La sanità è un tema molto impattante nella campagna elettorale, nel bilancio regionale e, soprattutto sulla vita dei cittadini ma anche sul personale medico e sanitario. Per questo Anaao Assomed Marche e Nursind hanno organizzato, oggi, un confronto tra i candidati a Presidente della Giunta, presenti Francesco Acquaroli (presidente uscente), Claudio Bolletta, Francesco Gerardi, Lidia Mangani, Beatrice Marinelli e Matteo Ricci, sul tema “Modelli organizzativi a confronto tra criticità e prospettive”, introdotto dai saluti di Aldo Salvi, di Fulvio Borromei, prresidente dell’Ordine dei Medici, di Giuseppino Conti, presidente di Opi Ancona; seguiti dalla relazione dei segretari, Matteo Rignanese per il Nursind e Daniele Fumelli di Anaao Assomed Marche.
L’intervento del prof. Mauro Silvestrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Univpm ha introdotto la tavola rotonda con i candidati alla presidenza della Regione Marche. Ciascuno ha avuto un tempo congruo per fare le riflessioni su alcuni punti, quesiti e suggestioni proposte dalle due sigle sindacali. Tra le questioni su cui la platea di medici ed infermieri chiedeva risposte c’era quella della mancanza di figure professionali per applicare gli atti aziendali, il piano di edilizia ospedaliera, la riduzione dei medici a gettone, i corsi di laurea privati nelle Marche, la questione dell’affollamento dei Pronto Soccorso, la medicina territoriale, le case di comunità, la valorizzazione del personale.
Francesco Acquaroli, come riferisce l’Ansa, ha rivendicato i risultati ottenuti in questi anni e ha attaccato le precedenti gestioni per il “definanziamento” della sanità e la “mancata programmazione”. Il suo principale avversario politico, l’eurodeputato del Pd candidato del centrosinistra, Matteo Ricci, ha rilanciato la necessità di “un nuovo patto sulla salute con i professionisti”, con l’intenzione di “andare a Roma a chiedere” di alzare al “7% del Pil la spesa sulla sanità”.
Il candidato di Democrazia sovrana e popolare (Dsp), Claudio Bolletta, ha ribadito la proposta di “nazionalizzare la sanità” e ha parlato dei medici gettonisti “come uno scandalo”. Lidia Mangani, candidata a presidente per il Partito comunista italiano (Pci), ha insistito sull’urgenza di sottrarre “risorse al riarmo” per garantire un maggiore “finanziamento della sanità pubblica”.
Francesco Gerardi, candidato a presidente per il partito Forza del popolo, ha affermato che è necessario “ripensare il sistema sanitario” rilanciando “la funzione del medico pubblico, per renderlo più attrattivo, lavorando sull’aumento degli stipendi” oltre a “mettere in rete gli specializzandi” per migliorare la sanità territoriale. La candidata a presidente del movimento Evoluzione della rivoluzione, Beatrice Marinelli, ha ribadito l’urgenza di “riaprire i 13 ospedali di base chiusi nel 2015 dalla giunta di centrosinistra e che quella di centrodestra aveva detto di riaprire ma non ha fatto”. “Le coperture ci sono – ha concluso – basterebbe eliminare gli sprechi delle politiche clientelari”.
“Tutti i candidati si sono detti a favore della sanità pubblica e del suo rilancio ma su come raggiungere l’obiettivo ciascuno ha offerto la sua visione”, spiegano i sindacati in una nota di fine incontro.
“Occorre tornare al rapporto medico paziente e fornire gli strumenti ai medici di base per diagnosi di primo livello e integrare cure con tecnologia e cure ospedaliere”, ha detto Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, a cui sono state affidate le conclusioni insieme a Salvatore Vaccaro, vicesegretario nazionale del Nursind.
“Quello che una volta era un sogno, un lavoro riconosciuto e valorizzato mentre oggi i sanitari sono soggetti alla temporizzazione delle cure, come se fossimo dei robot” – hanno detto. Tra i punti rimarcati la necessità di una sempre maggiore collaborazione tra professionisti a vantaggio del paziente, la valorizzazione di equipe multifunzionali tra le diverse professionalità sanitarie ma anche la lotta alle inefficienze operative, la burocrazia e la rigidità organizzativa, tempi decisionali dilatati, scarsa innovazione digitale, le resistenze al cambiamento che limitano l’adozione di nuovi modelli organizzativi e di tecnologie sanitarie”.
“Questa miscela – hanno denunciato i sindacati – sta progressivamente bloccando il Sistema Sanitario Nazionale e la sua operatività in una regione con nuovi bisogni di salute, con quasi 390mila gli over 65, e 675 ultracentenari. Il valore marchigiano dell’indice ” di vecchiaia” è superiore alla media nazionale, in aumento ogni anno”.