“L’overbooking non serve a risolvere il problema delle liste d’attesa. Il sistema, mutuato dal settore aereo e alberghiero, prevede la prenotazione di un numero di prestazioni specialistiche superiore a quelle effettivamente disponibili ed è stato introdotto in tutte le aziende sanitarie umbre all’inizio dell’anno per fronteggiare la mancata presentazione dei pazienti agli appuntamenti prenotati (il cosiddetto no show). Gli effetti? Medici costretti a lavorare di più, qualità e sicurezza delle cure a rischio, attese più lunghe per i pazienti e quindi aumento dell’aggressività negli ambulatori”. Lo dice in una nota il sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed Umbria, che ha diffidato le USL e chiesto alla Regione di farsi garante, per capire “come ciò sia potuto accadere visto che non è stato autorizzato dai medici né è stata data informativa sindacale”.
“Chi viene in ospedale per una visita o un esame – spiega Cristina Cenci, Presidente CIMO-FESMED Umbria – non sa che allo stesso orario vengono prenotate due prestazioni, nell’ipotesi che uno dei due pazienti non si presenti, per cui capita che debbano attendere anche più di un’ora prima di effettuare la prestazione richiesta, specie per procedure complesse quali ad esempio gli esami endoscopici. E i pazienti ritengono responsabile del disservizio lo specialista. Da qui l’aumento della tensione e delle aggressioni verbali nei confronti dei medici”.
Inoltre, “nel caso in cui tutti i pazienti si presentino, per poter dedicare a ciascuno il tempo necessario il medico è costretto a prolungare il proprio orario di lavoro. Tra l’altro, non è stato disciplinato l’extra-orario, per cui in USL Umbria 1 e USL Umbria 2 non è nemmeno chiaro come verranno recuperate o retribuite le ore aggiuntive”.
“Per abbattere le liste d’attesa non servono inutili espedienti o scorciatoie – continua la presidente di Cimo-Fesmed Umbria – ma un adeguamento degli organici ai carichi di lavoro: se non si ha più personale a disposizione, difficilmente sarà possibile recuperare le prestazioni pregresse e garantire il rispetto delle tempistiche per quelle nuove. Ricordiamo inoltre alla Regione che per garantire la prestazione nei tempi previsti, la legge prevede che l’Azienda usufruisca della libera professione del medico, pagando la tariffa al posto del paziente, cui spetta solo l’eventuale ticket. Al contempo, per ridurre il fenomeno del no show, riteniamo necessario verificare i sistemi di recall dei pazienti e l’efficienza del CUP unico regionale, ottimizzando i sistemi di conferma della prenotazione, magari anche ricorrendo all’Intelligenza Artificiale. Dati alla mano, il no show si verifica anche per prestazioni prenotate dal CUP in overbooking e questo è un controsenso, spia di malfunzionamento del sistema di prenotazione regionale”.
“L’overbooking inficia la qualità e la sicurezza delle cure e mina il rapporto di fiducia del medico nei confronti dell’azienda e tra medico e paziente. Meglio lasciarlo al settore aereo e alberghiero – conclude Cenci – dove almeno le tutele per i consumatori sono chiare e gli stessi consapevoli”.