Gentile Direttore,
circa il 50% dei disturbi mentali esordisce prima dei 14 anni e, se non trattati adeguatamente, tende a persistere, con conseguenze negative sulla qualità e sull’aspettativa di vita.
Nel RP2022 dell’OMS “Transforming mental health for all”, viene fornita un’analisi degli interventi clinici, che devono andare oltre i trattamenti tradizionali, per promuovere e proteggere la salute mentale, attraverso sinergie multidisciplinari. Una prospettiva critica nei confronti della persistenza di ospedali e istituzionalizzazione, che consumano una frazione significativa del bilancio per la salute mentale, in favore dell’idea di “de-istituzionalizzare”, non solo come ristrutturazione delle istituzioni preposte verso una psichiatria di comunità, ma come trasformazione radicale del concetto “del prendersi cura” degli adolescenti fragili.
Gli adolescenti giungono sempre più precocemente ai servizi di salute mentale per disagi che coinvolgono la sofferenza dei corpi: autolesionismo, disturbi alimentari, ideazioni suicidarie, difficoltà nell’identità personale e sociale. Il corpo è l’attore principale che entra in scena dai primi momenti del lavoro clinico, chiede di essere visto e accolto, di potersi esprimere; ma, nonostante un’accresciuta consapevolezza sul disagio mentale giovanile, come professionisti non consideriamo mai modelli di intervento che lavorino in maniera prioritaria con il corpo, per trasformare il linguaggio «malato» in strumento comunicativo, che consenta di portare alla luce la precarietà esistenziale, generando input creativi.
Nella pratica clinica tradizionale, abbiamo a disposizione diverse opzioni terapeutiche: psicoterapiche, farmacologiche, psicosociali; si privilegia sempre l’uso del linguaggio, come via di accesso alla mente; il corpo viene lasciato da parte: seduto, sdraiato su un lettino, immobilizzato. L’impossibilità di agire rende il corpo nemico, l’energia inespressa genera implosione, viene a mancare la spinta vitale generata dalle esperienze, necessarie a costruire la propria esistenza. Partendo dal corpo si può invece sbloccare il pensiero, ed usare la consapevolezza acquisita per trasformare il pensiero in azioni, trovando un canale in cui indirizzare la potenza fisica e immaginifica che irrompe nelle ragazze/i.
Nasce da questi presupposti il Progetto Laboratoriale “Corpo a(L) Corpo”, rivolto ad adolescenti seguiti dalla NPI Policlinico Tor Vergata, diretta dal Prof. Luigi Mazzone, prodotto da Orbita |Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza diretto da Valentina Marini, condotto e ideato dal Collettivo “Balletto Civile”, con la direzione artistica della regista e coreografa Michela Lucenti, il coordinamento della performer/ dramaturg Emanuela Serra e la supervisione scientifica partecipata all’azione drammaturgica di un gruppo di assistenti medici in formazione, e il contributo di Progetto AITA e dell’Associazione Volontari PTV.
Il laboratorio periodico, il cui coordinamento organizzativo è affidato a Mariagiovanna Esposito, si svolge in uno spazio teatrale romano, “Spazio Rossellini”, in collaborazione con il circuito regionale A.T.C.L. nell’idea di “cura” al di fuori dai contesti ospedalieri.
In primo piano la “drammaturgia del corpo”, che in ambito clinico assume valenza di distruttività, mentre in ambito artistico rimanda alla bellezza, al senso di possibilità creativa dell’essere “umani”. Vogliamo aiutare i ragazzi/e a prendere consapevolezza del proprio spazio/corpo e del suo modo di muoversi nel mondo, indagare la relazione tra i corpi e comprendere l’attenzione nei confronti dell’altro corpo, sviluppare una concentrazione comune; promuovere la ricerca di qualità del proprio fare, fornire gli strumenti per stimolare creatività e per mettere in azione il pensiero critico, trovare affinità e valorizzare la diversità degli altri, sviluppare un tessuto sociale rispettoso, rafforzare l’aggregazione e la fiducia in sé stessi e nel gruppo, sviluppare una responsabilità singola attraverso un progetto di creazione drammaturgica e di allestimento teatrale per favorire la loro maturazione personale. Desideriamo promuovere un lavoro di squadra condiviso con artisti e operatori della salute mentale, su un piano di trasversalità “comunitaria”. L’intento è creare un terreno di confronto costruttivo, iniziando da uno studio sul corpo e sulla voce attraverso un lavoro di drammaturgia fisica guidata a partire da tematiche quotidiane e contemporanee, per far nascere un’azione comunitaria di performance/ spettacolo (prevista per il 29/11/2025).
Questa esperienza pilota, a nostra conoscenza unica al momento in Italia, è stata ripresa nella sua prima fase di svolgimento, dalla regista Sophie Chiarello, con l’intento di raccontare la complessa rete di dinamiche e relazioni che, a partire dai corpi, guidano una collettività che “cura e si-cura”, per sensibilizzare professionisti e opinione pubblica verso una trasformazione concreta del nostro approccio al tema della salute mentale.
Maria Cristina Porfirio
Medica specialista in neuropsichiatria infantile, PhD
Reparto di NPI Policlinico di Tor Vergata
Distretto 15, ASL RM1