Gentile Direttore,
è di tutti i giorni notizia di episodi di conflitti/aggressioni in pronto soccorso. Quando la notizia è ripetitiva significa che la notizia è sostenuta da una “logica di situazione”. E allora è opportuno considerare qual è “logica di situazione” che sostiene la notizia ripetitiva. La “logica di situazione” fa riferimento ad un atteggiamento viziato che ormai condiziona la realtà del sistema sanitario e comporta insoddisfazione per il risultato richiesto.
Ma quali sono i risultati che si criticano? Forse va considerato che al sistema sanitario nazionale vengono oggi poste due tipi di richieste:
1) richieste poste a strutture professionali alle quali si riconosce una capacità di risposta incontestabile non opinabile dal punto di vista del contenuto professionale;
2) richieste rivolte a servizi visti come mezzo per ottenere altri risultati ai quali non si riconosce dignità propria di credibilità professionale.
Nel primo caso la domanda assume le caratteristiche di scelta specifica da parte del paziente con riconoscimento di validità di risposta; tale richiesta è rivolta a strutture specialistiche accreditate professionalmente.
Nel secondo caso la domanda di prestazioni assume il carattere di utilizzo e viene rivolta a strutture che svolgono un’attività di accettazione spesso aspecifica e che in generale rientrano in quel settore della medicina appartenente all’ospedale-territorio.
Nell’uno e nell’altro caso le ricadute sulla responsabilità professionale del medico sono equivalenti come sono equivalenti le responsabilità sulle dinamiche di gestione del paziente sia dal punto di vista organizzativo che economico.
Chi lavora e vive la realtà sanitaria dell’ambiente che fa riferimento al mondo del pronto soccorso spesso si trova in difficoltà nello spiegare le dinamiche del sistema soprattutto nel momento in cui tali dinamiche vengono contestate.
Nel pronto soccorso, ma anche in tutto il sistema ospedale-territorio, questa difficoltà diventa sempre più evidente per richieste che esulano dalla logica professionale.
Tale situazione si traduce in richieste improprie, in attese che non considerano le priorità e in aspettative che non tengono conto del metodo con conseguenze sviluppo di conflitti.
Per risolvere il problema dei conflitti spesso si propongono soluzioni che prendono in considerazione un incremento quantitativo delle risorse al fine di aumentare l’indice di soddisfazione da parte dell’utenza.
Tali soluzioni, spesso difficili da realizzare, mirano ad un aumento della quantità di prestazioni accettate e processate (medicina di entrata), senza tener conto della qualità ottenuta (medicina di riuscita).
Il risultato è quello di un’accettazione allargata al fine di ridurre la componente ansiogena dell’utenza senza considerare la risposta professionale percepita dalla utenza stessa.
La soluzione viene proposta per l’effetto positivo sulla ricaduta politica.
Questo modello di “medicina di utilizzo”, che si è determinato, viene visto dall’utenza come via breve per ottenere prestazioni specifiche, offre anche lo spazio a categorie professionali che si pongono in alternativa alla figura medica, offre, inoltre, la possibilità al business di allargarsi in settori con proposte opinabili, per ultimo offre la possibilità ad organizzazioni private di svolgere attività nel sistema sanitario.
Nell’ambito di questo modello la vera aggressione che sta verificandosi nel sistema sanitario, è rappresentata da un’aggressione al ruolo professionale del medico.
L’aggressione viene esercitata prevalentemente negli ambienti dove questa eventualità è più frequente e si manifesta violando il ruolo medico.
La tendenza è quella di diluire il ruolo di riferimento della prestazione medica e utilizzarlo nell’ambito di una prestazione sanitaria.
Il coinvolgimento/utilizzo nella gestione di prestazioni spesso improprie rappresenta il presupposto per lo sviluppo di aggressioni che possono evolvere in situazioni difficili da gestire.
Un sistema di questo tipo non offre dei requisiti di attrattività per i medici soprattutto per i giovani che scelgono soluzioni di maggiori visibilità e dignità professionale.
La soluzione può essere solo in un recupero del ruolo professionale con conseguente recupero della percezione da parte dell’utenza e nel conseguente recupero di autorevolezza e immagine professionale adeguata al ruolo di responsabilità di chi gestisce la prestazione medica.
Marco Gaspari Pellei
Dirigente Medico di Pronto Soccorso Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena
Segretario federazione CIMO FESMED per Modena