Nel pieno dell’epidemia di morbillo che ha colpito più Stati americani, un nuovo sondaggio condotto dall’Harvard T.H. Chan School of Public Health e dalla de Beaumont Foundation rivela che la maggioranza degli adulti statunitensi — ben il 79% — sostiene l’obbligo vaccinale per i bambini contro malattie prevenibili come morbillo, parotite e rosolia, come condizione per frequentare la scuola. Il sostegno si conferma trasversale: il 90% dei democratici, il 68% dei repubblicani e persino il 66% dei sostenitori del movimento “Make America Great Again” ritiene che i vaccini debbano essere obbligatori in ambito scolastico. Anche tra i genitori, il consenso è solido, con il 72% favorevole. Tuttavia, circa un adulto su cinque — il 21% — continua a opporsi ai requisiti vaccinali per l’infanzia.
Il sondaggio, effettuato tra il 10 e il 31 marzo 2025 su un campione rappresentativo di 2.509 adulti, è stato condotto nel contesto di un’epidemia di morbillo in corso da tre mesi, che ha già interessato numerosi Stati. Il progetto è stato sostenuto dalla Robert Wood Johnson Foundation e dalla stessa de Beaumont Foundation. Secondo Brian Castrucci, presidente e CEO della de Beaumont Foundation, questi risultati mostrano che i vaccini per l’infanzia sono meno controversi di quanto si creda comunemente, evidenziando un consenso diffuso anche tra gruppi politici opposti. “È incoraggiante vedere che così tanti americani comprendano l’importanza della vaccinazione, che resta un pilastro fondamentale della salute pubblica”, ha dichiarato.
Tra coloro che si oppongono all’obbligo vaccinale, la motivazione prevalente non è la sicurezza, ma il principio di scelta genitoriale. Il 79% di questi ritiene che spetti ai genitori decidere se vaccinare i propri figli. In misura minore, l’opposizione deriva dalla sfiducia verso le agenzie governative — considerate troppo influenzate dalla politica e dalle industrie farmaceutiche — dal timore che vengano imposti troppi vaccini in futuro e dalla convinzione che l’obbligo serva solo a generare profitti per i produttori. Solo il 40% di chi si oppone cita la sicurezza dei vaccini come una delle principali preoccupazioni. Al contrario, tra i sostenitori dell’obbligo vaccinale, i motivi principali risiedono nell’efficacia comprovata dei vaccini, nel senso di responsabilità verso la salute collettiva e nel timore che malattie come il morbillo possano ritornare se le coperture dovessero calare. L’importanza di proteggere i bambini che, per motivi medici, non possono essere vaccinati, è un altro elemento chiave per chi sostiene l’obbligo. La fiducia nelle agenzie pubbliche di approvazione, seppur presente, risulta meno decisiva.
Per Gillian SteelFisher, direttrice del Harvard Opinion Research Program, il dibattito attuale sull’obbligo vaccinale non ruota più tanto attorno alla sicurezza, quanto al concetto di libertà genitoriale. In un momento storico in cui gli Stati Uniti affrontano la più grave epidemia di morbillo degli ultimi decenni, SteelFisher invita gli operatori sanitari ad adottare un approccio empatico nel dialogo pubblico, affrontando non solo le paure legate alla sicurezza ma anche le rivendicazioni valoriali dei cittadini.
Un dato particolarmente rilevante del sondaggio riguarda la percezione di sicurezza dei vaccini: il 91% degli adulti americani ritiene che i vaccini per le malattie infantili siano sicuri per la maggior parte dei bambini. Tra questi, il 63% li considera “molto sicuri” e il 28% “abbastanza sicuri”, mentre solo un’esigua minoranza li giudica poco o per nulla sicuri. Anche tra i genitori, l’88% ha fiducia nella sicurezza dei vaccini, una tendenza che si riflette trasversalmente anche tra le diverse appartenenze politiche: il 97% dei democratici, l’88% dei repubblicani e l’84% dei simpatizzanti MAGA credono nella sicurezza dei vaccini, sebbene i livelli di convinzione più forte (“molto sicuri”) risultino più elevati tra i democratici. In sintesi, i dati suggeriscono che negli Stati Uniti, nonostante la polarizzazione politica, la fiducia nei vaccini pediatrici è ancora forte e diffusa. Il nodo da sciogliere resta piuttosto culturale: come bilanciare il diritto alla salute pubblica con le richieste di autonomia individuale. In tempi di emergenza sanitaria, questa sfida è più attuale che mai.