Le relazioni e i rapporti ufficiali che il Ministero della Salute e i suoi enti vigilati devono trasmettere al Parlamento — veri pilastri informativi per la programmazione sanitaria — stanno perdendo efficacia a causa di ritardi sistematici. Lo denuncia l’Osservatorio Salutequità, che evidenzia buche temporali anche di diversi anni, rendendo vana la funzione di monitoraggio delle leggi e di trasparenza verso i cittadini.
La Relazione sullo stato di implementazione della legge 38/2010, che garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, è ferma ai dati relativi al periodo 2015–2017. L’ultima trasmissione risale a gennaio 2019, benché la legge esiga un aggiornamento annuale entro il 31 dicembre—lasciando un gap informativo di circa 7,5 anni. Significativi temi quali la prescrizione di oppioidi, la capillarità delle reti di cure palliative (anche pediatriche), i risultati emersi e l’impatto economico restano oscuri al Parlamento e ai cittadini.
Analogamente, la Relazione sullo stato sanitario del Paese riporta dati aggiornati solo al quinquennio 2017–2021. L’informazione al Parlamento risulta, quindi, arretrata di circa tre anni, nonostante il documento sia cruciale per valutare l’attuazione del Piano Sanitario Nazionale, i risultati delle regioni e orientare le future politiche sanitarie.
La Relazione sulla legge 40/2004 relativa alla Procreazione Medicalmente Assistita, trasmessa a gennaio 2025, copre solo il 2022. Considerando che dal 1° gennaio 2025 la PMA è divenuta un diritto esigibile su tutto il territorio nazionale, si profila un ritardo di 2‑3 anni per avere evidenze sugli effetti delle nuove norme.
Riguardo alla medicina di genere, la relazione più recente (dicembre 2024) descrive i dati relativi al periodo 2020–2021, nonostante il piano approvato nel 2019 richiedesse aggiornamenti regolari.
La relazione sull’Intramoenia, cui si riferiscono dati del 2023 ed è stata pubblicata recentemente, sicuramente affronta temi cruciali come liste d’attesa, politiche del personale e rapporto istituzionale vs libero professionale. Tuttavia, non riflette ancora gli effetti delle misure messe in campo per contenere le liste d’attesa e si presenta come un’istantanea parziale, non integrata con la piattaforma ufficiale dedicata.
Secondo Tonino Aceti, presidente di Salutequità, “Se vogliamo garantire una legislazione che affronti, per tempo e bene, il diritto alla salute… è indispensabile poter contare sulla produzione e pubblicazione tempestiva di dati, informazioni ed evidenze.” Il ritardo non solo ostacola la qualità delle decisioni pubbliche — a partire dal nuovo Piano Sanitario Nazionale 2025–2027 e dalla Legge di Bilancio — ma mina anche il principio di accountability verso i cittadini.
L’analisi di Salutequità sottolinea come relazioni tempestive non siano meri adempimenti burocratici, ma strumenti strategici per evitare che le scelte siano dettate solo da mode o pressioni esterne. E proprio in vista degli appuntamenti istituzionali del secondo semestre 2025, recuperare tempestività ed evidenze diventa non soltanto auspicabile, ma essenziale.