Gentile Direttore,
c’è un senatore che, in questi giorni, ha espresso una singolare opinione sulla nostra situazione lavorativa di medici di base, secondo la sua illuminata opinione, molti di noi vorrebbero riconosciuto il ruolo di dipendenti pubblici, non per migliorare il servizio offerto ai pazienti ma solo per usufruire di tutti i vantaggi della dipendenza: ferie, malattia, congedi. Per il senatore, queste opportunità sarebbero un lusso appetitoso e non le regole di una normale tutela del lavoro a cui tutti i lavoratori avrebbero diritto, come sancito anche dalla nostra Costituzione. La stessa Costituzione sancisce il libero pensiero e la libertà di espressione, anche del senatore in questione. Ma mi sovviene il fondato sospetto che, da cittadino, sto pagando le tasse per consentire a qualcuno, in sede istituzionale, di dire enormi corbellerie. Quindi, sono un cretino: sto pagando la stupidità.
Sempre rimanendo nel campo della cretineria gratuita, racconto due episodi della mia vita privata e professionale per rimarcare il concetto: 14 dicembre 2011, dopo un affollatissimo ambulatorio del mattino, alle ore 12 percorro con la mia macchina la strada che mi porta all’abitazione di un paziente per una visita domiciliare. Stanchissimo, non vedo una macchina che procedeva in senso contrario, inevitabile l’impatto. Risultato: macchina distrutta, trauma cranico commotivo, frattura del naso, due costole e frattura della rotula sx.
In osservazione in Pronto Soccorso, presso l’Ospedale di Pieve di Cadore, in serata firmo per autodimettermi, fortunatamente (si fa per dire) era un giovedì e nel pomeriggio non avevo ambulatorio, ma il giorno dopo alle ore 9 ero in ambulatorio, e con una macchina in prestito mi sono recato dal paziente che non avevo visto il giorno prima a causa dell’incidente. Invio il paziente in Pronto Soccorso a Pieve, poiché in severo deficit respiratorio e il collega del Pronto Soccorso ha commentato: “Non può essere il suo medico a inviarla qui. Ieri ha avuto un incidente, si sta sbagliando…”. Il paziente non sbagliava: ero io a casa sua, con bastone, naso bendato e un corsetto per le costole rotte.
Noi medici di base, non abbiamo la tutela Inail, anche se il mio sarebbe stato un incidente sul lavoro. Un lusso, secondo il senatore. Sempre a mie spese, ho dovuto rottamare la macchina dell’incidente e comprarne una nuova, anche questo un lusso per il solito senatore.
Anni dopo, mi sveglio alle cinque del mattino in preda ad una colica renale. Due dolori: uno per la colica, l’altro al pensiero dell’ambulatorio che avrei dovuto aprire alle otto: “Se non risolvo la colica, chi prenderà il mio posto?”. Trovare un sostituto in poche ore è impossibile e se non apro, rischio il reato di interruzione di pubblico servizio, ma questo, l’illuminato senatore non lo sa, evidentemente. Chiamo mio figlio, per farmi portare in Pronto Soccorso, ma prima decido di provare a fermare il dolore con i farmaci. Le provo tutte, male che vada, muoio, così avrò una buona scusa per non aprire l’ambulatorio. Tra l’altro, il funerale è a mie spese.
Sulla strada per l’Ospedale, a metà percorso, come per incanto, la colica cessa, dico a mio figlio di fare inversione e riportarmi a casa. Giusto in tempo per l’ambulatorio. Seduto al mio posto, ho acceso il computer ma non ricordo nulla, dal report scopro che quella mattina ho fatto 38 visite, di cui non ricordo assolutamente nulla. In un mondo normale e con senatori normali, sarei stato ricoverato in osservazione, e non a lavoro ad occuparmi della salute altrui, con la mia molto precaria. Ma si sa, la salute è un lusso e non un diritto per i lavoratori. Questo secondo la disinvolta opinione di chi viene pagato per pensare in modo saggio.
Il ruolo del medico di base rimane un lavoro “parasubordinato” come dicono i campioni della dialettica: tradotto in parole povere per comuni mortali: abbiamo tutti i doveri di un dipendente pubblico ma nessuna tutela come liberi professionisti, abbastanza professionisti e poco liberi. Spero che il senatore rinsavisca e recuperi una buona salute mentale a spese dello Stato, come è giusto. Perché non perda la propria libera e costituzionale possibilità di dire corbellerie. A spese dello Stato.
Enzo Bozza
Medico MMG a Vodo e Borca di Cadore (BL)