un termine ragionevole dalle istituzioni (pag. 2 PL n. 59)’. Sul punto è da dire che le previsioni di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 4 (pagg. 7 e 8 PL n. 59), appaiono termini più che ragionevoli, essendo in effetti ‘cruciale l’individuazione di una cornice temporale entro la quale il Servizio Sanitario (regionale ndr), debba intervenire in risposta alle richieste delle persone malate’ (pag. 3 PL n. 59)”.

“Rispetto alle professionalità previste per la composizione della commissione medica multidisciplinare permanente – interviene la segretaria OPI Ilenia Servetti -, si osserva il mancato coinvolgimento del MMG considerato che nei contesti domiciliari, sede privilegiata per le cure del fine vita e le cure palliative, il responsabile clinico del caso è il MMG. La declinazione dei Piano Assistenziali integrato avviene per il suo tramite con le valutazioni delle unità di valutazione multidimensionale dei vari setting organizzativi (a titolo esemplificativo: Cure Domiciliari Integrate o erogazione di contributi sociali e socio assistenziali non medici o infermieristici, di provenienza sociale). L’assenza di tale figura è configurabile laddove il setting assistenziale non preveda lo svolgimento di attività cliniche rilevanti per il paziente (ricovero ospedaliero), o qualora preferisca demandare ad altro professionista della commissione la gestione del caso”.

“Poiché il MMG varia da paziente a paziente – continua l’infermiera -, la sua figura è da intendersi integrativa a completamento della Commissione Permanente. La presenza dell’infermiere è da considerarsi non solo nelle more delle previsioni organizzative relative all’erogazione delle terapie proposte, ma in termini valutativi e per tale ragione deve trattarsi di un professionista esperto in cure palliative o in materia di bioetica clinica. Proponiamo quindi la revisione, tra i requisiti dell’art. 3 comma 2 (pag. 7 PL n. 59), della denominazione di ‘infermiere’ con la previsione dell’‘infermiere specializzato in cure palliative’ o in ambito della ‘bioetica clinica’ e si si suggerisce che la formazione dello psicologo riguardi in modo specifico la psico oncologia o le cure palliative. Si concorda inoltre con la necessità di integrare la commissione con le professionalità necessarie per la più completa valutazione del caso e ai fini di garantire il buon esito delle procedure per la realizzazione del SMA”.

“Il DM 77/2022 – sottolineano Lebiu e Servetti – prevede anche per il Sulcis Iglesiente un Hospice ogni 100mila abitanti con almeno 8/10 posti letto. Nella nostra ASL di riferimento, l’Hospice non è addirittura istituito nonostante innumerevoli tagli del nastro, e ci si appoggia a 3-4 posti letto di una RSA del territorio. Riteniamo quanto sopra paradossale, anche per i richiami alla stessa struttura nella relazione e nella PL n. 59/2024 (pag. 7). Altra considerazione è riferita al dubbio che gli Hospice possano accogliere la procedura. Nelle fattispecie per cui, per quanto l’ambiente domestico possa essere ritenuto l’ambiente di cura ideale per le cure di fine vita, questo non è adeguato, in ragione della complessità clinico assistenziale e/o delle caratteristiche del domicilio, si apre il dibattito su quale sia il setting di cura più adeguato, alla luce di quanto definito dalla norma vigente e dall’attuale caratterizzazione delle Cure Palliative. La collocazione/definizione del SMA quale opzione terapeutica dell’assistenza del fine vita, potrebbe giustificare la scelta dell’Hospice quale setting assistenziale più adeguato per l’accompagnamento alla morte della persona assistita. Tuttavia la caratterizzazione delle cure palliative anche in merito alla sedazione profonda nel fine vita potrebbero disconoscere la pratica del SMA nell’ambito delle cure palliative, per le differenze relative agli obiettivi e modalità di realizzazione delle procedure. Se così fosse, gli hospice non potrebbero accogliere i casi di SMA, salvo specifico provvedimento”.

“Un tema come quello del suicidio medicalmente assistito, complesso, controverso, sensibile, attuale, ci pare correttamente indirizzato al perseguimento delle condizioni per ‘garantire alle persone malate che intendano accedere al suicidio assistito la necessaria assistenza sanitaria, assumere un farmaco efficace ad assicurare la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile accedendo a tale diritto a condizioni di malattia, sofferenza e estrema urgenza, (pagg. 2 e 4 PL n. 59). Soprattutto su ruoli, tempi, procedure e responsabilità (pagg. 2 e 3 PL n. 59), la Proposta di Legge traccia una cornice d’azione che in qualche modo porrà fine ad interventi delle autorità giudiziarie da sempre forieri di interpretazioni disparate sulla correttezza dell’esercizio professionale dei professionisti chiamati in causa piuttosto che sui diritti del cittadino che non trovano risposta dal Servizio Sanitario Nazionale entro uno spazio temporale tempestivo”.

“Auspichiamo che le disposizioni previste dalla Proposta di Legge trovino piena attuazione attraverso il coinvolgimento attivo di tutte le professioni sanitarie, riconoscendo il contributo insostituibile che ciascuna figura può offrire al raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica e di riduzione delle disuguaglianze, e confidiamo nel recepimento della previsione dell’ ‘infermiere esperto in cure palliative’ o con la formazione specifica nell’ambito della bioetica clinica tra i requisiti dell’art. 3 comma 2 della proposta” – concludono gli infermieri OPI – CI.

Elisabetta Caredda

Elisabetta Caredda

26 Maggio 2025

© Riproduzione riservata

Piano sanitario nazionale. Monni (Toscana): “Va aggiornato, serve integrazione”
Piano sanitario nazionale. Monni (Toscana): “Va aggiornato, serve integrazione”

Il nuovo piano sanitario nazionale? Che sia “sempre più integrato: un’integrazione vera tra sanitario e socio-sanitario” per l’assessore al diritto alla salute e alle politiche sociali della Toscana, Monia Monni....

Riforma professioni sanitarie. Le Regioni al Governo: “Rischio invasione competenze e costi insostenibili”
Riforma professioni sanitarie. Le Regioni al Governo: “Rischio invasione competenze e costi insostenibili”

Arrivano le osservazioni delle Regioni sul ddl Delega al Governo in materia di professioni sanitarie e disposizioni relative alla responsabilità professionale". E non mancano le critiche e preoccupazioni su alcuni...

Tumore del retto. Studio italiano ‘NO-CUT’ dimostra che un paziente su quattro può guarire senza chirurgia
Tumore del retto. Studio italiano ‘NO-CUT’ dimostra che un paziente su quattro può guarire senza chirurgia

Una rivoluzione significativa sta cambiando la gestione del carcinoma del retto. Sono appena stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet Oncology i risultati dello studio clinico NO-CUT, coordinato da ricercatori...

Emilia-Romagna. Nessun ticket per le persone che subiscono violenza di genere o a causa del proprio orientamento sessuale
Emilia-Romagna. Nessun ticket per le persone che subiscono violenza di genere o a causa del proprio orientamento sessuale

Già era gratuito l’accesso al Pronto soccorso, ai consultori familiari per la presa in carico e il sostegno psicologico. Ora l’esenzione del ticket viene estesa anche alle visite specialistiche ambulatoriali....