Gentile Direttore,
è molto significativo osservare l’accostamento della parola “dignità” a quella di “sordità”, due termini che si integrano perfettamente in questo contesto storico. Lusinga molto l’interesse manifestato anche da colleghi di altre professioni sanitarie nei confronti della professione infermieristica. Di fronte a un declino, che per alcuni appare fisiologico mentre per chi opera quotidianamente risulta patologico, è indubbio che sia necessario del tempo per comprendere appieno la realtà. I dati disponibili sono inequivocabili e mostrano un trend costantemente negativo.
È superfluo deviare il dibattito verso argomentazioni non supportate dall’esperienza concreta sul campo. È unanimemente riconosciuto che la professione infermieristica stia progressivamente perdendo attrattività. I numerosi convegni e conferenze degli anni passati, volti a evidenziare le criticità emergenti, non hanno prodotto effetti positivi; al contrario, la situazione si è ulteriormente aggravata con l’introduzione della figura dell’assistente infermiere, la quale ha comportato un incremento delle responsabilità anziché un alleggerimento del carico per una categoria già sottoposta a notevoli pressioni quotidiane. Addirittura si cerca solo di far prevalere la fretta di far riprendere l’attività lavorativa, qualunque siano state le condizioni che ne hanno ostacolato lo svolgimento, anziché chiedere o sapere se le condizioni di salute sono ottimali. Questo è il livello di rispetto riservato a una professione di così grande importanza.
Anche per noi, ultimi rappresentanti della vecchia generazione, risulta sempre più difficile trovare motivazioni per incoraggiare questa professione, soprattutto considerando che anche noi stessi non viviamo più quello spirito armonioso di un tempo. Si percepisce ovunque una carenza di gratificazione; soprattutto in un momento storico difficile, con un’economia specialmente quella italiana caratterizzata da un rallentamento della crescita, legata all’inflazione, e a un’incertezza che fa paura, inutile minimizzare quando la realtà la sanno pure le mura degli ospedali.
Per rendere la professione infermieristica maggiormente attrattiva, è indispensabile adottare le seguenti misure:
â—� Incrementare la retribuzione, poiché i modesti aumenti salariali concessi periodicamente, spesso a seguito di lunghe vertenze, vengono rapidamente erosi dall’aumento del costo della vita, rendendo così il riconoscimento economico insufficiente. Tale situazione compromette ulteriormente la serenità familiare, in particolare per le infermiere madri che affrontano difficoltà economiche e problemi di conciliazione tra vita privata e lavoro. Si configura una vera e propria crisi silenziosa, aggravata dai costi degli alloggi per chi opera fuori regione; pertanto gli stipendi risultano inadeguati rispetto alla complessità e alle responsabilità connesse alla professione.
â—� Ridurre i carichi di lavoro attuali e i turni particolarmente gravosi, soprattutto in ambito ospedaliero, poiché rappresentano un fattore determinante nell’insorgenza di errori e nel manifestarsi di fenomeni di burnout.
â—� Offrire concrete opportunità di sviluppo professionale, iniziando dal riconoscimento delle progressioni orizzontali fino alla partecipazione attiva nella programmazione delle politiche sanitarie basate sulle competenze e sul bagaglio culturale acquisito. Inoltre, la gestione degli incarichi organizzativi e professionali è spesso limitata da vincoli normativi ed è riservata a pochi colleghi, nonostante alcuni abbiano conseguito titoli avanzati; è quindi necessario rimuovere tali restrizioni per valorizzare adeguatamente le competenze disponibili.
Auspicando un solido senso di responsabilità da parte delle istituzioni, affinché siano attente a queste tematiche fondamentali per la crescita futura della sanità italiana. È inutile soffermarsi sulle responsabilità passate; è necessario invece guardare avanti e colmare tempestivamente le carenze esistenti. Nonostante la mancanza di coesione all’interno della comunità infermieristica, investire nel personale rappresenta una strategia essenziale per garantire il ricambio generazionale e aumentare l’attrattività del settore, adottando approcci eticamente e moralmente corretti. In caso contrario, si rischia di compromettere gravemente il sistema sanitario pubblico.
Emilio Cariati
Infermiere