La sanità pubblica è nel pieno di un percorso di riorganizzazione e rafforzamento, ma resta sotto pressione per via di sfide demografiche, tecnologiche e contrattuali. I fondi del PNRR hanno rappresentato un’occasione storica, ma non saranno sufficienti da soli. Servono politiche di lungo periodo, capaci di rendere il settore sanitario più attrattivo per i giovani, più qualificato sul piano digitale e più efficace nella risposta ai bisogni dei cittadini. Così la Corte dei Conti, nella sua Relazione 2025 sul costo del lavoro pubblico, fotografa un settore sanitario in progressiva evoluzione ma ancora segnato da contraddizioni strutturali. Se da un lato crescono gli investimenti in formazione, digitalizzazione e nuove assunzioni, dall’altro pesano l’invecchiamento del personale e la carenza di competenze digitali. La sanità non fa eccezione, anzi: è proprio qui che si gioca una delle partite più delicate per la tenuta del sistema pubblico.
Personale in aumento, ma ancora anziano
Nel 2023 il personale del SSN è aumentato del 2,8%, da 688mila a 701mila, una crescita significativa se confrontata con il passato recente (tra il 2019 e il 2010 il saldo era negativo per 39 mila unità). Tuttavia, l’età media resta elevata, stabilizzata oltre i 50 anni, a conferma di un mancato ricambio generazionale che ha colpito duramente il comparto negli ultimi due decenni. La fascia di età tra i 55 e i 59 anni rappresenta ancora il 19% del totale, pur in lieve calo rispetto al 2022.
Secondo la Corte, “le assunzioni di personale avvenute nel corso del 2024 e in corso nel 2025 stanno iniziando a mitigare tali effetti”, ma serviranno anni per abbassare l’età media in modo significativo.
Il nodo della contrattazione collettiva e gli aumenti salariali
Nel triennio 2022-2024, la contrattazione collettiva ha garantito un incremento salariale medio del 6% (al momento è stata firmata solo la preintesa del Comparto Sanità), che ha permesso un lento ma continuo recupero del potere d’acquisto perso durante il decennio del blocco contrattuale.
La nuova Convenzione farmaceutica tra SSN e farmacie pubbliche e private, firmata nel 2025, rappresenta una svolta dopo più di vent’anni di proroghe: ridefinisce regole e modalità operative, con potenziali ricadute significative su distribuzione del farmaco e farmacie dei servizi.
Flessibilità e lavoro agile: la sfida dell’organizzazione
La Corte sottolinea anche l’importanza del lavoro a distanza nel settore pubblico, inclusa la sanità. Sebbene sperimentato con urgenza durante la pandemia, oggi è oggetto di disciplina organica. Se ben gestito, può aumentare l’efficienza, ridurre i costi e migliorare la qualità dei servizi, ma richiede “una valutazione attenta” da parte delle amministrazioni per evitare ricadute negative sull’operatività.
La possibilità di articolare la settimana lavorativa su quattro giorni, già prevista per alcune funzioni centrali, potrebbe rappresentare una novità anche per le strutture sanitarie, ma solo se compatibile con la continuità assistenziale.