Distretti, Case della Comunità, ecologia della salute mentale: l’occasione da non perdere per realizzare azioni efficaci

Distretti, Case della Comunità, ecologia della salute mentale: l’occasione da non perdere per realizzare azioni efficaci

Distretti, Case della Comunità, ecologia della salute mentale: l’occasione da non perdere per realizzare azioni efficaci
Il Piano è un’occasione per rilanciare un nuovo modello di salute mentale di comunità, fondata sull’integrazione, sulla prossimità, sulla partecipazione e sul paradigma dell’Ecologia della Salute, superando quindi una visione ancora specialistico-clinica della salute mentale

Il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale (PANSM) 2025–2030, pur riconoscendo in più punti l’importanza dell’assistenza distrettuale e territoriale integrata, rischia di mantenere un impianto fortemente centrato sul Dipartimento di Salute Mentale (DSM), con una visione ancora specialistico-clinica della salute mentale.

Il Centro Studi Nazionale di CARD – Confederazione delle Associazioni Regionali di Distretto, Società Scientifica delle Attività Territoriali – ritiene invece che questa sia un’occasione per rilanciare un nuovo modello di salute mentale: una salute mentale di comunità, fondata sull’integrazione, sulla prossimità, sulla partecipazione e sul paradigma dell’Ecologia della Salute.

Le Case della Comunità dei Distretti come infrastruttura trasformativa ad alto valore aggiunto per le azioni innovative per la salute mentale.

Piani e programmi di salute mentale per tutti non possono essere confinati all’interno di Dipartimenti Specialistici. Il tema della salute mentale coinvolge le organizzazioni deputate a realizzare l’assistenza territoriale, quindi distrettuale, anche in relazione all’esistenza dei LEA distrettuali.

Per questo i Distretti costituiscono i primi alleati e partner di lavoro dei DSM, ed in particolare oggi le Case della Comunità dei Distretti rappresentano l’occasione operativa per congiungere l’assistenza primaria a quella specialistica.

Le Case della Comunità dei Distretti sono pertanto i luoghi naturali dove questa visione può prendere forma. Esse non devono essere pensate solo come contenitori di servizi, ma come generatori di salute, spazi sociali capaci di integrare cure, prevenzione, ascolto e accompagnamento nei percorsi di vita delle persone.

Le Case della Comunità non possono essere neutre: o diventano motori di innovazione ecologica e integrata, o rischiano di riprodurre vecchi modelli, accentuando la frammentazione tra specialisti, servizi e bisogni reali.

Il ruolo del Distretto Il Distretto, come sede operativa dell’integrazione sociosanitaria e realizzatore della Primary Health Care (Assistenza primaria), è l’unico soggetto istituzionale in grado di orchestrare le funzioni delle Case della Comunità in modo coerente con gli obiettivi del PANSM.

Tutti i riferimenti presenti nel Piano – dalla salute mentale in gravidanza, ai Consultori, alla giustizia minorile, alla presa in carico della fragilità – richiedono una struttura territoriale regista specifica, capace di connettere assistenza generalista e specialistica, le micro-équipe, i professionisti del DSM, gli psicologi di primo livello, i servizi sociali e il terzo settore. Questa struttura è il Distretto.

Proposte per rafforzare l’asse Distretto–Casa della Comunità–Salute mentale

  1. Riconoscere il ruolo strategico delle Case della Comunità nei Distretti delle Comunità come presidi di salute mentale di prossimità, non solo per la diagnosi e cura, ma per la prevenzione, la promozione del benessere psichico e la costruzione di alleanze di cura con la comunità locale.
  2. Valorizzare la collocazione dei Consultori Familiari, dei servizi di psicologia di base, e delle équipe multiprofessionali all’interno delle Case della Comunità, collegate funzionalmente e gerarchicamente ai Distretti. In particolare:
    • i percorsi di sostegno alla genitorialità,
    • la salute mentale perinatale,
    • la salute mentale giovanile e delle famiglie,
    • i percorsi di reinserimento per detenuti e soggetti vulnerabili,

devono avere nella Casa della Comunità la loro sede operativa di riferimento e, più in generale, nei Distretti il luogo privilegiato di sviluppo di azioni innovative.

  1. Superare la visione parcellare degli interventi mono-professionali
  2. Superare la visione DSM-centrica del Piano, garantendo una presa in carico condivisa tra DSM e Distretto, con chiara responsabilità gestionale e programmatoria per il Distretto in merito alla prevenzione, ai percorsi intermedi, ai bisogni complessi multiprofessionali ed alle valutazioni multidisciplinari correlati.
  3. Integrare nel PANSM un riferimento esplicito alle Case della Comunità come luoghi privilegiati dove si attuano le azioni del Budget di Salute, si costruiscono i Piani Assistenziali Individualizzati, e si attivano i percorsi di case management con il coinvolgimento dei cittadini, dei servizi e delle reti sociali.
  4. Istituire Osservatori locali di salute mentale di comunità all’interno delle Case della Comunità, come strumenti permanenti di partecipazione attiva, valutazione, co-programmazione e accountability, secondo quanto già prospettato da CARD.
  5. Realizzare la formazione integrata per le équipe multiprofessionali delle Case della Comunità: ogni figura professionale – medico generalista e specialista, psicologo, assistente sociale, infermiere e infermiere di comunità, terapista della riabilitazione, educatore, peer supporter – deve essere formata a lavorare in equipe, con logiche di prossimità e cura relazionale. Il PANSM dovrebbe prevedere percorsi formativi congiunti su base distrettuale, a partire dalle Case della Comunità.
  6. Misurare gli esiti non solo in termini di processi e indicatori sanitari, ma anche in termini di qualità della vita, empowerment, inclusione sociale e capacità di risposta ecologica ai determinanti sociali del disagio.

Una prospettiva: l’Ecologia della Salute

CARD propone di adottare come cornice culturale e operativa il paradigma dell’Ecologia della Salute, che legge la salute mentale come risultato dell’interazione fra:

  • ambienti di vita (ecologia ambientale),
  • relazioni familiari (ecologia familiare),
  • coesione sociale (ecologia sociale),
  • partecipazione democratica (ecologia politica),
  • senso e significato esistenziale (ecologia spirituale),
  • sistemi di cura e prossimità (ecologia curativa)
  • approcci bio-psico-sociali ed azioni integrate (ecologia integrante).

Le Case della Comunità, se ben strutturate, possono diventare il Sistema vivente dell’Ecologia della Salute, capaci di tenere insieme queste sei dimensioni e generare benessere integrato.

Conclusione

Il PANSM 2025–2030 sarà efficace solo se saprà superare una visione specialistica e allargare le azioni per la salute mentale con baricentro sulle Case della Comunità, trasformandole da opportunità urbanistica a infrastruttura viva di salute mentale di comunità.

I Distretti, se riconosciuti come “regia integrante” e non semplici articolazioni gestionali-amministrative, possono garantire l’attuazione di percorsi personalizzati, intersettoriali, transmurali continuativi, a forte connotazione integrante (integrazione verticale, orizzontale, intersettoriale).

La salute mentale non può essere promossa e curata solo nei Dipartimenti di Salute Mentale, ma si coltiva nei territori. E i territori hanno bisogno di Case della Comunità che siano Case garanti della Cura a Casa, abitate da professionisti, cittadini e reti sociali in grado di pensare e agire salute come bene comune. Ogni territorio, con le sue specificità, richiede la presenza di organizzazioni distrettuali poste in grado di sviluppare le alleanze con i DSM per azioni coordinate di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione-inclusione.

CARD è pronta a collaborare attivamente per trasformare questa visione in realtà, attraverso ricerca, formazione, co-progettazione e condivisione di buone pratiche.

Paolo Da Col, Antonino Trimarchi
CARD Centro Studi

P. Da Col. A. Trimarchi

07 Agosto 2025

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