Gentile Direttore,
qualche mese fa sono intervenuto su queste pagine per segnalare le preoccupazioni sull’andamento della spesa farmaceutica. Dopo l’ultimo monitoraggio Aifa mi vedo costretto a tornarci sopra. Più passano i mesi, più cresce l’allarme.
Il perché è abbastanza chiaro leggendo i numeri. Nel 2024 l’incremento della spesa farmaceutica è stato di 1,9 miliardi di euro, circa l’8,6% in più rispetto all’anno precedente.
La percentuale di crescita di tale voce di costo supera la percentuale di incremento del fondo sanitario. Ciò apre uno scenario potenzialmente dirompente, che purtroppo viene ignorato o sottovalutato.
Va poi considerata una quota rilevante di spesa non tracciata dal monitoraggio Aifa: quella sostenuta direttamente da strutture private convenzionate, al di fuori degli acquisti delle aziende sanitarie e dei centri regionali. I numeri reali sono dunque ancora più alti.
Ormai è evidente che il costo dei farmaci cresce a ritmi più sostenuti di quanto aumenti ogni anno il Fondo sanitario nazionale. Ed è un paradosso difficile da accettare.
Perché i farmaci, la ricerca, la scienza sono una conquista. Hanno migliorato la qualità della vita, aperto nuove possibilità di cura e rendono disponibili terapie che fino a ieri sembravano impensabili. Sono una risorsa straordinaria ma senza una regia pubblica, seria, sulla spesa, rischiano di diventare qualcosa di insostenibile per il nostro sistema sanitario con conseguenze che, alla fine, ricadranno sulle persone mettendo in discussione il principio universalistico dell’accesso alle cure.
È il momento di una strategia vera, è un passaggio che non si può più rimandare. Tutte le Regioni lo hanno chiesto più volte al Governo. Serve rivedere il Prontuario nazionale, promuovere davvero l’uso dei biosimilari, togliere i farmaci obsoleti, evitare sovrapposizioni, rendere i prezzi più uniformi. Invece, le scelte sembrano andare nella direzione opposta: a partire dalla riclassificazione delle gliptine e delle gliflozine.
Nei giorni scorsi abbiamo letto di un disegno di legge delega al Governo per la redazione di un Testo Unico della legislazione farmaceutica. Un’iniziativa che, per com’è stata annunciata, solleva grandi perplessità nel metodo e nel merito. Non c’è stata infatti alcuna forma di concertazione con le Regioni, che pure detengono competenze fondamentali in materia sanitaria: una scelta grave e inaccettabile. Dalle indiscrezioni, inoltre, sembra del tutto assente una visione complessiva improntata alla centralità dell’interesse pubblico, in grado di coniugare la tutela del diritto alla salute con la sostenibilità economica del sistema. E questo non fa che accrescere le preoccupazioni.
Già nel mio intervento precedente avevo parlato di come l’aumento della spesa farmaceutica, insieme al sottofinanziamento del Fondo, rischiasse di produrre una miscela esplosiva. Se non si cambia direzione, se non si rimette l’interesse pubblico al centro delle politiche di governo della spesa farmaceutica, il rischio che il diritto alla salute venga messo in discussione diventa sempre più concreto. Governo e Aifa devono darsi una mossa. Non è più rinviabile un confronto con le Regioni dal quale far scaturire interventi incisivi. Se non avverrà, si apriranno scenari di crisi di cui qualcuno dovrà assumersi la responsabilità.
Simone Bezzini
Assessore alla Sanità della Regione Toscana